Nella giornata funestata dalla notizia della morte di Robin Williams, a Locarno è di scena il cinema indipendente made in USA. Il concorso internazionale ospita Listen Up Philip, terzo lungometraggio del giovane Alex Ross Perry incentrato sulla figura di un giovane scrittore newyorkese nevrotico e perennemente insoddisfatto in cerca di una via di fuga da sé stesso.
Trama che ricorda molto da vicino certe pellicole di Woody Allen, come conferma lo stesso regista: "Ogni film ambientato a New York non può prescindere da Woody Allen. Io e Sean Price Williams, il direttore della fotografia, abbiamo studiato a lungo Mariti e mogli, che è ambientato nel 1992, più o meno l'epoca che a me interessava ricreare sullo schermo. Abbiamo lavorato per riprodurre luci, colori, costumi della New York dei primi anni '90 e mi ha aiutato il budget, superiore a quello dei miei progetti precedenti. Probabilmente per me non c'è nessuna influenza più importante di quella di Woody Allen. Io sto facendo un percorso di ricerca per trovare modi di espressione alternativa. Il mio precedente film era in bianco e nero. Stavolta ho inserito una voice over, che sul set nessuno chiamava così perché non volevo, che fornisce informazioni supplementari sui personaggi. Non temo il rischio di verbosità. Stavolta ho curato le immagini e i testi nello stesso modo. Se lo si fa nel modo giusto la parola non intacca l'essenza del cinema".
L'importanza di essere sgradevoli
Ad accompagnare Alex Ross Perry a Locarno vi sono Jason Schwartzman, protagonista assoluto nel ruolo del tormentato Philip, e il grande Jonathan Pryce che interpreta Ike Zimmermann, anziano e scafato autore dal carattere quasi peggiore di quello del suo protetto. Cosa hanno provato i due attori a interpretare due personaggi così sgradevoli? Jonathan Pryce scherza: "Non direi che Ike è spiacevole, il personaggio è basato su di me. In realtà dovete tenere conto che gli scrittori passano il tempo da soli e sviluppano una certa idiosincrasia nei confronti del mondo. E poi prendere a male parole chi ti capita a tiro e dire sempre ciò che si pensa è liberatorio. Mi sono divertito molto. Nella vita avrei voluto essere davvero così". Jason Schwartzman aggiunge: "E' stata un'esperienza meravigliosa essere cattivo, dire e fare ciò che si pensa senza preoccuparsi degli altri e farlo con Jonathan".
Entrambi gli attori rivolgono un pensiero a Robin Williams a poche ore dalla morte. "Non ho lavorato con lui nelle stesse scene, ma eravamo nello stesso film, Il barone di Münchhausen. Ho sempre avuto un enorme rispetto per il suo modo di recitare e per la sua comicità, ricordo bene Mork & Mindy. Robin Williams ha lasciato un segno importante". Gli fa eco Jason Schwartzman: "Ha fatto parte della mia giovinezza, era una persona meravigliosa e quello che è successo è veramente triste".
Un cast da dieci e lode
Jason Schwartzman, uno degli attori simbolo del cinema indipendente americano, approda in un nuovo ruolo azzecatissimo per la sua fisicità e la sua recitazione. Alex Ross Perry conferma di aver subito pensato che "quella di Philip era una parte perfetta per Jason, ma temevo che per qualche ragione lui non avrebbe accettato. Invece si è subito interessato alla sceneggiatura ed è stato coinvolto attivamente nella costruzione del personaggio." Schwartzman conferma raccontando: "Come ho fatto capire che Philip era il personaggio adatto a me? Quando ho letto la sceneggiatura mi sembrava di leggere un libro, l'ho posato, poi l'ho ripreso e pian piano mi ha catturato. Non vedevo l'ora di andare avanti nella lettura, proprio come un libro, e mi chiedevo che cosa sarebbe accaduto ad Ashley o a Philip. Quando ho incontrato Alex a New York abbiamo pranzato insieme e ho capito subito che tra noi c'era feeling, ridevamo alle stesse battute, così ho pensato che era il momento giusto di interpretare un ruolo come questo. La cosa più piacevole è stata condividere un mese insieme ad Alex sul set".
Per quanto riguarda Jonathan Pryce, anche lui sembra particolarmente felice di aver partecipato al film: "Sono felice di aver interpretato un sacco di personaggi realmente esisititi come Juan Peron o come il personaggio di Carrington. La storia ci dà sempre delle lezioni, ma Ike è tutto ciò che ho sempre voluto essere, è l'incarnazione della mia fantasia perché riesce a essere insopportabile e cinico tutto il tempo. E' stato ancora più divertente interpretarlo".
Lost in New York
Listen Up Philip è caratterizzato da una attenta ricerca estetica che tenta di ricostruire l'atmosfera e i colori della New York di inizio anni '90 coniugandola con un look molto indie, molto libero. Tra i riferimenti visivi, oltre a Woody Allen, c'è anche Il calamaro e la balena di Noah Baumbach. Il direttore della fotografia Sean Price Williams racconta di aver "eliminato tutto ciò che era esteicamente brutto come i cavi dei pc e dei telefoni perché il nostro intento non era concentrarci su tempo preciso, ma su un luogo. Volevamo creare un film vivo, organico così abbiamo usato la telecamera in modo diverso dal solito lasciando ampio spazio di movimento agli attori e andandoli a cercare con l'obiettivo in modo da riprenderne ogni momenti di verità". Pryce e Schwartzman sono molto soddisfatti di questa scelta. Pryce spiega: "Da attore posso dire che quello che è successo è liberatorio. Il modo di riprendere di Alex e Sean ti lascia libero di esprimerti, ti cerca è per un attore questo è il modo più bello di lavorare".
Aggiunge Schwartzman: "Di solito sei sul set, in una piccola stanza, con un sacco di gente che ti guarda dietro la macchina da presa. Stavolta, invece, non era così, eravamo tutti insieme, la camera ci veniva a cercare mentre ci muovevamo nello spazio ed era tutto molto naturale. Ci sentivamo liberati. Normalmente non puoi superare dei limiti precisi perché rischi che entrino nell'immagine mobili o cavi". Tutta questa libertà permette di immergerci in una New York nevrotica e competitiva, una città complessa in cui i personaggi si muovono alla ricerca di un'affermazione che sembra non arrivare. Il tutto nasce dall'esperienza personale del regista che spiega: "Abbiamo girato il film a Brooklyn. New York è una città in cui le persone lottano costantemente tra loro. Io vivo lì da 11 anni e ho scoperto come, ad esempio, l'aver pubblicato un libro può cambiare la vita di una persona anche se nessuno l'ha letto. E' una città difficile, con standard molto alti". Jonathan Pryce ricorda: "Sono andato a New York a metà degli anni '70 ed era un posto molto violento, quasi spaventoso. All'epoca lavoravo a Broadway. L'ho sempre trovata una città affascinante. Devo dire che Londra è molto meno interessante, specie a livello visivo, mentre New York è capace di folgorarti".