Recensione Grindhouse - Planet Terror (2007)

Tanto intrattenimento e ironia per l'episodio di 'Grindhouse' firmato da Robert Rodriguez, nel quale gli aficionados di certe pellicole cult, ritroveranno tutto il fascino perduto e gli eccessi dei b-movies.

Le giustiziere della notte

Dopo qualche mese dall'uscita di Grindhouse - A prova di morte arriva finalmente nelle nostre sale anche il secondo episodio che fa parte di Grindhouse, il double feature firmato da Robert Rodriguez e Quentin Tarantino, un omaggio stilistico ai veri b-movies degli anni '70 e '80, che negli USA non ha avuto il successo previsto, e che di conseguenza in Europa è stato distribuito in due film separati.

La storia di Grindhouse - Planet Terror è molto semplice: c'è un virus particolarmente aggressivo che trasforma gli esseri umani in spaventosi e raccapriccianti zombies assetati di sangue, e il contagio è talmente rapido da costringere i pochi superstiti a formare un compatto gruppo di resistenza intenzionato a raggiungere luoghi più sicuri facendosi strada tra i morti viventi e fiumi di sangue. Un plot di poche pretese, per l'episodio firmato da Robert Rodriguez, che riprende temi ormai abusati dal cinema di genere, e che tuttavia si arricchisce di battute da cult e di trovate divertenti e di personaggi assolutamente sopra le righe, tra cui un folle scienziato collezionista di testicoli interpretato da Naveen Andrews (noto al pubblico televisivo per la sua interpretazione di Sayid in Lost), due giovani ed agguerrite babysitter, un'infermiera intenzionata a lasciare suo marito, un medico psicopatico, una ex-spogliarellista - interpretata da una strepitosa Rose McGowan - e il suo ex-fidanzato, El Wrey.

Un gruppo di persone molto diverse tra loro che trovano un destino comune nell'incubo apocalittico, e nel caso delle due protagoniste, anche un riscatto nei confronti della loro vita. E' questa la differenza fondamentale tra il film di Rodriguez e le pellicole vintage da lui omaggiate in ogni aspetto di Planet Terror: il ruolo della donna che se negli anni '70 era quasi sempre relegato ad interpretazioni di vittima terrorizzata e torturata o di pericolosa seduttrice, in questo caso si trasforma in una donna di polso, in grado di trasformare le proprie debolezze in armi mortali, senza rinunciare alla propria sensualità, così bollente che arriva a sciogliere la pellicola. In questo senso il personaggio interpretato dalla McGowan è il più riuscito, e la sua immagine di sexy guerriera dalle labbra scarlatte e dal mitra che sostituisce una gamba mutilata, ormai è diventata tra quelle più rappresentative e iconografiche di questa attuale riscoperta del cinema di genere.

Al di là di queste considerazioni però il film di Rodriguez è solo un prodotto di intrattenimento che sicuramente piacerà agli aficionados di certe pellicole cult, che ritroveranno in Planet Terror tutte le caratteristiche dei b-movies - dalla struttura grafica dei titoli di testa, alle inquadrature ravvicinate e alle immagini dai colori densi graffiate dall'usura del tempo. Un omaggio affettuoso reso più accattivante, e allo stesso tempo leggero, dall'ironia grossolana e dagli eccessi, che rendono il film più godibile.

Movieplayer.it

3.0/5