L'amica geniale 3, la terza stagione della serie Rai tratta dai romanzi di Elena Ferrante, è finalmente in arrivo, attesissima per il grande successo con cui ci aveva lasciati due anni fa arrivando a un 28% di share, ma anche sostenuta da una grande fiducia da parte dell'emittente, come dimostra la data scelta per il lancio: domenica 6 febbraio, al termine del Festival di Sanremo, con l'onore e l'onere di proseguire la striscia di prime serate forti della prima rete Rai. Il titolo della nuova stagione è Storia di chi fugge e di chi reste, come il terzo romanzo dedicato a Elena e Lila da parte dell'autrice Elena Ferrante, e richiama sin dal titolo la condizione in cui ci troviamo a seguire il cammino delle due protagoniste, divise tra "l'esplosione di Elena" e le difficoltà dell'amica, intrappolata in una vita dura e piena di sacrifici.
Ce ne hanno parlato in conferenza le due protagoniste, Margherita Mazzucco e Gaia Girace, ma anche la new entry dietro la macchina da presa, Daniele Luchetti che ha sostituito Saverio Costanzo, e gli autori delle sceneggiature Laura Paolucci e Francesco Piccolo, che hanno raccontato le difficoltà di una stagione che si immerge nel "caos e le contestazioni degli anni '70", come ha spiegato Maria Pia Ammirati di Rai Fiction, "che hanno accompagnato la crescita delle due protagoniste" e delle relative interpreti, che "hanno fatto lo sforzo di crescere dentro la serie, nonostante la loro età" per trattare temi universali e attuali, come l'affermazione individuale e il femminismo.
Crescere con Lila e Lenù
Quello che è toccato a Margherita Mazzucco e Gaia Girace è stato infatti un compito arduo, perché il cammino di Elena e Lila in questa stagione è ricco di eventi e insidie, ma soprattutto le porterà ai trent'anni e una maturità che loro non possono ancora avere nella realtà. Non è un caso che si sia parlato più volte di un recasting per i nuovi episodi e lo ha confermato lo stesso Daniele Luchetti, il regista che ha preso in mano le redini del progetto in sostituzione di Saverio Costanzo: "è stato un dibattito aperto dall'inizio, era una domanda che ci facevamo, ma abbiamo capito abbastanza presto che non sarebbe stato necessario cambiare interpreti e che Margherita e Gaia avrebbero potuto reggere sulle loro spalle il peso di questa stagione", pur non essendo mai state truccate in modo pesante o evidente.
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"Sono sicuro che quelli che hanno immaginato di vedere le attrici invecchiare" ha spiegato anche Luchetti, "non saranno delusi di vedere Margherita e Gaia che semplicemente col talento diventano più mature." Un qualcosa che il regista ritiene credibile, perché "negli anni '70 le nostre madri erano delle ragazze. Quelle persone che lottavano per una dimensione di rinnovamento erano dei ragazzini. Ci ho messo molto di personale, di quello che ho visto nella mia vita. Questa non è solo la storia della Ferrante, ma di tutti quelli che hanno vissuto quegli anni. Per questo piace questa serie."
Chi fugge e chi resta
"Succedono tantissime cose" ha confermato infatti Margherita Mazzucco, "per il mio personaggio è una stagione molto dinamica", ma sull'esperienza del set ha ammesso che "la parte più divertente è quella familiare, quella in cui siamo io, mio marito e le bambine. È la parte più bella perché sembrava di non lavorare. Era tutto molto leggero anche per renderlo accessibile alle due bambine." C'è stato però anche tanto lavoro, soprattutto di studio del periodo in cui ci si muove: "ho dovuto studiare perché non conoscevo gli anni '70. Grazie a Daniele, video e documentari ho avuto un'idea più chiara di questa epoca. Sono stati fondamentali anche i libri della Ferrante e ricordo che ogni mattina leggevamo lo stralcio del romanzo relativo alla scena da girare. Ho dovuto mostrare la crisi professionale e personale del mio personaggio, che non sa se vuole continuare a essere una scrittrice e come essere madre. Deve capire chi è."
Un compito non facile anche per Gaia Girace, che ha spiegato come sia stato "molto difficile immedesimarsi in Lila in questa stagione, perché ci troviamo davanti a una Lila che lavora in fabbrica dalla mattina alla sera, distrutta esteriormente, ma con una fame interiore. Ma conoscendo bene Lila mi sono pian piano avvicinata e spero di esser stata credibile." Importante è stato il ruolo di Luchetti, che come prima richiesta alle sua attrice ha voluto che si divertissero: "Venivo da un momento in cui non sapevo se volevo continuare a fare l'attrice" ha detto ancora l'interprete di Lila, "ma con questo approccio ho vissuto la terza stagione tranquillamente e con spensieratezza."
