Lucca Comics & Games: alla scoperta delle Fantasticherie di un passeggiatore solitario

Il grande evento lucchese ha ospitato una master class dedicata all'opera prima di Paolo Gaudio. Un film sperimentale e coraggioso che vuole esplorare con originalità nuove sfumature del fantastico.

Presentarsi al Lucca Comics & Games e sentirsi a casa. Perché quest'anno, tra albi fumettistici, supereroi di carta e pellicola, giochi da tavolo e blockbuster cinematografici di ogni genere, c'è un filo conduttore ben definito: il viaggio. Viaggio inteso come avventura, come esplorazione , come spinta curiosa verso l'ignoto. Tutti temi che sembrano fondersi e abbracciarsi nel primo film di Paolo Gaudio, regista esordiente, padre di un film apparentemente anarchico nel suo bisogno di essere qualcosa di curioso e inedito all'interno del cinema italiano.

Fantasticherie di un passeggiatore solitario: una scena del film
Fantasticherie di un passeggiatore solitario: una scena del film

Un film fantasy girato con tecniche miste, scisso tra la stop motion e riprese live action. Insomma, non proprio qualcosa di comune in un panorama nostrano allergico a certi generi e certe tecniche. Classe '81, calabrese di nascita e romano di formazione, Gaudio ha incontrato il pubblico del Lucca Comics & Games presentando trailer e clip esclusive del suo Fantasticherie di un passeggiatore solitario. Un titolo che richiama subito una delle tante passioni del regista, laureato in Filosofia, ovvero un'opera incompiuta di Jean-Jacques Rousseau, dedicata a profonde riflessioni esistenziali sul pensiero dell'uomo. Perché passeggiare da soli significa avere il tempo di pensare e quindi di approfondire la conoscenza di sé. E come tra le pagine del filosofo ginevrino, anche qui i passi dei tre protagonisti portano a camminare verso un'avventura ma anche dentro le loro anime. Composto da tre linee narrative che si intrecciano e sovrappongono, Fantasticherie di un passeggiatore solitario segue la storia di Theo, un ragazzo che ritrova un antico manoscritto dedicato a delle fantasticherie magiche. Il giovane viene rapito dalla "Fantasticheria 23", in grado di rimettere a posto ogni errore commesso in passato. Il film andrà così alla scoperta dell'autore del libro (Renou), un solitario poeta ottocentesco e del protagonista del tomo stesso, un bambino sperduto in un bosco inquietante. Tre vite, tre racconti, tre modi diversi di perdersi nei meandri del fantastico.

Dentro una scatola magica

Fantasticherie di un passeggiatore solitario:: uno dei personaggi del film
Fantasticherie di un passeggiatore solitario:: uno dei personaggi del film

Le clip presentate in fiera mostrano subito il lato fortemente sperimentale e personale di un giovane autore che ha riversato nella sua pellicola d'esordio tante passioni e qualche piccola ossessione. Un progetto che nasce da un assillo creativo tartassante e da un costante senso di fallimento vissuto in prima persona da Gaudio che ha poi dichiarato: "Questo film nasce da un grande tonfo, da un progetto nato e mai arrivato a compimento. Si trattava di un cortometraggio fantasy di 12 minuti mai portato a termine. Le riprese furono un'esperienza indimenticabile e positiva, mentre la post-produzione un disastro tremendo. Ma paradossalmente questo fallimento mi ha spinto a produrre un lungometraggio". Un'opera originale e sfrontata che nasce da una serie di riferimenti cinematografici ben precisi, accomunati da uno stile visionario, proteso verso i mondi del fantastico. Gaudio ha aggiunto: "Prima che un amante del cinema, sono stato un appassionato di effetti speciali. Il comparto estetico ha sempre esercitato un grande fascino su di me, ed è per questo che adoro registi come Burton, Gilliam, Zemeckis e Carpenter. Le loro visioni mi hanno infettato, per questo cerco di rifare quello che hanno fatto loro, solo in maniera più naïf". Quello che colpisce, oltre all'influenza palese nel character design di film come Nightmare Before Christmas e La sposa cadavere, è soprattutto la scelta di gestire tre storie mai davvero parallele, in cui le due parti girate live action sono unite da quella in stop motion che "funge da cerniera" e raccordo. "Fantasticherie di un passeggiatore solitario è un film in cui la fantasia non è altro che una lente da cui guardare l'animo umano; un'opera complessa e tutt'altro che canonica. La scrittura è decostruita, con un intreccio circolare. La cosa a cui ho tenuto di più è stato il recupero di cinema antico, artigianale prima che artistico, quasi simile a quello delle scatole magiche create prima del cinema stesso. Ho inteso la lavorazione del film come un grande laboratorio creativo, utilizzando sfondi pittorici e una stop motion retrò solo con la plastilina, senza fare uso di anime metalliche o altre strutture nei personaggi". Struttura: una parola che non si sposa affatto con un film che appare svincolato dalle regole rigide, dai canoni fissi, creato grazie ad profondo desiderio di evasione.

Diversamente fantasy

Fantasticherie di un passeggiatore solitario: una scena della pellicola
Fantasticherie di un passeggiatore solitario: una scena della pellicola

Una pellicola simile offre anche spunti per sondare quale sfumatura di fantasy sia stata adottata; un genere che si presta a tante interpretazioni e molte declinazioni. "Io sono figlio della fantasia degli anni Ottanta, dove la mappa del tesoro si trovava nella soffitta impolverata e la macchina nel tempo era nascosta in garage. Il fantasy ha dei punti fissi che il mio film rispetta. Ad esempio c'è un prescelto che attraverso il ritrovamento di un libro deve portare a termine un'avventura. Il tema del viaggio è presente in parte come effettivo spostamento, ma soprattutto come disamina introspettiva dell'interno dei personaggi. Ed è qui che arriva una sfumatura forse originale, perché l'eroe guarda in faccia il fallimento, si confronta con il senso di colpa e implode più che essere rappresentato come un vincente nella sua impresa". Girato dopo nove mesi dedicati all'animazione e cinque alle riprese, Fantasticherie di un passeggiatore solitario nasce da "una sbornia di ego" di Gaudio. La sua ansia creativa e la sua invadenza personale hanno manipolato plastilina e narrazione, per un'avventura insolita, diversamente poetica e "non allineata" che scopriremo al cinema il prossimo 19 novembre. Perché nel cinema indipendente il coraggio e la curiosità del nuovo non dovrebbero appartenere solo agli autori, ma anche a tutti noi.