L'Esorcista del Papa, oltre offrire un buon livello di spettacolo (niente di rivoluzionario, ma bastevole per due ore di intrattenimento), è un film arrivato nel momento giusto. Che vuol dire? Che oggi il cinema mainstream ha bisogno di nuovi franchise, in quanto le saghe moderne (John Wick su tutte) si stanno via via asciugando, per esaurimento della storia o per esaurimento dei fan. Così, vedendo il film di Julius Avery, liberamente ispirato al profilo di Padre Gabriele Amorth, intuiamo il potenziale sconfinato del personaggio, reso pop da una sceneggiatura che, ovviamente, non bada né alle sottigliezze né alla vera storia del controverso Amorth. Piuttosto, ci tiene ad essere un origin story abbastanza canonica, che introduce il burbero e risoluto esorcista, interpretato in modo convincente da Russell Crowe. Un motivo che rende teoricamente replicabile l'esperimento de L'Esorcista del Papa, in cui facciamo la conoscenza di un prete poco incline alle regole e ai compromessi, agendo da battitore libero al servizio di Dio. E del Papa.
Sì perché, come fosse una specie di John Wick clericale, pronto allo scontro quanto all'indulgenza, questo Padre Amorth non si fida dei boriosi prelati, affidandosi totalmente al Vescovo di Roma. Di conseguenza, affronta con la preghiera (e con qualche parola ben assestata) chiunque gli si metta davanti. Che sia il Diavolo in persona o un presule arrogante e poco incline allo Spirito Divino. Chiaro: l'uscita de L'Esorcista del Papa ha poi suscitato un certo fermento nel mondo clericale, in quanto l'Associazione Internazionale degli Esorcisti ha espresso rimostranze, in quanto il film - a detta del comunicato - metterebbe sullo stesso piano il demonio con il potere ecclesiastico, criticando tra le altre cose la finalità spettacolare dell'esorcismo. Non è la prima accusa della Chiesa nei confronti del cinema, ma essendo il cinema frutto di finzione e immaginazione, la sensibilità della suddetta valutazione personale (o meglio, associativa) potrebbe addirittura giovare al successo del film, rendendolo in qualche modo "proibito" e "pruriginoso".
Il fattore Russell Crowe
Ma se c'è uno motivo che rende L'Esorcista del Papa perfetto per la serialità, quello è Russell Crowe. La carriera dell'ex Gladiatore è pervasa da numerosi alti e numerosi bassi, e non ha mai preso parte ad una saga in cui è protagonista. Infatti, è uno dei pochi sessantenni di Hollywood (anche se è australiano) a non aver ancora un personaggio seriale di riferimento.
Uno spunto perfetto per iniziare un'ipotetica saga, e non così banale. Facciamo degli esempi pratici: Denzel Washington in The Equilezer, Johnny Depp ne I Pirati dei Caraibi, nemmeno a dirlo Tom Cruise in Mission: Impossible. Tre grandi star per tre grandi franchise, sfornati e proseguiti (o interrotti) in epoche diverse. Ecco, Russell Crowe manca all'appello, e l'archetipo di Padre Amorth sembra scritto apposta per lui e per la sua possente fisicità, dandogli pure sfumature meno seriose, a portata di umorismo.
L'Esorcista del Papa, la recensione: il film con Russell Crowe è un instant... scult!
Tempi maturi per una nuova saga
Un casting funzionale, anche nello scritturare il portoricano Daniel Zovatto. Faccia pulita e sguardo attonito, interpreta il giovane Padre Esquibel, ovvero l'opposto di Padre Gabriele. La coppia assortita funziona per la sua alternanza, facendo sì che L'Esorcista del Papa possa essere visto come una sotto-specie di buddy movie dal colletto bianco, in cui i protagonisti girano il mondo a caccia di esorcismi e demoniache presenze.
Uno stimolo confidato nel finale, proteso ad una obbligata apertura seriale: del resto, oggi il cinema richiede format e riconoscibilità, e se c'è bisogno di nuova linfa e nuovi personaggi, un suggestivo Amorth Universe pare alla portata di un orizzonte forse delineato - e poi dietro il film c'è la Screen Gems, di proprietà Sony Pictures, già produttrice di Resident Evil, Underworld. Del resto, e al netto delle polemiche, il materiale abbonderebbe per essere rivisto in una sorta di comics che salta il fumetto (sì, stiamo pensato a Preacher) e arriva per direttissima sul grande schermo. Gli ingredienti ci sono, e il primo sformato, pur con qualche buco, ha un sapore diabolicamente convincente.