Sembra una tranquilla giornata di relax, una di quelle in cui non può succedere niente di brutto. Una bambina gioca nei boschi con il papà, mentre stanno andando a funghi. Eppure, proprio durante quella giornata, succede qualcosa che cambia per sempre la vita di quella bambina, e non solo. Nella recensione de L'uomo sulla strada, al cinema il 7 dicembre distribuito da Eagle Pictures, dopo essere stato presentato con successo in anteprima nella sezione Panorama Italia di Alice nella Città, vi racconteremo un film molto particolare, intrigante nelle atmosfere come nei suoi attori. I protagonisti sono Lorenzo Richelmy (Il talento del Calabrone, La ragazza nella nebbia, Marco Polo) e Aurora Giovinazzo (Anni da cane, Freaks Out), due attori italiani in un film che di italiano non ha molto. Non è un caso. L'uomo sulla strada è l'opera prima di Gianluca Mangiasciutti, che è stato assistente alla regia in alcuni grandi progetti internazionali (tra cui Mission: Impossible III), mentre il soggetto si è aggiudicato il Premio Solinas - Storie per il cinema. L'uomo sulla strada è un thriller dell'anima intrigante, non sempre solido, con momenti più prevedibili e altri meno. Non sembra un film italiano, e questo è un complimento.
Il volto dell'assassino
Irene (Aurora Giovinazzo) ha 8 anni quando assiste alla morte del padre per mano di un pirata della strada. Da allora, vive con il senso di colpa per non riuscire a ricordare il volto dell'assassino. La ritroviamo 10 anni dopo l'accaduto, adolescente ribelle e introversa con l'unica ossessione di farsi giustizia. Abbandona la scuola e il nuoto e trova lavoro nella fabbrica di proprietà del glaciale e affascinante Michele (Lorenzo Richelmy).
Aurora Giovinazzo, una grazia scontrosa
Aurora Giovinazzo ha una sorta di grazie scontrosa. Ha sempre quel "musino" dolce, che ce l'ha fatta conoscere, ma il suo viso ha anche dei tratti spigolosi. È allo stesso tempo fine, raffinata, e selvaggia. Ha quella dolcezza che si può tramutare in aggressività, quella di un cucciolo ferito che è costretto a tirare fuori gli artigli per difendersi. Se ricordate l'attrice, già bravissima, in Freaks Out e in Anni da cane, non potrete non notare la crescita impressionante che ha avuto per questo ruolo. Un ruolo che le richiede molto, anche recitare tantissimo con il corpo. La sua natura di sportiva l'aiuta molto nel ruolo di una nuotatrice, ma il suo impegno, qui, va oltre. Ed è encomiabile. Possiamo già dire, per citare il film, che le sue sono "le spalle più belle del cinema italiano". E non solo.
Lorenzo Richelmy, se fosse americano...
L'altro lato della medaglia è Lorenzo Richelmy, anche lui due persone in uno. Il presente è un uomo controllato, taciturno, anche troppo: i capelli ben pettinati, la barba ben curata. Il passato è un ragazzo sfrontato, con i capelli biondo platino, un giovane che ama i rave e l'alcol, che vediamo incontrare, e sedurre, una ragazza molto bella. Richelmy è uno di quegli attori che in America lavorerebbero tantissimo: ha, nel suo sguardo, quel seme di follia che è tipico dei grandi, alla Edward Norton (passateci il paragone, ovviamente con le debite proporzioni). Qui è perfetto per raccontare un uomo scisso, diviso in due. E quella ragazza bellissima è Astrid Casali, vista in America Latina, e qui ancora diversa, affascinante, maliziosa e misteriosa. Anche per lei è una grande prova.
Tu vuoi l'America
A proposito di America. Ce n'è molta nel film di Mangiasciutti, dalla storia per arrivare agli scenari. Partiamo da questi. Guardate quelle scene nel fast food, e a come l'ambiente, arredato ad arte, è ammantato da quella luce artificiale, "tangente", tipica di certi film americani degli anni Ottanta, alla Ridley Scott o alla Adrian Lyne. E guardate anche quel pub con il toro meccanico, e diteci se non sembrano usciti da un film americano. In fondo, come accadeva nel film Texas di Fausto Paravidino, la provincia italiana dove è ambientato il film potrebbe essere un luogo qualsiasi, in America, come in qualunque altro posto del mondo, piena, com'è di non luoghi.
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Due destini che si uniscono
Ed è americano, in fondo, anche il tipo di film che state vedendo. È uno di quei film che giocano con l'incrociarsi dei destini, come alcuni film di Paul Haggis, di Arriaga/Inarritu, o come Bounce. E qui sta il fascino del film. è una storia di rimpianti e di motivazioni, di passato e di futuro, di detto e di non detto. Roberto Proia, di Eagle Pictures, l'ha fatto di nuovo: ha preso ancora una volta (dopo Sul più bello e Backstage), un cinema che in Italia non si fa e ha provato a portarlo da noi. Sta davvero provando a cambiare il cinema italiano.
Thriller dell'anima
L'uomo sulla strada, rispetto ai modelli di cui sopra, ha gli spunti e le idee, ma forse non una sceneggiatura abbastanza forte, a prova di bomba come quelle dei nomi citati. È un film che ha forse il suo difetto più grande nella soluzione troppo intelligibile: ma questo dipende da come vogliamo vederlo. Se lo vediamo come un thriller questo problema c'è. Se lo vogliamo vedere come un thriller dell'anima, un film drammatico, in fondo questo problema è meno importante. Perché è un romanzo di crescita, se non proprio di formazione, e quindi, più che capire da dove vengono i personaggi, ci interessa capire dove vanno.
Conclusioni
Come vi abbiamo raccontato nella recensione de L'uomo sulla strada, è un thriller dell'anima intrigante, non sempre solido, con momenti più prevedibili e altri meno. Non sembra un film italiano, e questo è un complimento.
Perché ci piace
- La scelta di fare un thriller dell'anima poco "italiano" e vicino alle atmosfere di certi film americani.
- Spesso è americana anche la confezione, con ambienti e luci tipiche di quel cinema.
- Gli attori, Aurora Giovinazzo, Lorenzo Richelmy e Astrid Casali, sono bravissimi.
Cosa non va
- La sceneggiatura, pur partendo da uno spunto interessante, ci pare poco solida, nel complesso.
- Una trama troppo intelligibile, con la chiave svelata troppo presto potrebbe essere un difetto se lo consideriamo un thriller puro e non un film drammatico.