Luke Cage è un uomo dai grandi poteri, ma dalle responsabilità ancora tutte da decifrare. Abbiamo già avuto modo di conoscere l'iterazione televisiva (e potenzialmente cinematografica) del personaggio Marvel Comics in Jessica Jones (serie TV Marvel/Netflix che rappresenta di per sé una piccola gemma, forse non apprezzata a dovere da tanti) e adesso, con la prima stagione di Luke Cage oramai prossima a fare il suo esordio, siamo pronti a conoscere meglio colui che è uno dei personaggi afro-americani dei comics più noti, e sicuramente il primo "supereroe nero" ad aver avuto una sua serie a fumetti personale.
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Un uomo in fuga da se stesso
A oggi, sappiamo ancora poco sul conto di Cage, ma le informazioni che abbiamo potuto carpire su di lui sono sicuramente sufficienti a stilarne un iniziale profilo. Luke è un uomo che ha paura, un uomo in fuga da tutto e tutti (forse persino da se stesso): nel suo passato ci sono tragedia e dolore, a partire dalla morte di sua moglie Reva, sino ai suoi guai con la giustizia e a un misterioso esperimento che lo ha trasformato in un metaumano la cui singolarità consiste nell'avere una pelle indistruttibile, in grado di resistere a traumi, proiettili e persino alla notevole potenza distruttiva di un incendio.
Come ogni uomo che ha paura, Cage si nasconde, nel quartiere newyorchese di Harlem, vivendo una vita silenziosa e modesta, la cui quotidianità era contraddistinta dalla ciclica monotonia della gestione del suo bar e da relazioni sentimentali instabili e occasionali; di certo non un'esistenza invidiabile, anche e soprattutto considerando la portata dei suoi poteri e quello che un uomo con una meno precisa bussola morale avrebbe potuto fare con questi. A seguito degli eventi della suddetta serie TV, abbiamo visto come Luke abbia perso anche quelle poche certezze sulle quali fondava la sua vita, a partire dalla distruzione del suo locale, sino alla manipolazione mentale subita per mano (o meglio "per voce") di Kilgrave, cosa che gli ha fatto scoprire che anche un uomo potenzialmente indistruttibile può essere vulnerabile e manipolabile.
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Un eroe per i neri d'America
L'aspetto del personaggio che oggi forse risulta preponderante è però quello di essere un individuo di etnia afro-americana (con superpoteri) che vive nel quartiere nero per eccellenza d'America (Harlem) in un periodo storico come quello attuale, con gli USA nel bel mezzo di oramai cicliche escalation di odio e violenza, che vedono troppo spesso persone di colore subire abusi di potere da parte delle forze dell'ordine (e non solo). L'importanza di un individuo che possa avere il potere e la volontà di ergersi in difesa della sua gente assume dunque una valenza e un'attualità incredibili nella società odierna, conferendo a Luke Cage la potenzialità di divenire una sorta di "Capitan America di Harlem" e dei neri in generale.
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No all'"effetto noce di cocco"
Per comprendere a pieno il ruolo che Cage potrebbe avere nelle dinamiche dell'Universo Cinematografico Marvel (e non solo) bisogna come sempre guardare alla Storia, sempre foriera d'insegnamenti. Nel caso specifico di questo personaggio, inoltre, è sorprendente e quasi paradossale rilevare come il contesto socio-politico che portò alla sua creazione sia simile, se non speculare, a quello dei nostri giorni. Luke Cage fu creato da Archie Goodwin, John Romita Sr. e George Tuska nel 1972, apparendo per la prima volta sulle pagine di Luke Cage, Hero for Hire #1. Era l'America post-Martin Luther King e Malcolm X, l'America dei film di genere Blaxploitation, l'America dove i neri si erano alzati in piedi e avevano fatto sentire la loro voce, emancipandosi maggiormente e considerevolmente rispetto al passato. La Marvel pensò dunque che era giunto il momento di dar vita a un personaggio che potesse incontrare i gusti e l'interesse di giovani lettori afro-americani, i quali avrebbero finalmente potuto avere un supereroe nel quale potenzialmente riconoscersi. Inoltre, la Casa delle Idee aveva da poco imparato una dura lezione al riguardo, con la creazione solo pochi anni prima (era il 1966) del primo supereroe nero della casa editrice: Pantera Nera.
