Tanti li disprezzano, altri li amano, un bel po' di noi li ha addirittura vissuti (restandone segnato).
Sono i famigerati anni '80, fatti di colori sgargianti, capelli improbabili e vestiti invadenti; di un'estetica, in generale, che a differenza di altre fatica ad uscire illesa dal suo tempo, tanto che basta capitare per caso, facendo un distratto zapping, su molte produzioni di quegli anni per capire al volo che si tratta proprio di quel periodo. Eppure è stata una decade composta da una buona dose di grandi film di culto (qualcuno ha detto Ghostbusters, Ritorno al futuro, I Goonies, The Blues Brothers...?) e da tante scene cult che hanno animato il grande schermo.
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Non si può dire lo stesso della TV, non nei medesimi termini almeno, perché le serie nate in quegli anni, quando da noi andava ancora per la maggiore il termine "telefilm", avevano un approccio e una forma che solo di lì a qualche anno avrebbero iniziato a cambiare grazie all'arrivo di pietre miliari del piccolo schermo quali Twin Peaks prima e X-Files poi, per la partenza di un percorso artistico che ha portato ai capolavori che animano i nostri schermi divenuti ormai piatti. Come si fa a raccontare a chi cresce oggi il fascino di quelle produzioni? Come si fa a spiegare a chi sta crescendo in compagnia de Il trono di spade, Breaking Bad e The Walking Dead che anche quella roba poteva essere appassionante e, soprattutto, divertente? Ci proviamo attraverso qualche simbolo, icone di una televisione che non c'è più. In alcuni casi appartengono a serie che hanno debuttato in patria nel decennio precedente, ma ci perdonerete la licenza poetica visto che quei simboli hanno accompagnato gli anni ottanta del nostro paese.
20. Il trenino de Il mio amico Ricky (1982 - 1987)
E' una delle serie che occupavano i pomeriggi televisivi dell'epoca, insieme ad Arnold (che ritroveremo più avanti), Webster ed altre sit-com a carattere familiare. Non una delle migliori, probabilmente, ma arricchita da un dettaglio che mi ha sempre fatto sognare: il trenino che attraversava la lussuosa abitazione in cui il dodicenne Ricky veniva accolto dal padre Edward Stratton III, un uomo col complesso di Peter Pan che viveva circondato da giocattoli di ogni tipo, di cui era anche fabbricante con la sua Eddie Toys.
La curiosità: Tante le guest star apparse nella serie nel corso degli anni, tra cui Whitney Houston, Matthew Perry, Sharon Stone ed anche Gary Coleman/Arnold, in un episodio cross-over con la serie che lo vedeva protagonista.
19. La presa elettrica sotto l'ascella di Super Vicki (1985 - 1989)
Sfidiamo chiunque a negare quanto fosse anni '80 l'ingenuità di una serie come Super Vicki, che raccontava dell'androide dall'aspetto di una ragazzina V.I.C.I. (Voice Input Child Identicant), portato a casa dal suo progettista Ted Lawson e spacciato per un'orfana adottata dalla famiglia, con lo scopo di far sviluppare la sua intelligenza artificiale in un contesto familiare normale. Ma Vicki non è una bambina, ha super velocità, super forza, una presa elettrica sotto l'ascella destra ed una seriale sotto la sinistra, nonché un pannello per accedere ai comandi sulla schiena. Ma soprattutto una buffissima incapacità di comprendere alcuni usi umani e l'abitudine di interpretare letteralmente troppi modi di dire di uso comune, caratteristiche che rendevano difficile spacciarla per una normale bambina adottata.
La curiosità: In quanto robot, Vicki era immutabile e non cresceva, ma la sua interprete Tiffany Brissette sì. Ed essendo una bambina, anche piuttosto rapidamente! Per questo motivo, i produttori della serie, arrivati alla terza (e penultima) stagione, si inventarono un upgrade del modello della piccola androide: caratteristiche di questa Vicki 2.0 erano un viso più maturo, vestiti moderni e la capacità di bere e mangiare (le bevande, ad esempio, avevano la funzione di raffreddare i componenti del robot).
