"Tutto inizia dalla brillante sceneggiatura di Nora Garrett. Trama avvincente, personaggi avvincenti. Tutto ciò che fanno ha a che fare con il fatto che potrebbero o meno trovarsi in una posizione di potere". A parlare, in apertura di incontro, è Luca Guadagnino. Movieplayer.it lo ha incontrato in una calda giornata di fine agosto, a margine della presentazione a Venezia 82 del suo After the Hunt - Dopo la caccia.

Un incontro stampa decisamente ristretto, nel quale il regista, in t-shirt nera e berretto, spiega la genesi di un film basato essenzialmente sulle relazioni, infuocate, tra personaggi. La protagonista è Julia Roberts che interpreta Alma, stimata professoressa di filosofia di Yale posta davanti ad un bivio: difendere o non difendere la studentessa Maggie (Ayo Edebiri), vittima di molestie sessuali da parte di un altro professore, Hank (Andrew Garfield).
"Volevamo soffermarci su quanto il potere condizioni le vite di questi personaggi", dichiara Guadagnino. "Questo mi ha fatto riflettere molto su come a volte abbiamo ambizioni che vanno oltre i bisogni reali. A volte queste ambizioni possono rovinare la vita. Diventa interessante poi capire e analizzare le false ambizioni. I personaggi del film sono interessanti e imperfetti, e tutti devono cercare la verità delle cose".
Luca Guadagnino e le influenze di Hitchcock
Dietro After the Hunt la solita maestria tecnica: la fotografia è firmata da Malik Hassan Sayeed, le musiche sono di Trent Reznor e Atticus Ross (ovviamente), mentre la scenografia è firmata da Stefano Baisi e i costumi sono invece di Giulia Piersanti, che ha lavorato praticamente tutti i film di Guadagnino fin dai tempi di A Bigger Splash.
Insomma, nulla è lasciato al caso, e ogni riferimento ha una sua precisa logica. Compreso il cibo, fondamentale nella poetica dell'autore. "Sono un grande cinefilo, lo sanno tutti", scherza il regista, "Il cinema è la guida che ho deciso di avere nella mia vita, a parte gli amici. Per me tutto inizia con Alfred Hitchcock. Disse di voler fare un film dalla prospettiva del cibo a tavola. Mi piace cucinare, e posso portare questa passione sul grande schermo attraverso la lente di Hitchcock che usa il cibo non come una sorta di decorazione, ma come un modo per deviare la narrazione".

E prosegue, "Amore e cibo sono nutrimento. Michael Stuhlbarg, che nel film interpreta Frederik, marito di Alma, si prende cura di sua moglie cucinando. In After the Hunt tutti si scontrano, e ho trovato interessante inserire un personaggio del genere che usa la cucina in un determinato modo, anche come mezzo di provocazione politica: sfida la teoria dell'identità di Maggie proponendole un piatto etiope. Ma Maggie è intelligente, e non ci casca".
La riconoscibilità del regista: il ruolo dei costumi
Cucina, e costumi. Ancora una volta, la riconoscibilità di Guadagnino passa attraverso la moda. Basti pensare ai Persol di Zendaya in Challengers o alla camicia verde Ralph Lauren di Armie Hammer in Chiamami col tuo nome. Confida l'autore: "Per quanto riguarda i costumi, di nuovo, penso ad Hitchcock. Ho imparato da lui: c'è un significato in ogni dettaglio. E nel cinema, il guardaroba crea il personaggio. Forse nella vita il modo in cui ti vesti non ti identifica. Ma nel cinema, sì. E penso che il cinema sia realtà amplificata, intrattiene, coinvolge ad ogni livello. Alma in After the Hunt si veste in monocolore. E Maggie, che l'ammira, prova ad imitarla. Un insegnamento che arriva da Hitchcock, nei suoi film imparo molto sui personaggi grazie ai costumi. Penso a Kim Novak in La donna che visse due volte, e il verde che James Stewart vuole che lei indossi".
Julia Roberts e l'alchimia di After the Hunt: "Facciamo un lavoro da sogno, ma è comunque tosto"
After the Hunt e la bellezza delle fragilità
Nel "duello" tra Julia Roberts e Ayo Edebiri si può scorgere una lettura generazionale, che Guadagnino spiega così alla manciata di giornalisti presenti all'incontro: "Sono cresciuto come se dovessimo specializzarci in una sola cosa. I ragazzi oggi hanno invece una incredibile capacità di essere trasversali e di essere davvero interessati a una moltitudine di cose. Penso ad Ayo, che è una scrittrice meravigliosa, ma anche una brava critica cinematografica. Lavorare con lei come interprete, conoscendo le sue capacità, è stimolante".

Alla fine dell'intervista, dopo 40 minuti, Luca Guadagnino confida che il suo cinema nasce dall'interesse che prova per le persone. "Le persone mi affascinano, mi incuriosiscono. A volte ci comportiamo in modi che non sappiamo spiegare. Questo rende le cose più fragili. Anche le persone più potenti possono avere un lapsus inconscio. Compreso il presidente degli Stati Uniti, che ha insicurezze evidenti". Il regista si ferma, riflette un paio di secondi, sorride, e prosegue, "Intendo... Qualsiasi presidente degli Stati Uniti!". Poi, la chiusura: "Credo che il cinema abbia il mandato di illustrare l'invisibile e di far sì che il pubblico lo capisca. Stanley Kubrick si rifiutava di parlare del significato dei suoi film, perché pensava che così facendo, avrebbe rovinato il piacere di scoprire cosa potesse dire il film su sé stesso".