L’amica geniale 3, il regista Daniele Luchetti: “Lila non può stare lontana dallo schermo: fa male alla serie"

La video intervista a Daniele Luchetti, regista della terza stagione di L'amica geniale, serie ispirata ai libri di Elena Ferrante.

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L'amica geniale 3: Daniele Luchetti sul set con Margherita Mazzucco e Gaia Girace

Dopo essere stato al timone delle prime due stagioni di L'amica geniale, serie ispirata ai libri di Elena Ferrante, Saverio Costanzo ha lasciato il testimone a Daniele Luchetti: è lui il regista di L'amica geniale 3, dal 6 febbraio su Rai Uno con 8 nuovi episodi.

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L'amica geniale 3: un'immagine di Gaia Girace e Margherita Mazzucco

Adattamento del romanzo Storia di chi fugge e di chi resta, la serie vede di nuovo le attrici Margherita Mazzucco e Gaia Girace nei ruoli di Elena e Lila. Le ritroviamo in due situazioni agli antipodi: Lenù ha pubblicato il suo primo romanzo e sta per sposare Pietro (Matteo Cecchi), professore universitario di buona famiglia. Lila invece lavora in un salumificio, è stata ripudiata dalla famiglia ed è in condizioni di salute precarie.

Ancora una volta il loro rapporto di amore e odio è il cuore della serie: questa volta le loro storie si intrecciano con quelle delle lotte studentesse e della classe operaia. Abbiamo parlato di questa terza stagione proprio con il regista, Daniele Luchetti.

La video intervista a Daniele Luchetti

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L'amica geniale 3 e i Nino Sarratore del mondo

Anche all'inizio di questa terza stagione Nino Sarratore non si smentisce: dice a Elena che Lila è "sbagliata nella testa e nel sesso". Come si fa a difendersi dai Sarratore del mondo?

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L'amica geniale 3: un'immagine di Gaia Girace e Margherita Mazzucco

E io che ne so? L'unica cosa che posso fare da regista è mettere in scena il comportamento di un seduttore seriale, cercando di mantenere nascoste più carte possibili e allo stesso tempo rendendolo riconoscibile. Non è il mio compito quello di trovare soluzioni per le sue prede. Anche perché la stessa Ferrante, quando racconta il personaggio di Elena, racconta un personaggio che ci casca con tutte le scarpe. Quindi evidentemente conosce bene quel sentimento e quella sudditanza, che può capitare anche nelle persone più avvedute. È proprio il racconto preciso che forse può aiutare qualcuno. Però sappiamo che scappare da una dipendenza non è certo una passeggiata.

L'amica geniale 3 e l'attivismo politico

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L'amica geniale 3: Gaia Girace e Margherita Mazzucco in una scena

In questa terza stagione si parla anche dello scontro tra chi fa politica e le persone che vivono situazioni svantaggiate: Lila dice di Nadia "ero furiosa con lei, mi aveva messo nei guai senza rischiare niente". Una cosa che oggi succede con l'attivismo social: su internet magari funziona, ma poi nella vita reale, proprio a chi ne ha bisogno, non arriva. Quanto può aiutare invece un'opera come L'amica geniale che arriva davvero a moltissime persone in 130 paesi diversi?

La prima responsabile di questo è Elena Ferrante, che ha scritto un libro cosmo: dentro c'è tutto, tutte le domande, non ci sono risposte ma altre domande. Tu cerchi una risposta e dentro c'è un'altra domanda con un'altra domanda dentro ancora. Quando fai un libro cosmo attivi milioni di neuroni in tutto il mondo, che associano se stessi a una storia scritta su un elemento molto specifico e particolare che è quel quartiere di Napoli in quegli anni. Proprio perché la storia è tridimensionale, i meccanismi di un'identificazione così transnazionale e transgenerazionale, secondo me, stanno tutti nel fatto che le dinamiche tra questi personaggi sono primarie, universali. L'amicizia e inimicizia tra donne è una dinamica eterna: non è legata agli anni '50, '60 o '70. La serie per fortuna si basa su sentimenti profondi ed è per questo che coinvolge il pubblico in una passione attiva durante la visione.

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L'amica geniale 3 e l'importanza di guardare Lila

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L'amica geniale 3: Gaia Girace in una scena

La seconda puntata si chiude con una frase molto bella di Lila che dice a Elena: "Guardami sempre, anche quando te ne vai da Napoli". E in effetti continua a guardarla. Quello sguardo è quello di Elena, ma è anche il suo, quello del regista, e alla fine diventa il nostro, quello del pubblico. Ha pensato a questa pluralità di sguardi?

Qui c'era un problema importante: la sceneggiatura decide di stare sempre dal punto di vista di Elena. Il libro invece non è scritto sempre dal punto di vista di Elena: quando si racconta cosa succede a Lila mentre Elena è a Firenze, sullo schermo è complicato da rendere. Si poteva fare anche con una semplice battuta. Io ho scelto di staccarmi da Elena e di continuare a guardare Lila. Anche perché penso che la vibrazione che Lila produce sullo schermo sia una vibrazione che influisce sul resto della storia. Quindi tenerla troppo lontana troppo a lungo dal racconto è qualcosa che danneggia il racconto. Quindi o perché c'è una battuta su di lei, o perché viene nominata, o perché appare, o telefona è importante che Lila continui a essere sotto il nostro sguardo.

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