18. Il cursore di Automan (1983 - 1984)
Non un grande successo, tanto da non andare oltre i tredici episodi di ordine iniziale, ma tra gli appuntamenti fissi del sottoscritto nei pomeriggi di Italia 1. La serie segue le indagini di Walter Nebicher, programmatore impiegato presso la polizia di Los Angeles e poco stimato dai suoi superiori, finché un sovraccarico elettrico non rende reale il personaggio di un videogioco investigativo a cui stava lavorando. Il dettaglio affascinante è Cursore, un punto luminoso, un cursore appunto, in grado di creare nel mondo reale qualunque cosa necessaria ad Automan semplicemente disegnandola.
La curiosità: Un aneddoto simpatico riguarda il costume di Automan, dal bizzarro aspetto luminescente. L'effetto era ottenuto grazie ad un tessuto fabbricato dalla 3M, composto da tante piccole palline riflettenti e capace di riflettere quasi la totalità della luce con la quale era illuminato.
17. La Ferrari bianca di Miami Vice (1984 - 1989)
Due detective sotto copertura (James "Sonny" Crockett e Ricardo "Rico" Tubbs), glamour, musica e auto sportive. Miami Vice non è mai stata la serie preferita di chi scrive, ma è innegabile il fascino che esercitava sul pubblico anche nostrano (in patria il boom arrivò dopo una prima stagione passata in sordina, che ha saputo attirare l'attenzione solo con le repliche estive) e l'influenza che ha avuto sulla moda maschile di quegli anni (i protagonisti hanno dato risalto, per esempio, alla maglietta sotto la giacca di Armani).
La curiosità: La Ferrari Testatossa bianca è un simbolo della serie e di quegli anni (e il bianco un colore molto gettonato per questo genere di look un po' sopra le righe), ma nel corso della prima stagione il duo usava una replica della Ferrari 365 GTS/Daytona Spyder, realizzata però partendo da una Chevrolet Corvette. Leggenda vuole che Enzo Ferrari avesse donato alla produzioni due Ferrari originali per mettere fine a questa situazione.
16. Generale Lee di Hazzard (1979 - 1985)
Restiamo in tema automobilistico, perché sono proprio le auto e le evoluzioni acrobatiche con esse ad essere protagoniste di Hazzard. Ben diverso il look del veicolo d'elezione dei Dukes, protagonisti dello show CBS, rispetto alla Ferrari appena citata: si tratta in questo caso di una Dodge Charger R/T del 1969 denominata Generale Lee e dal vistoso color arancio. Ben diverso anche il tono della serie: non c'è il glamour che di lì a qualche anno avrebbe caratterizzato Miami Vice, ma un approccio molto più scanzonato per raccontare le vicende di cugini Bo, Luke e Daisy Duke e dello zio anziano Jesse.
La curiosità: Non avranno indossato le giacche bianche di Armani e non avranno avuto look curati e fashion, ma l'impronta dei Duke in ambito moda non è mancato, almeno in USA e per quanto riguarda il personaggio di Daisy, che ha lanciato in patria la tendenza a indossare short di jeans che proprio da lei hanno preso il nome in quel periodo: Daisy Duke Jeans o Daisy-Dukes . Una trasgressione mitigata dai dirigenti CBS che chiesero che l'interprete Catherine Bach indossasse calze color carne sotto i pantaloncini.
15. Il chiodo di Fonzie di Happy Days (1974 - 1984)
E' una serie iniziata nei '70, che racconta il decennio a cavallo tra '50 e '60, ma noi la mettiamo tra le icone degli anni '80. E non ce ne vergogniamo (ma per senso di giustizia non le facciamo scalare molte posizioni in classifica)! Perché Happy Days ha accompagnato la generazione che in quegli anni viveva di TV in Italia ed uno dei suoi protagonisti, Fonzie, è stato simbolo e icona irresistibile, grazie all'interpretazione di Henry Winkler ma soprattutto alla sua giacca di pelle nera, il cosiddetto chiodo. Assolutamente inimitabile!
La curiosità: Tutti ormai conosciamo la frase salto dello squalo (Jump the Shark). Non tutti forse sanno che questa definizione viene proprio da Happy Days, dall'episodio Fonzie, un nuovo James Dean? - Parte 3, secondo della stagione 5, in cui letteralmente il personaggio interpretato da Winkler salta uno squalo con gli sci d'acqua. Un momento che viene considerato l'inizio del declino della serie e da allora viene usato per indicare il punto di non ritorno di uno show.