Ciò di cui però la Marvel non aveva tenuto conto era l'"effetto noce di cocco", come alcuni sono soliti ricordare la causa della disaffezione progressiva dei lettori neri nei confronti di T'Challa: un supereroe sì di colore, ma anche leader di uno stato africano iper-tecnologico, di nobile stirpe e detentore persino del potere spirituale della sua nazione e, soprattutto, pieno di soldi. Come avrebbe potuto un ragazzino cresciuto tra le strade di Harlem con le scarpe rotte e i pantaloni bucati riconoscersi in un personaggio come Pantera Nera, giudicato "nero fuori, ma bianco dentro"?
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Emanciparsi dal ghetto
Ecco quindi nascere Luke Cage, eroe del ghetto, del quartiere, della strada, memore e orgoglioso delle sue origini, con un passato fatto di errori (anche criminali) ma desideroso di riscatto, sia in termini sociali che di profitto personale: uno dei primi tratti contraddistintivi di Cage è infatti quello di essere un "hero for hire", ossia un eroe a pagamento, un mercenario disposto a mettere a disposizione i suoi unici poteri dietro lauto compenso, ma mosso anche da un proprio codice etico oltre che da una coscienza che diviene sempre più imperante (anche grazie all'amicizia con Danny Rand alias Iron Fist) e che molto spesso lo porta ad aiutare chi ha davvero bisogno, piuttosto che i suoi stessi clienti.
Sebbene appena accennate, abbiamo già visto tutte queste potenzialità nel personaggio interpretato (molto bene) da Mike Colter, eccezion fatta proprio per la componente "hero for hire", che probabilmente i creatori della serie televisiva hanno scelto deliberatamente (e giustamente, a nostro giudizio) di ignorare: oggettivamente, dal punto di vista etico, il Luke Cage televisivo ci sembra già un passo più avanti rispetto alla sua controparte a fumetti degli esordi e quindi un personaggio più adulto, maturo ma anche drammatico e pieno di conflitti interiori.
Tutti hanno una pistola e non tutti un padre
Cosa è lecito attendersi, dunque, dalla prima stagione della serie Luke Cage? Sicuramente uno show dal contenuto denso e attuale, che dia molto spazio all'aspetto sociale, politico ed economico della comunità afro-americana degli USA. È realistico postulare che l'Harlem dell'Universo Cinematografico Marvel possa divenire metafora di ogni realtà periferica d'America, di quella suburbia nella quale i ragazzi neri crescono senza avere un vero posto nel mondo o prospettive, senza figure di riferimento familiari e istituzionali: una terra di nessuno nella quale "tutti hanno una pistola e non tutti un padre", dove è facile cadere in tentazione e prendere scorciatoie per dare una svolta alla propria vita, anche a costo di sporcarsi le mani, molto, troppo spesso di sangue. Una realtà dove si vive alla giornata, dove oggi ci sei e domani chissà, cosa che rende quasi legittimo il prendere tutto quello che hai a portata finché hai la possibilità di farlo, dato che coloro che sulla carta ti rappresentano sono probabilmente i primi ad averlo fatto prima di te.
Il cammino dell'eroe
Quale sarà quindi il ruolo del protagonista in un contesto così drammatico e purtroppo realistico? La gente di Harlem avrà dannatamente bisogno di qualcuno che abbia la possibilità di ergersi in propria difesa, che possa prendere coscienza e coraggio, smettendo così di fuggire e nascondersi, riuscendo a trovare il proprio posto dopo tanto vagabondare e magari anche finalmente quella pace interiore che sembra essere ciò che a Luke Cage manca davvero. Un uomo indistruttibile all'apparenza ma pieno di crepe interiori, non visibili dall'esterno, un individuo che per essere davvero integro dovrà fare una scelta, giungendo alla destinazione di quel sentiero dell'eroe che Joseph Campbell ha così meravigliosamente descritto nel suo saggio L'eroe dai mille volti. Perché se è vero che a volte si diventa eroi per necessità, di certo lo si diventa sempre per scelta.