Recensione Triplice inganno (2006)

In equilibrio tra il film di genere e il fumettone, Triplice inganno resta mediamente fedele all'originale, a volte con eccessi d'enfasi nei dialoghi che rimangono empaticamente ai margini.

Le Brigate Tigre colpiscono ancora!

A causa dell'ondata di criminalità che sconvolge la Francia d'inizio secolo, il Ministro dell'Interno Georges Clemenceu crea una forza speciale detta "Le brigate Mobili" meglio conosciute come "Brigate Tigre". Nel 1912, il corpo speciale si trova ad indagare su una serie di attentati riconducibili ad un gruppo di anarchici russi che tentano di boicottare l'imminente triplice alleanza fra Francia, Russia ed Inghilterra.
Il Commissario Valentin, coadiuvato dagli ispettori Pujol e Terrasson si mette sulle tracce dei dissidenti, rimanendo coinvolto in un intrigo internazionale dai troppi tranelli.
Elemento chiave: una misteriosa dark lady che riuscirà a far breccia nel cuore di Valentin travolgendolo in una serie letale di doppi giochi.

Omaggio cinematografico alla celebre serie televisiva "Les Brigades du Tigre", il riadattamento di Jérôme Cornuau rievoca vecchie glorie. Il serial-cult, firmato da Victor Vicas e trasmesso in nove anni, per 36 puntate, rimane a tutt'oggi uno degli eventi televisivi più amati d'oltralpe. Ambientato nella Belle Epoque dell'innovazione scientifica ed artistica, della Francia dei primi del '900, il film ha goduto di un cospicuo budget che ne ha indubbiamente agevolato la ricostruzione storica. Così i costumi, le scenografie, l'ambientazione, coordinate dalla puntuale fotografia di Stephane Cami ed accompagnata dalle musiche originali di Olivier Florio, trasmettono quel senso di autenticità dovuto a tale evento. Giunto nelle sale come poliziesco di genere, Triplice inganno vuole essere qualcosa di più: un tributo alla creatività francese e alla nascita dei primi eroi del secolo. Prim'ancora che il mondo fosse sconvolto dall'avvento delle Guerre Mondiali, la Francia viveva la seconda Repubblica con fervente euforia, distogliendo lo sguardo dalla gravità dei problemi sociali che la opprimevano. L'istituzione di corpi speciali di polizia, potenziati dalle nuove tecniche investigative, permisero la nascita di nuovi eroi. Così i protagonisti della storia, tre investigatori votati alla ricerca della verità, in assoluta fedeltà alla nazione e al senso del dovere a qualunque costo, incarnano tre differenti aspetti del cittadino modello. Pur con gli evidenti limiti caratteriali, la scorza di integerrimi paladini della giustizia li porta a condurre le indagini col fiuto di un segugio e il coraggio da leone. Valentin, il più schivo, è l'eroe puro; un solitario disposto a tutto pur di perseguire la verità. Pujol è più raffinato ed ama circondarsi di cose belle e costose, ma è disposto a dimostrarsi affettuoso ed innamorato, quando la storia gli chiede il conto. Terrasson è il padre di famiglia, dedito al risparmio e alla cura delle figlie, un po' pavido ma leale. Tre moderni moschettieri, uniti e sinceri.

L'evoluzione delle indagini li condurrà nei meandri della corte russa e dovranno giocare il tutto per tutto anche a costo della vita. Personaggio aggiunto alla storia originale è quello di Achille Bianchi, neofita della brigata e per questo emarginato dagli altri tre. E' una figura emblematica che mostrerà più facce nel corso della vicenda; rappresenta la difficoltà di permeare la società e di guadagnare la fiducia in un ambiente ostile. E' un giovane italiano e per questo ghettizzato, nonostante le sue doti, che attraverserà la storia delle Brigate senza lasciare grossa traccia.

Tutto il film è pervaso da uno spirito rivoluzionario tangibile a partire dalla trama, passando per la metodica di trattazione che lascia in primo piano lo spirito nazionalista e le passioni dei protagonisti, sullo sfondo di un Paese in balia di disonesti e truffatori. Il lieto fine viene parzialmente salvato, conferendo dignità ai vinti ed onore ai caduti. Ogni personaggio è molto fiero a prescindere dalla bandiera che serve. Incisiva è la figura di Constance, donna forte, decisa a tutto pur di abbattere il sistema, anche quando ne fa parte ella stessa. La sua algida bellezza che ricorda eroine hitchcockiane è spesa con metodo, nonostante cedimenti sentimentali un po' sopra le righe.

In equilibrio tra il film di genere e il fumettone, Triplice inganno resta mediamente fedele all'originale, a volte con eccessi d'enfasi nei dialoghi che rimangono empaticamente ai margini. I suoi protagonisti sono figurine irreali che hanno però le facce giuste del film in costume. Nulla della ricostruzione storica lascia a desiderare, sebbene i dialoghi risultino eccessivamente moderni. Se la bellezza di Diane Kruger domina lo schermo, lo stesso non può dirsi di Stefano Accorsi, male assistito da un pessimo doppiaggio.
Troppe attese, per una pellicola che rimane un discreto momento d'intrattenimento, senza grosse pretese.