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14. Il cappello di JR in Dallas (1978 - 1991)
Anche questa è una serie che ha debuttato nei '70, ma si è protratta fino al 91 e gli anni '80 li ha vissuti tutti, per intero. Un lungo periodo in cui ci ha raccontato gli intrighi della famiglia Ewing, la sua rivalità con i Barnes sullo sfondo dell'industria petrolifera. L'immagine che tutti abbiamo in mente quando pensiamo a Dallas, quella originale e non il remake del 2012, è il celeberrimo cappello di J.R. (ora esposto al Museo Nazionale di Storia Americana), vero simbolo dello show e di un certo tipo di America che rappresenta con i suoi intrighi e le lotte per il potere.
La curiosità: Il Duncan Acres, il ranch dove fu girata tutta la serie dopo aver abbanondato il Cloyce Box Ranch usato per la miniserie (considerata la prima stagione del serial di David Lewis Jacobs) e poi distrutto da un incendio, è stato ribattezzato Southfork Ranch ed è ora meta turistica. Si trova a Parker, a nord di Dallas, ma è grande solo 100 acri, non arrivando quindi ai 100mila a cui si fa riferimento nella serie.
13. Le moto (e gli occhiali da sole) dei CHiPs (1977 - 1983)
Siamo ancora in terra di confine per quanto riguarda le date di trasmissione originale, ma anche per i CHIPs sono gli anni '80 quelli che hanno permesso a noi Italiani di appassionarci alle vicende dei due agenti di pattuglia californiani (CHIPs sta per California Highway Patrol), Francis Llewellyn "Ponch" Pocherello (Erik Estrada) e Jonathan A. "Jon" Baker (Larry Wilcox). Simbolo del loro lavoro, e della serie ovviamente, le moto Kawasaki (900 C nelle prime due stagioni, Z1000 C1 nelle successive) sulle quali percorrevano con sicurezza ed orgoglio le strada della California.
La curiosità: Anche se sono stati usate controfigure in alcune sequenze più pericolose ed in campo lungo, Estrada e Wilcox hanno realizzato in prima persona gran parte delle scene a bordo delle moto. Questo coraggio non ha causato grossi problemi a Wilcox, ma Estrada non è stato altrettanto fortunato, rimediando più di un infortunio durante le riprese. Nel corso della prima stagione, per esempio, è visibile una grossa escoriazione sul braccio, mentre durante le riprese della terza una brutta caduta gli ha causato diverse costole ed entrambi i polsi fratturati.
12. Il pupazzone di ALF (1986 - 1990)
E' un tema classico quello dell'alieno che si trova a confrontarsi con la nostra vita umana, ad imparare a conoscere ed apprezzare usi e costumi, ma pochi forme di vita aliene (Alien Life Form, ALF appunto) sono state carine e morbidose come il pupazzone protagonista della sitcom lanciata negli anni '80 dalla NBC, simbolo di un'ingenuità caratteristica delle serie di quel periodo. Segni particolari di Gordon Shumway, vero nome di ALF, proveniente dal pianeta Melmac e precipitato nel garage dei Tanner: una passione smodata per i gatti, di cui non si stancherebbe mai di cibarsi.
La curiosità: Tensione e grandi difficoltà sul set di ALF, a causa della complessità nella realizzazione di uno show che aveva come protagonista un pupazzo. Lo ha raccontato il creatore e burattinaio Paul Fusco, che però ha anche sottolineato come i momenti più divertenti della realizzazione fossero le sedute nella stanza degli sceneggiatori e le tante battute che non è stato possibile inserire negli script perché non sarebbero state accettate dalla censura, in particolare proprio quelle riguardo la passione culinaria di ALF per i gatti ed altri animali.
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11. Il baffo di Tom Selleck (ma in generale il look) in Magnum P.I. (1980 - 1988)
Thomas Magnum aveva tante cose che colpivano il pubblico degli anni 80: era un detective privato, era affascinante, viveva ed operava alle Hawaii ospite nella lussuosa abitazione dello scrittore Robin Masters. Certo, doveva sopportare il rigido ex-soldato Higgins, che si occupava con rigidità della sicurezza della dimora, ma ci sembrava un sacrificio del tutto sopportabile. Quello di Magnum (il P.I. sta ovviamente per Private Investigator) è il ruolo che ha lanciato la carriera di Tom Selleck, personaggio reso così unico e iconico proprio per il carisma del suo interprete.
