Last Christmas
Politici, professionisti, vip e nuovi ricchi: questa è Cortina d'Ampezzo, il luogo ideale dove ostentare e ostentarsi inseguendo una visibilità costante tra coloro che contano. L'avvocato Roberto Covelli e sua moglie Elena fanno parte di questa élite di privilegiati accessoriati di chalet e famiglia perfetta con cui condividere ogni anno le tanto attese vacanze di Natale. Emblema della coppia modello, nella realtà dei fatti i due nascondono molti problemi causati dai ripetuti tradimenti di lui e dalla solitudine di lei. Ma quando il vivace avvocato decide di chiudere definitivamente la sua attività di conquistatore, un misterioso sconosciuto intravisto nella camera da letto della moglie e il dubbio del tradimento arrivano a sconvolgere le sue festività, rendendole veramente indimenticabili. Accanto a questo popolo di benestanti, però, ne esiste un altro destinato a sognare di afferrare, anche solo per un momento, la grande illusione della notorietà. Di questa non-élite fanno parte la procace Wanda e il marito Andrea che, dopo aver trionfato al gioco dei Pacchi, decidono di vivere secondo i dettami del jet set, lanciandosi in una spasmodica caccia all'ultimo vip. La fortuna, però, sembra non essere più dalla loro parte. Così, nonostante una momentanea disponibilità economica e un look quanto meno eccessivo, gli edicolanti di Bergamo vengono miseramente battuti sul tempo dai cognati Massimo e Brunella, soci in affari meno fortunati e beniamini dei protagonisti che vivacizzano la vita di Cortina. Chiude il cerchio il giovane Lando, autista siciliano dell'Ing. Brigatti che, conquistato più dal genuino sapore delle sarde che dal lusso ostentato, sceglie l'amore per Galina e per una vita comune.
Nel nome del box office e delle sue cifre l'industria cinematografica crea e distrugge con l'irrevocabile decisione di un dio supremo. Non stupisce, dunque, che, di fronte ai primi segni di una crisi di gradimento, anche il colosso economico del cinepanettone sia stato costretto a una veloce e strategica revisione di forme e struttura. Così, sottoposto a un confronto inaspettato con il trio Aldo, Giovanni e Giacomo, Natale in Sudafrica subisce un arresto che, tradotto in cifre, ha definitivamente mostrato la fragilità di un gigante d'argilla e la necessità di rigenerare un prodotto ormai troppo votato a una volgarità avvilente. Un processo di purificazione attuato soprattutto attraverso la presenza dei fratelli Vanzina che, chiamati a intervenire in fase di scrittura su questo Vacanze di Natale a Cortina, portano a termine un restyling dal retrogusto anni Ottanta in cui l'immagine dell'italiano medio torna a riflettersi con realismo e sconcerto. Abbandonate località esotiche e una casta di privilegiati non facilmente rintracciabili nella vita comune, la nuova commedia di Natale rinuncia imprevedibilmente alla violenza linguistica e alla rappresentazione dozzinale nel nome di una struttura verbalmente più articolata che, pur mostrando tutti i limiti di un genere edificato sulla superficialità e sulla grossolanità della narrazione, tenta di volgere lo sguardo verso modelli più alti. A dare valore alla ricerca di un modulo efficace per comunicare il presente, è la necessità di osservare, scandagliare e, alla fine, riconquistare il contatto con una realtà che, per quanto fastidiosa ed estranea, rappresenta il volto di un paese inesorabilmente impegnato nella venerazione di una non cultura rintracciabile in ogni livello sociale come il più drammatico dei luoghi comuni. In questo modo, manipolando tempo, spazi e luoghi di un'umanità variegata e pur sempre immutabile all'interno dei loro schemi cinematografici, i Vanzina consegnano senza alcuna pietà il ritratto di una collettività deteriorata dalla costante esposizione ai presunti benefici della notorietà e vittima dell'affannosa riconoscibilità riflessa. Meno definita e più impersonale di quella fotografata con una certa innocenza in Vacanze di Natale, l'Italia di oggi rivendica il suo posto alla tavola della mediocrità scambiando la fama per eccellenza e il successo per merito senza rinunciare, però, ai così detti principi che definiscono la nostra storia sociale e cinematografica da oltre sessant'anni. Modelli retorici che, nella strenua e spesso ottusa difesa del nucleo famigliare, come nella rappresentazione di una femminilità naturalmente predisposta al perdono della vivacità maschile, lascia intravedere i segni di un percorso di critica forse iniziato ma sicuramente ancora lontano dall'essere concluso.
Movieplayer.it
3.0/5