Dopo un inizio un po' faticoso, nella fattispecie un ciclo inaugurale segnato da un antagonista privo di spessore e un leggero squilibrio nella gestione drammaturgica di tutti i membri della squadra, la seconda stagione di Legends of Tomorrow è stata un decisivo passo in avanti, mostrando fino a che punto la serie sappia essere spettacolare e divertente (con una non indifferente dose di autoironia su cui ritorneremo). In particolare è stata efficace la doppia decisione di puntare su antagonisti noti e apprezzati dell'Arrowverse - Damien Dahrk, Eobard Thawne, Malcolm Merlyn e Leonard Snart - per costituire la Legion of Doom e dare il giusto spazio agli effetti che le alterazioni spazio-temporali possono avere sulla vita dei singoli membri della squadra (vedi la sottotrama legata a Martin Stein, che è anche entrata a far parte del crossover Invasion!). Tra omaggi alla storia editoriale della DC Comics, come la presenza della Justice Society of America o l'uso del titolo Camelot/3000 per un episodio medievale basato sulla mitologia arturiana, e incontri con vari personaggi storici da George Washington a J.R.R. Tolkien, la serie ha regalato ai fan diciassette episodi ad alto tasso di azione, humour e pathos. In occasione dell'arrivo della stagione su Infinity (dove è disponibile anche la prima annata), ecco i nostri cinque momenti preferiti, in ordine cronologico di messa in onda.
N.B. L'articolo contiene alcuni spoiler.
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1. Dispersi nel tempo
La premiere della stagione sottolinea l'ambizione degli autori trasformando l'episodio in un piccolo evento che al contempo introduce un nuovo membro del team - Nate Heywood alias Steel - e sfrutta la sinergia con le altre serie dell'Arrowverse, reclutando Oliver Queen per rintracciare le Leggende che, nel tentativo di salvare il mondo da un disastro nucleare nel 1942, sono ora in varie epoche senza la possibilità di tornare a casa. Segue un esilarante montaggio di situazioni non proprio piacevoli per i vari membri della squadra, tra pericoli e siparietti che rimandano all'evoluzione dei personaggi dal 2012 a oggi (la bisessualità di Sara Lance entra in gioco durante il regno di Luigi XIII). Una partenza all'insegna dell'avventura e dell'inventività, che mette anche in moto la trama orizzontale principale della stagione: la sparizione di Rip Hunter e l'alleanza tra Dahrk e Thawne.
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2. Autocritica cinefila
Per molti fan la chicca della seconda annata è l'episodio incentrato sull'incontro tra le Leggende e l'allora aspirante regista George Lucas, che nel 1967 deve confermare il proprio desiderio di fare cinema per non influire negativamente sul futuro (senza Star Wars sia Ray Palmer che Nate Heywood non sarebbero le stesse persone). Lo incontriamo su un set, dove Rip Hunter, affetto da amnesia, è diventato un cineasta di serie B. La sua sceneggiatura è una versione romanzata degli eventi della prima stagione, ancora presenti in qualche forma nei ricordi del leader del team, e durante le riprese egli critica la performance dell'attore ingaggiato per interpretare il cattivo. In quel momento si capisce quanto gli autori dello show abbiano tenuto conto delle reazioni del pubblico, poiché la scena in questione è una brillante frecciatina nei confronti di Casper Crump, che nella stagione precedente aveva prestato il corpo a Vandal Savage.
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3. Un nuovo cattivo
Dopo l'episodio lucasiano è toccato a quello incentrato maggiormente sui cattivi (al punto che la voce narrante iniziale è affidata a loro anziché agli eroi). Una scelta che non delude, poiché la puntata sfrutta perfettamente l'alchimia creatasi tra Matt Letscher, Neal McDonough e John Barrowman, in particolare nelle sequenze che danno una svolta ancora più dark agli eventi della stagione, con i tre antagonisti che torturano l'amnesico Rip Hunter e poi gli fanno il lavaggio del cervello, rendendolo un loro alleato. Un grande momento di tensione e (per gli standard della televisione generalista americana) violenza, con il piacere aggiuntivo di vedere McDonough e Barrowman che si sfidano a forza di gigioneggiare.
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4. Nuova realtà
Il piano della Legion of Doom nel corso della stagione è l'ottenimento dei frammenti della Lancia del Destino, con la quale possono plasmare la realtà a loro piacimento (in particolare, Thawne vuole impedire la sua cancellazione dallo spazio-tempo, avvenuta con il suicidio del suo antenato Eddie Thawne nella prima stagione di The Flash). Nel terzultimo episodio riescono a portare a termine la missione, generando un mondo alternativo all'insegna del male. Anche qui il divertimento deriva dalle interpretazioni degli attori, unite alla sovversione di elementi noti dell'Arrowverse: Thawne è a capo di S.T.A.R. Labs, Dahrk il sindaco di Star City, Merlyn di nuovo con la propria famiglia (e con la mano intatta), e Snart controlla Central City, mentre i nostri eroi sono sottomessi alla volontà dei cattivi. Un'immagine intrigante per porre le basi per lo scontro finale, e la dimostrazione definitiva del miglioramento dello show.
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5. A qualcuno piace cliffhanger
Già con la prima stagione una certa ambizione nel suggerire gli eventi futuri c'era stata, facendo apparire negli istanti finali Rex Tyler e ponendo così le basi per il debutto della Justice Society nell'Arrowverse. Come fare di meglio l'anno successivo? Semplice: dinosauri. I nostri hanno sconfitto Thawne, cancellandolo una volta per tutte, e riportato tutto al suo stato originario. O almeno così credevano, poiché l'immagine di commiato svela una Los Angeles nel 2017 con edifici anacronistici e vari lucertoloni preistorici in mezzo alle strade. Per tenere sulle spine il pubblico in vista della terza stagione (attualmente in corso negli Stati Uniti) era difficile fare di meglio, e così facendo gli autori sono riusciti a regalarci, a sorpresa, il finale più soddisfacente dell'Arrowverse per la stagione 2016-2017.