La curiosità: Che esista o meno un Robin Masters è un po' un mistero e più volte nel corso della serie il sospetto (nostro e di Magnum) che possa essere lo stesso Higgins sorge. Quello che sappiamo è che nelle poche occasioni in cui la voce del personaggio si sente nello show, alcune volte a stagione, appartiene in originale ad Orson Welles.
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10. I bisticci di George e Louise ne I Jefferson (1975 - 1985)
Dal Queens a Manhattan, da personaggi secondari di Arcibaldo ad uno show a loro dedicato, l'ascesa (cantata sin dalla sigla Movin' On Up della serie) di George e Louise, ovvero I Jefferson, è esplosiva! Dal risarcimento per un incidente che gli permise di aprire la sua prima lavanderia che già gestiva all'inizio dello spin-off firmato Norman Lear di cui diventarono protagonisti nel 1975, senza mai smettere di discutere, più o meno animatamente, anche solo per decidere chi dovesse aprire la porta di casa. Attraverso di loro, ne I Jefferson si mise in scena l'inserimento di una famiglia di colore in un contesto prettamente bianco, scherzando e ironizzando sulle differenze di valori.
La curiosità: La serie fu cancellata dopo undici stagioni dalla CBS senza nessun preavviso, impedendo così agli autori anche di dare una degna conclusione alle vicende di George e Louise Jefferson. Addirittura il protagonista Sherman Hemsley dichiarò di aver appreso della cancellazione direttamente dai giornali, così come Isabel Sanford, informata da un pareente. L'attrice in particolare definì irrispettosa la decisione del network, sia nei confronti di chi realizzava la serie che, probabilmente, degli spettatori che ancora la seguivano nonostante il calo di ascolti subito in quell'ultimo anno.
9. Il furgone di A-Team (1983 - 1987)
Abbondano i mezzi di trasporto nella nostra classifica, ma ci sembra anche sensato perché da sempre gli eroi hanno avuto un proprio veicolo d'elezione a simboleggiarli, anche un pratico furgone come nel caso dell'A Team, squadra di ex militari provenienti dalla guerra in Vietnam ed ora costantemente in fuga dopo essere evasi a seguito di un'accusa ingiusta. Una condizione, quella di fuggiaschi, che non gli impedisce di continuare a lottare, aiutando da mercenari quelli che di volta in volta hanno bisogno della loro assistenza. Il tutto, a dispetto delle armi di ogni tipo usate nel corso della serie, senza mai sfociare in uccisioni espliciti e violente, come da tradizione della TV di quegli anni. Ah, per inciso, il furgone è un GMC Vandura nero e grigio impreziosito da due strisce rosse laterali.
La curiosità: Un successo, quello dell'A-Team, non accompagnato da situazioni idilliache: non è un mistero, infatti, che George Peppard e Mr. T non andassero molto d'accordo sul set; incomprensioni non aiutate dal fatto che il secondo fosse diventato la vera star della serie e che fosse anche pagato più del collega, che si riteneva un vero attore. Secondo Dirk Benedict (Face, rinominato Sberla nella versione italiana), i due usavano lui come messaggero per comunicare, visto che evitavano di parlarsi l'un l'altro.
8. Il costume (e il manuale smarrito) di Ralph Supermaxieroe (1981 - 1983)
Fanno tanti (troppi) remake negli ultimi anni. Che stanno aspettando per rifare Ralph Supermaxieroe?! No, meglio di no, ci siamo semplicemente lasciati trasportare dalla nostalgia per la serie. Meglio che Ralph resti quello interpretato da William Katt e che il costumino resti quello imbarazzante che gli alieni gli hanno donato nel corso di un incontro ravvicinato nel deserto. E soprattutto che continui a non saperlo usare per aver smarrito il manuale durante il viaggio di ritorno in città! Incantevole mix di commedia e azione, con una spruzzata di fantastico, la serie è uno di quegli show del passato che ci piace ri-guardare ancora oggi.
La curiosità: La certezza è il suo nome, Ralph, ma il cognome resta un problema. Inizialmente battezzato Hinkley, ma cambiato in Hanley dopo l'attentato a Reagan da parte di John Hinkley Jr, il personaggio di Katt è stato per un po' semplicemente Ralph o Mister H. Per poi tornare ad essere Hinkley ad inizio stagione 2 e finire per essere Hunkley nella stagione 3. Poco importa, per noi il cognome ideale resta "Supermaxieroe"!
