Con il 28,2 per cento di share e 6 milioni e 950 mila telespettatori, la prima serata di Leonardo conferma l'interesse del pubblico per prodotti ad ambientazione storica infarciti di avventura e romanticismo. D'altronde, per la fiction incentrata sulla vita, l'opera e gli amori del giovane Leonardo da Vinci, Rai e Lux Vide hanno messo in campo una potenza di fuoco non indifferente: 30 milioni di budget, oltre 50 location in parte ricostruite per via delle difficoltà di girare durante l'emergenza sanitaria, un cast internazionale di alto livello per la prima co-produzione Italia-Francia-Svizzera per raccontare la vita complicata e l'ossessione per l'arte del genio cinquecentesco.
Leonardo porta la firma di Frank Spotnitz e Steve Thompson. I due autori hanno compiuto un lavoro meticoloso di ricerca storica utilizzando varie fonti, tra cui le Vite del Vasari, per ricostruisce la personalità di Leonardo innestandovi poi alcuni componenti romanzesche per invogliare il grande pubblico alla visione. "Volevamo spiegare perché Leonardo è un genio, raccontare la sua immersione totale nel lavoro" spiega Frank Spotnitz, già fautore del successo de I Medici. "Ci siamo accostati con scrupolo alle fonti storiche, abbiamo letto molte biografie, poi abbiamo sottoposto la sceneggiatura a storici dell'arte italiani e inglesi perché volevamo che il viaggio nel tempo fosse realistico. La chiave è stata rinvenire una lista di persone che avevano viaggiato o collaborato con Leonardo. Quasi tutti i personaggi che vedete nella serie sono reali".
Ricerca storica e drammatizzazione avventurosa
Qui trovate la recensione di Leonardo. La serie, composta da otto puntate, due per serata, si apre con Da Vinci in carcere per un misterioso delitto che afferma di non aver compiuto. Attraverso i flashback viene ricostruita la sua giovinezza tormentata alla ricerca della perfezione. "Ogni episodio è dedicato a uno dei capolavori di Leonardo e alla sua genesi" svela Steve Thompson, già co-autore di Sherlock e Doctor Who. "Leonardo era pittore, scultore, matematico, inventore. Abbiamo scelto le opere che avevano grandi storie alle spalle. Leonardo era un uomo curioso, non dormiva perché la sua mente era sempre in movimento e lo dimostrano tutti gli sketch che ha lasciato. La sua opera più famosa, la Gioconda, per lui era un'opera imperfetta".
L'interprete di Leonardo da Vinci, Aidan Turner, attore irlandese già visto ne Lo Hobbit e in Poldark, descrive l'impegno come una "esperienza straordinaria. Per prepararmi al ruolo ho fatto ricerca, ho seguito le indicazioni degli showrunner. In più ho avuto la possibilità di entrare nei musei da solo per poter ammirare le opere di Leonardo. È stata un'opportunità unica. Il lavoro principale di noi attori è stato creare una connessione, in modo che il pubblico avesse la sensazione che i personaggi fossero in intimità. Si è trattato di un processo organico". Paragonando i suoi maestri al rapporto tra Leonardo e Verrocchio, Aidan Turner cita come punti di riferimento "Steven Spielberg e Michael Haneke, ma ce ne sarebbero così tanti. Cambiano di continuo".
Il mistero di Caterina da Cremona
La storia insegna che Leonardo da Vinci fosse omosessuale, al riguardo ci sono pochi dubbi. Gli autori di Leonardo hanno deciso di rispettare la veridicità del suo orientamento sessuale, inserendo anche un bacio gay che ha animato la discussione sui social. Eppure l'anima gemella di Leonardo, nella fiction, è una donna, Caterina da Cremona, ispirata in parte alla madre di Leonardo, il cui nome era Caterina, e in parte a una donna misteriosa ritratta in un dipinto poi distrutto. A interpretarla, Matilda De Angelis. "Non conoscevo la storia dei bozzetti perduti" spiega l'attrice "ma creare questa figura femminile è stato molto appagante perché avevo a disposizione una sceneggiatura solidissima. Con Aidan Turner si è creato subito un legame molto forte, ci intendevamo con uno sguardo. Sono sempre stata un'ammiratrice di Leonardo, anche degli aspetti più ambigui della sua personalità. Sappiamo che disseppelliva i cadaveri femminili per studiarne l'anatomia, mi affascina il fatto che la sua passione superasse perfino i limiti della ragione".
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L'istrionico Verrocchio di Giancarlo Giannini
Sulla questione dell'omosessualità di Leonardo e della relazione con Caterina da Cremona interviene lo stesso Frank Spotnitz spiegando che "volevamo essere rispettosi della storia, il tema dell'omosessualità rende ancora più potente la love story con Caterina da Cremona proprio perché non è basata sul sesso, ma sull'amore". Inoltre, secondo Aidan Turner "la natura omosessuale è parte del personaggio. Sarebbe stato strano evitare questo aspetto". Anche l'istrionico Giancarlo Giannini, che compare nei primi episodi nei panni del Verrocchio, nella cui bottega Leonardo mosse i primi passi, è molto critico quando si ragiona in termini di tradimento della storia perché "lavoriamo nella finzione, il lavoro degli attori è raccontare favole. Stavolta mi hanno permesso di interpretare una figura straordinaria, quella del Verrocchio. Anche se Leonardo è un genio, la sceneggiatura mi permette di trattarlo male. Verrocchio insegna a Leonardo la luce. Raccontare l'episodio della croce della cupola del Brunelleschi, che descrive Vasari, è stato emozionante, e poi come il mio personaggio, nella vita anche io mi diverto a fare un po' di tutto, falegname, muratore. Amo la manualità".
Giannini rifiuta l'idea di immedesimazione e ammette che per lui recitare in inglese non è certo un problema: "Da anni recito in varie lingue. Certo non mi chiamano in America per fare l'americano, mi danno ruoli da straniero. Il difetto di non sapere bene l'inglese diventa un pregio. E poi cosa significa entrare in un personaggio? A me non è mai capitato, io sono brechtiano".