L’ombra delle spie, la recensione: Cara, vecchia spy-story…

La recensione de L'ombra delle spie: il film con Benedict Cumberbatch, in prima tv lunedì 30 agosto alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand, è una spy-story vecchio stile, un classico che non muore mai.

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L'ombra delle spie: Benedict Cumberbatch durante una scena

Potrebbe essere scritto da un romanziere esperto come John Le Carré, il film che vi raccontiamo nella recensione de L'ombra delle spie, in prima tv lunedì 30 agosto alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. Invece è tratto da una storia vera, avvenuta negli anni Sessanta. Quella di un normale uomo d'affari che si è trovato coinvolto in una intricata spy-story legata alla crisi dei missili di Cuba, uno dei momenti in cui il mondo ha davvero temuto di vedere la fine. L'ombra delle spie (The Courier, o Ironbark, questi i due titoli originali), dell'inglese Dominik Cooke, è stato presentato al Sundance Film Festival e in Italia alla Festa del Cinema di Roma. L'ombra delle spie è una di quelle spy-story vecchio stile, che continuano a ritornare al cinema, un classico che non muore mai. È un film solido, senza fronzoli, costruito su una storia forte e una serie di grandi interpretazioni, quella di Bendict Cumberbatch su tutte.

La trama: Da uomo qualunque a spia

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L'ombra delle spie: Benedict Cumberbatch in una scena

Greville Wynne (Benedict Cumberbatch), tranquillo venditore inglese, viene coinvolto dalla CIA e dell'MI-6 in uno scambio di informazioni con l'ufficiale sovietico Oleg Penkovsky (Merab Ninidze), che ha deciso di tradire e diventare un dissidente. Penkovsky è convinto che il suo paese, l'Unione Sovietica, stia diventando sempre più pericoloso a causa della corsa agli armamenti nucleari e della politica aggressiva di Nikita Chruščëv. Così decide di mettersi in contatto con i servizi segreti inglesi e americani. E loro scelgono Greville perché, non avendo un ruolo governativo, non dovrebbe dare nell'occhio, e ha già viaggiato per affari nei paesi dell'Est Europa. I continui viaggi, però, oltre a insospettire la moglie Sheila (Jessie Buckley) finiscono per insospettire anche il KGB. Quando è chiaro che Penkovsky non potrà più continuare a informare i servizi segreti occidentali, l'agente CIA Emily Dononvan (Rachel Brosnahan) e lo stesso Greville si impegneranno in prima persona per aiutarlo a fuggire.

Grigio come la Cortina di Ferro

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L'ombra delle spie: Benedict Cumberbatch in un'immagine del film

Come abbiamo scritto in apertura, L'ombra delle spie è una classica spy-story che potrebbe essere uscita dalla penna di John Le Carrè o di altri scrittori maestri del genere. Che, a distanza di anni, la Guerra Fredda continui ad affascinare con le sue storie pericolose e avvincenti, è un dato di fatto. Il cinema di recente si è avvicinato più volte al genere: se l'episodio migliore è stato senza dubbio Il ponte delle spie di Steven Spielberg; ma ricordiamo anche La talpa di Anton Corbijn e alcune variazioni sul tema, l'action sexy Red Sparrow e il cinecomic techno-pop Atomica bionda. L'inglese Dominic Cooke decide di procedere in maniera filologica. Le ricostruzioni sono impeccabili, la narrazione è classica, l'atmosfera è quella che ci sia aspetta in una storia del genere: opprimente e tesa, grazie anche a una fotografia che regala al tutto quella patina grigio plumbeo che siamo soliti associare all'Unione Sovietica di quegli anni. Il film vive su un assunto vagamente hitchcockiano: l'uomo qualunque trascinato in una storia più grande di lui, anche se Greville Wynne qui non è completamente ignaro di quello che gli sta accadendo come il Roger Thornhill di Intrigo internazionale. L'ombra delle spie è un film che dovete seguire come se stesse gustando un buon libro, facendovi trasportare dal racconto e dal suo ritmo regolare e assorto. Questo fino all'ultimo quarto di film, dove l'atmosfera si fa ancora più ansiogena e opprimente. Il film riesce a diventare anche commovente, come ogni volta che, oltre che di vite in gioco, si parla di famiglie che rischiano di essere distrutte. In ogni caso, L'ombra delle spie è un film solido, ma in fondo senza molte sorprese.

