Il percorso di Limonov: The Ballad (che uscirà nelle sale italiane con il titolo Limonov, con Vision Distribution) è stato complesso, al punto da cambiare completamente in corso d'opera. Lo dice il regista Kirill Serebrennikov a Cannes, in un giardino, dove abbiamo potuto incontrarlo in occasione della presentazione del film in concorso al festival francese.
Tutto è cominciato dal libro di Emmanuel Carrère (presente nella pellicola con un cameo), come conferma l'autore nella nostra intervista: "Il personaggio viene dal libro di Emmanuel Carrère, è la sua visione. Non è il vero Limonov, ma una versione di finzione. Quindi per me la sfida è stata prendere un personaggio già maneggiato da Carrère e adattarlo. Per questo ho utilizzato molte immagini con uno specchio: c'è una duplicità".
Poi però il mondo è cambiato ed è cambiato anche il film: "Non ero consapevole del fatto che sarebbe diventato così importante raccontare la storia di Limonov. Abbiamo cominciato raccontando un poeta punk pieno di contraddizioni: ci sono voluti quattro anni e poi è cominciata la guerra. Questo è stato un evento enorme, molto doloroso per me. È un avvenimento che mi ha stravolto la vita: ho lasciato il paese che conoscevo. E ha anche influito sul film, trasformandolo in qualcos'altro. È come se non avessimo fatto noi il film, ma si fosse fatto da solo".
Ben Whishaw è Limonov
A interpretare Ėduard Limonov, poeta e politico russo, è l'inglese Ben Whishaw, che si è preparato a lungo per il ruolo: "Ho letto il libro di Carrère e visto diversi video di Limonov e documentari. Sopratutto sulla sua vita a Parigi. E ho letto i suoi libri tradotti in inglese. Mi sono basato molto sulle indicazioni di Kirill. Il film si chiama la ballata di Limonov e questo ci ha permesso di essere molto più liberi nel raccontare il personaggio".
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Limonov è un personaggio pieno di contraddizioni e l'attore inglese ne è consapevole: "È stato complicato: ci siamo incontrati nel 2020, quando il mondo era molto diverso. Pensavamo di fare un tipo di film, che poi invece si è rivelato diverso. Alla luce della guerra alcune cose di Limonov non sono state più così affascinanti. Per me è stato importante non giudicarlo, ma capirlo. È il mio lavoro cercare di capire cosa provasse come persona. È stato molto interessante perché era un essere umano complesso, con reazioni imprevedibili. Ho amato collaborare con Kirill: anche se veniamo da culture profondamente diverse, siamo riusciti a trovare una lingua comune".
Il Limonov di Kirill Serebrennikov
Per il regista Limonov è sempre stata una figura interessante: "Limonov mi ha sempre affascinato perché era un antieroe. Era contrario a tutto. Quindi oggi è sempre più affascinante. L'altro lato della medaglia quando si parla di rivoluzione però è che tutto diventa sanguinoso e violento. Quindi ci tengo a dire che per me la rivoluzione deve essere quella dell'arte, non violenta. Per questo, come nel libro, ci siamo concentrati sulla sua vita a New York e sulla perdita del suo amore, un evento cruciale per lui".
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Serebrennikov però non l'ha mai incontrato: "Non l'ho mai conosciuto, non volevo. Quando ho avuto l'occasione ormai era un uomo anziano molto arrabbiato. Conosceva il libro di Carrère e penso che fosse contento che fosse diventato un bestseller. Gli piaceva essere al centro dell'attenzione: si comportava come una rock star. Limonov è un personaggio affascinante: è esasperante e contraddittorio".
Limonov, Serebrennikov e la Russia di oggi
Il regista è consapevole che il suo film esce in un momento storico delicato: "Ogni giorno milioni di persone dicono: fermate la guerra. Fermate questa terribile guerra. Ma purtroppo chi è al potere non reagisce. Forse conoscete questo caso: in Russia due donne, una è una mia ex studentessa, sono state messe in prigione solamente per aver messo in scena uno spettacolo teatrale. Sono Evgenija Berkovič e Svetlana Petrijčuk, accusate senza alcun motivo, ma accusate di essere terroriste. Pensate che la pièce ha ricevuto anche un premio molto importante. È una situazione kafkiana: i poteri alti non reagiscono, queste signore sono ancora in prigione. E il tutto viene visto anche in modo un po' sadico, tanto che non sono convinto si possa fare davvero qualcosa. Il male purtroppo è molto più forte".
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C'è quindi qualcosa che il cinema possa fare? "La Russia peggiora di giorno in giorno. La guerra è ancora in corso e gli oppositori del regime vengono eliminati. L'arte non riesce a influenzare chi ha il potere: il mondo intero non riesce a fermare questa gente, figuriamoci noi artisti".
Nonostante questo però, Serebrennikov non rinuncia a raccontare storie difficili: "Sto lavorando a un altro progetto complicato, basato sul libro di Oliver Guez La scomparsa di Josef Mengele".