Sono passati dodici anni, ma Il commissario Montalbano, la fiction Rai tratta dall'omonima collana di romanzi gialli di Andrea Camilleri, sembra non sentire affatto il peso del tempo anzi sembra giovare delle evoluzioni psicologiche e sentimentali del suo protagonista e ancor di più dell'estro del suo storico autore. Si tratta de Il campo del vasaio, La danza del gabbiano, La caccia al tesoro e L'età del dubbio (editi da Sellerio Editore), questi i titoli dei quattro romanzi di Andrea Camilleri trasposti sul piccolo schermo con maestria di nuovo da Alberto Sironi che in questi nuovi episodi punta molto di più sulla psicologia del personaggio di Salvo Montalbano presentandoci per la prima volta sullo schermo anche le immagini degli incubi del commissario, quelli scatenati da una storia d'amore incompiuta, da premonizioni, da desideri e paure ancestrali. Ma sono il dubbio e la presa di coscienza di star invecchiando al centro di queste nuove avventure di Montalbano e al centro dei suoi pensieri. Un momento della vita del commissario, quello narrato in queste nuove quattro puntate, che aggiunge un tassello importante ed inedito nel puzzle della sua affascinante e sfaccettata personalità.
Tornano Cesare Bocci nel ruolo del vice commissario Mimì Augello, Peppino Mazzotta nel ruolo del braccio destro Fazio entrambi oggi in conferenza stampa al fianco del protagonista Luca Zingaretti insieme a tre delle quattro guest stars al femminile che, come da tradizione, saranno protagoniste al fianco del fascinoso commissario in questi quattro nuovi casi.
Dopo dodici anni e ventidue episodi cosa si aspetta ancora RaiFiction da Montalbano?
Fabrizio Del Noce: Quella de Il commissario Montalbano è una squadra ormai consolidata e lungamente collaudata ma anche stavolta ci saranno delle partecipazioni straordinarie di volti noti della nostra televisione, nello specifico Belen Rodriguez che è oggi in sala con noi e che dopo San Remo ritroviamo nella nuova veste di attrice anche nel primo episodio di questa nuova stagione della serie con protagonista Luca Zingaretti, che il pubblico ama così tanto.
Cosa di queste storie piace tanto al pubblico secondo lei?
Fabrizio Del Noce: Credo sia qualcosa di insito nella natura dei gialli di Camilleri, la gente non si stanca mai di guardarli ed ogni volta lo fa con la speranza di trovarci qualcosa di nuovo. E poi la struttura narrativa brillante si presta molto alla trasposizione cinematografica e sappiamo quanto è bravo Alberto Sironi a trasformare questi romanzi in un intrattenimento sempre gradevole da guardare.
Altri quattro film prodotti ancora una volta dalla Palomar che promettono diverse novità dal punto di vista narrativo...
Carlo Degli Esposti: Non abbiamo mai scommesso sul futuro di Montalbano ma nonostante tutto è una serie che va in onda da dodici anni senza mai dare nulla per certo o scontato. Di volta in volta ci riuniamo e proviamo a vedere se c'è la voglia e il materiale per costruire nuovi avvincenti film per la televisione. C'è da dire che i romanzi di Camilleri dopo tutto questo tempo e dopo tante avventure continuano a stupirci ogni volta. Queste quattro storie costituiscono una tappa fondamentale per il commissario dal punto di vista letterario, narrativamente sono costruiti a strati e tutto ciò rende la visione dei film piacevolissima. Speriamo piacciano al pubblico come sono piaciuti a noi.
Belen Rodriguez: Sì, è stato un anno importante, nel quale pian piano sono riuscita a fare tantissime cose, sempre con umiltà. Se hai la fortuna di incontrare persone come Alberto Sironi che ti proteggono e ti bacchettano quando è necessario, come una bambina, sicuramente sei avvantaggiata. Lui mi ha aiutato a capire cosa significasse stare davanti ad una macchina da presa su un set senza sculettare, cosa che io facevo praticamente sempre perchè è nel mio essere femmina. Tutto è avvenuto prima di San Remo ed è stata la prima volta in assoluto che ho provato a recitare, anche se si tratta di un ruolo in cui non faccio quasi nulla a parte la vedova finta disperata. Mi rendo conto di essere estremamente critica con me stessa e di riuscire a fatica a rivedermi. Quando mi dissero che avrei partecipato ad una puntata di Montalbano mi spaventai moltissimo, ho pensato al fatto che si trattava di un giallo raccontato in un modo che fa anche ridere, ma soprattutto che si trattava di una fiction già rodata creata per instillare curiosità nello spettatore, che fino alla fine non capisce chi sia il colpevole.
Dopo tanti anni quali sono gli stimoli che la spingono a dirigere stagione dopo stagione le nuove avventure di Montalbano?
Alberto Sironi: In effetti c'è poco da dire di nuovo dopo dodici anni insieme, ma quello che muove tutti noi è il fatto di essere contentissimi di farlo e che ci divertiamo un mondo. La novità più grossa sta nei romanzi di Camilleri, che spingono molto di più sul lato onirico con il risultato che stavolta anche io ho deciso di non lasciare da parte questo aspetto come in passato, ma di provare a mettere in scena gli incubi del commissario. Finora erano rimasti in ombra ma in questi nuovi episodi escono fuori e riguardano sia la condizione psicologica del protagonista, turbata dallo scorrere inesorabile del tempo, sia lo sfondo politico/sociale del nostro Paese. Dopo alcuni film in cui Montalbano era diventato pensieroso e troppo riflessivo, qui si torna all'azione in veste di paladino della giustizia.
Luca Zingaretti: Vorrei sottolineare che non siamo qui per celebrare noi stessi come in una sorta di rituale. I romanzi da cui è tratta la serie sono opera di uno scrittore vivente e straordinario mentre i film che ne sono stati tratti sono il frutto del lavoro di un gruppo di professionisti che si sono salvaguardati reciprocamente la facoltà di scegliere se continuare a farlo o meno. Le aspettative del pubblico crescono di anno in anno e bisogna aver voglia di interpretare questi personaggi ogni volta come se fosse la prima. Le cose vanno fatte per bene, solo così riesci a conquistare il pubblico italiano e anche il mercato estero, perchè se è vero che i romanzi di Camilleri sono stati tradotti e venduti in altri Paesi, anche la nostra fiction ha fatto lo stesso. Con ventidue episodi in dodici anni, cosa che una normale serie fa in un anno di solito, siamo riusciti a diventare un prodotto riconosciuto ovunque per la sua qualità. Se siamo oggi qui è grazie all'estro di Camilleri e alla voglia di un gruppo di persone che si impegnano ogni volta a mille per produrre questi film.
In questi nuovi episodi si evince una maturazione del commissario che pur essendo più giovane del suo omonimo letterario risulta comunque più inquieto del solito nei confronti del tempo che passa... Luca Zingaretti: Abbiamo cercato di legare questa cosa al momento che viviamo, perchè è inutile negarlo, l'intera società di oggi vive un momento davvero oscuro. Io diventerò padre a luglio per la prima volta e seppur sia molto felice sono anche molto preoccupato perchè mi rendo conto che lo scenario è davvero disastroso. In questi ultimi film viene messa maggiormente in evidanza l'umanità del commissario, i suoi rapporti con i colleghi più stretti anche se questo aspetto c'è sempre stato nei romanzi di Camilleri, forse col passare degli anni queste cose gli pesano un po' di più.