Correva l'anno 2016, e su Fox debuttava un serial poliziesco dalle tinte paranormali, come da tradizione dei network all'epoca. E ora, cinque anni dopo, con la recensione di Lucifer 6, ci congediamo dalle avventure del diavolo prestatosi alla consulenza per le forze dell'ordine, avventure che col passare del tempo, complice il passaggio da Fox a Netflix, si sono fatte sempre più bibliche, aderendo maggiormente - ma sempre con una non indifferente dose di licenza creativa - al canovaccio fumettistico di Neil Gaiman che si basava sulla caratterizzazione del signore dell'Inferno immaginata dal poeta inglese John Milton. È un viaggio che doveva concludersi già con la quinta stagione, con questi ultimi dieci episodi a fare da curiosa, appassionante postilla. N.B. La recensione, senza spoiler, si basa sulla visione in anteprima della stagione completa.
L'attesa del trono
La quinta annata di Lucifer si era conclusa con lo scontro epocale tra il protagonista e il gemello Michael, al termine del quale l'angelo caduto veniva dichiarato legittimo successore di Dio, andato in pensione in una dimensione parallela irraggiungibile. Da allora è passato un po' di tempo, e il signor Morningstar si prepara a lasciare per sempre Los Angeles, anche se non ha fretta: si diverte ancora a stare il più possibile con l'amata Chloe, attualmente dotata di superforza (e quindi predisposta a prodezze erotiche prima impossibili), continua a interagire con la polizia e ogni tanto scende all'Inferno per rassicurare Dan, impossibilitato a tornare sulla Terra o ascendere al Paradiso perché non ha risolto i problemi legati ai sensi di colpa. Ma questo tergiversare potrebbe avere delle conseguenze: Ella nota dei fenomeni che fanno pensare all'imminente fine del mondo, e poi c'è un misterioso angelo che ce l'ha con Lucifer, affermando di essere sua figlia. Cosa teoricamente impossibile, dato che gli angeli non possono procreare (con l'eccezione di Amenadiel che è stato al centro di circostanze eccezionali), ma questa svolta potrebbe dare il via a una nuova, ultima sfida per il signore delle tenebre.
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Goodbye, Mr. Morningstar
A suo modo era già perfetta la fine della stagione precedente, con l'epocale battuta "Oh, my... me" e l'evoluzione più inattesa per un protagonista che all'inizio della serie non ne voleva proprio sapere di questioni divine e celestiali. Ed è difficile non pensare a questi dieci episodi aggiuntivi come a una postilla, qualcosa di assolutamente non previsto nei piani originali degli autori (il rinnovo è arrivato quando mancava da girare solo parte del finale, le cui riprese erano state interrotte dalla pandemia). Eppure, c'è qualcosa di perfettamente coerente in questa breve prosecuzione che approfondisce quel colpo di scena inatteso con considerazioni molto logiche - per quale motivo, passato l'entusiasmo iniziale, Lucifer morirebbe dalla voglia di occupare il trono in Paradiso? È anche la scusa perfetta per sbizzarrirsi un'ultima volta con trovate stilistiche e tematiche interessanti, dall'intermezzo animato in stile Hanna-Barbera in un episodio che si ricollega al pilot (esilarante quando il diavolo scopre di essere privo di genitali in forma bidimensionale) al rapporto tra Mazikeen ed Eva che si complica quando torna in scena Adamo (sì, quell'Adamo), reinterpretato come primo emblema della mascolinità tossica.
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Ma soprattutto è l'occasione ideale per passare ancora un po' di tempo con i personaggi principali, e in particolare con Lucifer e Chloe, il cui rapporto è sempre stato l'elemento più forte della serie, anche nella fase iniziale dove il tutto era sottoposto alle logiche dei programmi procedurali (e non a caso il titolo del gran finale rimanda esplicitamente alla loro complicità). Un rapporto che seguiva le logiche della serialità classica (il cosiddetto will they/won't they) ma con un ironico sorriso sulle labbra, contrapponendo la cinica razionalità della poliziotta all'allegro ed edonistico egocentrismo dell'angelo caduto. L'ideale, difatti, una volta visionati questi nuovi episodi, è tornare indietro, all'inizio dello show, e rivedere tutto, per apprezzare nuovamente il lavoro fatto sulla loro relazione, costante di qualità all'interno di un meccanismo seriale che, nel passaggio dalla televisione lineare allo streaming, ha trovato la giusta dimensione in cui esistere. Una dimensione biblica e allo stesso tempo molto umana, che con humour e intelligenza ha saputo rendere ancora più carismatico del solito l'archetipo del diavolo.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Lucifer 6, la stagione conclusiva del serial Fox passato a Netflix. Dopo il colpo di scena divino dell'annata precedente, la serie ci dà l'addio definitivo con intelligenza, humour e pathos, ricordandoci ancora una volta come la componente centrale fosse il bellissimo rapporto "umano" tra i due protagonisti.
Perché ci piace
- Le trovate stilistiche rimangono esilaranti e spettacolari.
- I colpi di scena si susseguono con intelligenza e precisione.
- Il gran finale non delude le aspettative.
Cosa non va
- Ci dispiacerà non ritrovare Lucifer, Chloe e gli altri negli anni a venire.