7. Le smorfie di Cliff ne I Robinson (1984 - 1992)
Cerchiamo di mettere da parte le recenti accuse di molestie sessuali a Bill Cosby, protagonista e co-autore de I Robinson Bill Cosby, non perché non importanti, ma perché slegate da quello che la serie che in originale prende da lui il nome è stata per gli spettatori dell'epoca. E se è stata un successo in patria e a livello internazionale è proprio per Cosby stesso, per il suo carisma, le sue smorfie, i suoi tempi comici e l'alchimia che aveva saputo creare tra i membri della sua fittizia famiglia, ricalcata su quella reale dell'attore. Una serie su una famiglia di colore che però non prende mai in esame argomenti di carattere razziale, in cui il contrasto di valori tra bianchi e neri è del tutto marginale.
La curiosità: Dal nome del protagonista (da Clifford ad Hitchcliff), al numero dei figli, all'arredamento del salotto, molte variazioni sono state fatta alla serie dal pilot e i primi episodi ai successivi. Un dettaglio che la NBC avrebbe voluto diverso è l'interprete della figlia maggiore di Cliff, Sondra, Sabrina Le Beauf, che era stato proposto a Whitney Houston. Ruolo rifiutato perché l'artista era decisa a dedicarsi a tempo pieno alla sua carriera di cantante e non avrebbe potuto gestire un impegno televisivo di lunga durata.
6. I gilet di Alex di Casa Keaton (1982 - 1989)
I Keaton sono tra le famiglie televisive più popolari e amate degli anni '80. E se è così il merito non va solo alla loro simpatia, alla semplicità e apertura, ad una composizione del cast efficace, ma ad uno in particolare dei loro membri, in particolare alla pecora nera della famiglia: Alex P. Keaton, ovvero Michael J. Fox che proprio in quegli anni stava esplodendo grazie ai suoi ruoli, Ritorno al futuro su tutti. Repubblicano convinto in una famiglia di democratici ex-hippie, Alex è il diverso di Casa Keaton e la sua diversità è simboleggiata anche dal suo abbigliamento preciso e ordinato, a cominciare dai gilet che era solito indossare.
La curiosità: Come per tante serie di quegli anni, alcune delle quali presenti anche in questa classifica, numerosi volti noti hanno animato gli episodi di Casa Keaton in ruoli più o meno ricorrenti, in qualità di semplici guest o personaggi ricorrenti. Tra River Phoenix, Geena Davis, Christina Applegate e Julia Louis-Dreyfus, ci piace ricordare soprattutto lo zio Ned di Tom Hanks, fantastico nel dar vita ad un modello di vita per Alex e nell'essere protagonista di uno degli episodi più divertenti della serie (Il fuggiasco).
5. La spilletta di MacGyver (1985 - 1992)
C'è chi diceva "datemi una leva e vi solleverò il mondo"... beh, a MacGyver di solito bastava molto meno, diciamo anche soltanto una spilletta. Non ha bisogno di armi, né di un esercito per portare a termine i suoi incarichi, se la cava con quello che trova e soprattutto con l'intelligenza e l'ingegno. Non beve, non fuma, non è donnaiolo... insomma, il personaggio di Richard Dean Anderson è un eroe puro che ripudia la violenza e sconfigge i criminali senza usare la forza. Forse era anacronistico già negli anni '80...
La curiosità: Proprio la capacità, eccessiva e talvolta surreale, di cavarsela sempre, in ogni occasione e con qualunque mezzo, ha fatto diffondere online una certa ironia al riguardo, un po' come è accaduto con la forza ed invulnerabilità di Chuck Norris. Sono i MacGyver Facts, sintetizzati alla perfezione da quello che segue: Dio li fa, Chuck Norris li accoppa, MacGyver li aggiusta.
4. Kitt di Supercar (1982 - 1986)
Ecco, se una Ferrari bianca non ha mai affascinato particolarmente il sottoscritto, un'auto che ha invece sempre avuto il suo innegabile appeal è Kitt di Supercar. Non perché lussuosa, né sportiva, né veloce, ma perché tecnologica e fantascientifica, nonché particolarmente intelligente. Un'auto con cui poter anche dialogare del più e del meno, mentre bloccati nel traffico: non è un sogno? L'auto in questione è una Pontiac Firebird Trans Am, ma quello che ha sempre fatto la differenza è la qualità e la quantità di optional a sua disposizione. Grande invidia per Michael Knight (David Hasselhoff)!