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L'ombra delle spie: un'immagine del film

Benedict Cumberbatch: doppia trasformazione

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L'ombra delle spie: Benedict Cumberbatch in una scena del film

L'ultima parte, che racconta con toni più duri e un buio che avvolge e inghiotte sempre più i protagonisti la detenzione del protagonista, è quella che rivela, più di tutte, il grande lavoro sul corpo di Benedict Cumberbatch. La sua è una doppia trasformazione. Da personaggio carismatico qual è, prima prova (e riesce) a scomparire nel ruolo di un anonimo salesman inglese, con un fisico leggermente sovrappeso, e dei baffetti ad adornare il volto e farne un uomo qualunque. Poi, nell'ultima parte, lavora mortificando il suo corpo, facendolo dimagrire e soffrire per rendere alla perfezione quello di un uomo rinchiuso e torturato. La fotografia, con quel buio che avvolge tutto, riesce a evidenziare ancora di più un volto così scavato da diventare impressionante. Benedict Cumberbatch, nella sua carriera, ha già ha salvato il mondo almeno due volte: ha contribuito a far vincere gli alleati la Seconda Guerra Mondiale in The Imitation Game, e poi ha contribuito a evitare la Terza Guerra Mondiale in questo film. Se ci mettete anche che ha avuto una parte non da poco a risolvere la distruzione di metà dell'Universo in Avengers: Endgame, evidentemente è tagliato per il ruolo. Non glielo fate notare troppo, però, sia mai che si montasse la testa...

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Rachel Brosnahan e Jessie Buckley in ruoli inediti

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L'ombra delle spie: una scena del film

Ma non trascuriamo il ruolo che hanno le donne, e quindi le attrici, in questo film. L'ombra delle spie è la possibilità di ammirare Rachel Brosnahan in un ruolo inedito: l'avevamo vista tormentata in House of Cards, e deliziosamente sopra le righe ne La meravigliosa Signora Meisel, perché i ruoli richiedevano quello. Qui, mentre sfoggia degli inediti capelli biondi e un'acconciatura alla Marilyn, lavora di sottrazione: la sua è un'interpretazione tesa, senza fronzoli, intensa, una prova ancora più difficile rispetto alle altre, perché deve far arrivare emozioni usando uno spettro più limitato di colori. La sua è una donna d'azione, risoluta e decisa, ma soprattutto leale. Ma non dimentichiamo anche Jessie Buckley, che è Sheila, la moglie di Greville. Jessie Buckley è sorprendente: è una di quelle attrici capaci di mimetizzarsi in un ruolo, tanto da non farsi riconoscere a ogni nuovo film, e farvi chiedere: ma dove l'ho vista? Così dopo Lyudmilla, la ragazza incinta di Chernobyl, e la magnifica "ragazza ideale" di Sto pensando di finirla qui, la sua interpretazione ne L'ombra delle spie è misurata, fatta di contegno, di rospi ingoiati e di piccoli gesti d'amore, una prestazione di gran classe. Dopo che l'avrete vista qui, correte a vederla in Sto pensando di finirla qui, su Netflix, se ancora non l'avete fatto. Ma intanto vi abbiamo dato delle ottime ragioni per vedere L'ombra delle spie.

Conclusioni

Nella recensione de L'ombra delle spie vi abbiamo parlato di una di quelle spy-story vecchio stile, che continuano a ritornare al cinema, un classico che non muore mai. È un film solido, senza fronzoli, costruito su una storia forte e una serie di grandi interpretazioni, quella di Benedict Cumberbatch su tutti.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • La storia solida e ricostruita alla perfezione.
  • L'ottima interpretazione di Benedict Cumberbatch e Rachel Brosnahan.
  • L'atmosfera delle spy-story di una volta, un genere che non tramonta mai.

Cosa non va

  • Il ritmo, almeno nella prima parte, è forse un po' troppo assorto e compassato.
  • Il film è comunque prevedibile e non apporta grandi novità al genere.