La curiosità: Gran parte delle sequenze acrobatiche della stagione 2 facevano ricorso a modelli in scala 1/8 di KITT, perché impossibili da realizzare con un'auto vera... e forse è meglio così. Infatti molte sequenze in cui si vede KITT saltare staccano su un altro angolo di ripresa durante il volo, a causa dei danni subiti spesso alla parte frontale dell'auto al momento dell'atterraggio.
3. Il topo di V-Visitors (1984 - 1985)
Mega astronavi, pelle squamosa, occhi da rettile... eppure quello che resta impresso nella memoria degli spettatori di Visitors è un topo: quello di cui si ciba Diana ad inizio serie, la prima prova lampante della vera natura dei visitatori arrivati sulla Terra e fin lì dimostratisi amichevoli e fin troppo umani. La scena a cui assiste Mike Donovan, giornalista d'assalto intrufolatosi a bordo della nave madre per saperne di più, è di quelle che lasciano il segno ed è uno dei momenti più forti della televisione di quegli anni, anche se rivista oggi gli effetti visivi con i quali è realizzata non brillano certo per qualità.
La curiosità: Lo sapranno in molti, ma a volte ribadire l'ovvio è comunque utile: tra gli attori ricorrenti di Visitors figura Robert Englund, interprete che di lì a breve sarebbe diventato Freddie Kruger della serie di Nightmare. Bizzarro che proprio lui, popolare per essere stato tra le icone horror più note ed amate, villain di grande fascino e popolarità, abbia interpretato nella serie il visitor buono per eccellenza.
2. Le guanciotte di Arnold (1978 - 1986)
Da Harlem a Manhattan, il passaggio dei due fratelli Willis ed Arnold Jackson dalla povertà alla lussuosa abitazione dei Drummond è il fulcro intorno a cui ruotano le situazioni dello show NBC (diventato ABC nel periodo finale), capace di mettere in mostra, senza prendersi troppo sul serio essendo di base una sitcom, i contrasti che animano la società americana. E lo fa attraverso le adorabili guanciotte del protagonista combinaguai Arnold, interpretato da Gary Coleman, attore la cui crescita è ostacolata da una malattia congenita ai reni e morto quasi cinque anni fa.
La curiosità: A parte le celebri guanciotte e il caratteristico pesce rosso Abramo, altra caratteristica distintiva della serie era la catchphrase di Arnold, il suo classico modo di dire "Che cavolo stai dicendo, Willis?", usualmente rivolto al fratello ma adattabile a seconda dell'interlocutore. Una frase ripresa anche quando nel 1996 Coleman ed il collega Conrad Bain sono tornati a vestire i panni dei due fratelli per il finale di Willy, Il Principe di Bel Air, dedicando la celeberrima frase al personaggio di Will Smith.
1. L'uovo di Mork in Mork & Mindy (1978 - 1982)
Stiamo parlando di icone, non possiamo che trovare al termine di questo percorso qualcuno con la capacità di catalizzare l'attenzione su di sé che aveva Robin Williams. Qualcuno che improvvisando un personaggio improbabile e folle per un episodio surreale di Happy Days riusciva a colpire tanto da guadagnarsi una serie tutta per sé. Stiamo parlando dell'alieno Mork, che ha lasciato il segno nel panorama televisivo, non solo di quegli anni, e nel cuore degli spettatori (gli Italiani lo conobbero già nel 1979 su Rai 2, ma dovettero aspettare il 1984 per poter apprezzare la serie per intero su Italia 1). Il suo Nano Nano, il suo sedersi sulla testa e bere con il dito, le sue surreali conversazioni con Orson... ogni dettaglio della sua performance porta una serie altrimenti convenzionale come Mork & Mindy nella storia della televisione. A simboleggiare tutto ciò abbiamo scelto la sua astronave a forma di uovo, fenomenale nella sua semplicità.
La curiosità: Buona parte delle situazioni folli e divertenti con protagonista Mork erano frutto dell'improvvisazione di Williams, al punto che gli autori stessi non solo rinunciarono a tenere a bada la verve esplosiva dell'attore (d'altra parte perché avrebbero dovuto?!), ma decisero di metterla a frutto autorizzandola negli script. Ben presto, infatti, le sceneggiature degli episodi di Mork & Mindy iniziarono ad includere dei passaggi in cui lasciar libero sfogo alle follie di Robin Williams, indicate con la semplice dicitura "Robin goes off here".