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L'amicizia tra Margherita e Gaia
Si è chiesto in conferenza che rapporto ci sia tra Margherita Mazzucco e Gaia Girace, se sia nata amicizia anche tra loro. "Io e Margherita ci siamo trovate bene fin dall'inizio," ha spiegato la Girace, "ci troviamo bene a recitare ma non abbiamo mai avuto occasione di frequentarci fuori dal set." E lo ha confermato anche la sua coprotagonista, che ha sottolineato come non abbiano voluto "forzare questo rapporto". Lo ha capito subito anche Daniele Luchetti, che parla di un "rapporto molto complesso" che però considera "una ricchezza della serie, perché l'ambiguità del loro rapporto si vede. Gaia ha un'aura di invalicabilità che influisce su di noi, sulla macchina da presa e su Margherita. Elena è molto più sicura di sé nella nuova stagione, più matura e consapevole, ma quando è al cospetto di Lila regredisce a quella che conoscevamo. Margherita con la madre e con Gaia torna a essere la ragazzina delle stagioni precedenti."
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Gli anni '70, tra traguardi da raggiungere e lotte politiche
Un'altra sfida dei nuovi episodi è di ricostruire il contesto degli anni '70, a partire dai dettagli. "Fare il regista in questi casi significa rispondere anche a domande che nessuno si aspetta" ha spiegato Daniele Luchetti, ricordando come "mi sono trovato a spiegare a intere piazze di comparse per cosa stavano manifestando, perché non sapevano niente degli slogan che urlavano. Mi sono messo in piazza col megafono a caricare il discorso femminista. E funzionava questa cosa. Ho dovuto creare l'energia allegra che il '68 sprigionava spiegandola a 300 persone." Un aspetto che emerge anche dalle dichiarazioni degli sceneggiatori: "Abbiamo messo in bocca ai nostri personaggi un linguaggio dimenticato," ha detto Laura Paolucci, "che ci ha fatto paura. Sono diventati a volte slogan sociali."
Un lavoro fatto con attenzione e studio: "Abbiamo usato molto materiale di repertorio," ha detto ancora la Paolucci, "siamo tornati a vedere manifestazioni. Abbiamo reintrodotto parole che fanno paura e questo vuol dire anche reintrodurre dei concetti, delle domande e delle analisi politiche da proporre ai ragazzi che vedranno la serie. Ci siamo chiesti che risposta abbiamo dato a questi ragazzi, se veramente da quegli anni c'è stato un cambiamento rispetto alle domande poste. Non era facile dribblare la retorica, speriamo di esserci riusciti." Una sfida in cui si sono sentiti protetti dall'opera di Elena Ferrante, un immaginario in cui "anche i produttori stranieri erano in qualche modo ospiti di una cultura profondamente italiana e napoletana" ha ricordato Francesco Piccoli, "è stato molto importante e ci ha dato tanta autonomia, che è stata un grande valore nel passaggio da un regista all'altro" nel passare da Saverio Costanzo con cui era stato impostato ad Alba Rohrwacher per gli episodi da lei diretti nella stagione 2 e ora a Daniele Luchetti.
Il nuovo sguardo di Daniele Luchetti
Una novità della stagione 3 de L'amica geniale è l'arrivo di Daniele Luchetti dietro la macchina da presa. "Il passaggio di testimone pone sempre una domanda: servirò a qualcosa?" ha detto il regista, "riuscirò a dare qualcosa a questa serie? Si può entrare in competizione con quanto è stato fatto prima, si può andare in autosabotaggio e voler fare qualcosa di diverso a ogni costo. Io ho fatto la scelta di seguire i personaggi e permettere loro di vivere le scene emotivamente davanti alla macchina da presa." Si è scelta la strada della fedeltà al romanzo e il testo scritto è stato un riferimento costante: "Mi facevo una domanda, aprivo il libro alla ricerca di una risposta e trovavo un'altra domanda."
Ma non ha rinunciato a mettere qualcosa di proprio in questa esperienza: "Ho vissuto in una famiglia in cui le donne non avevano potuto studiare e i loro talenti sono stati schiacciati. C'era una feroce caccia alla donna che veniva data per scontata e che conosco molto bene. La rabbia di Lila la conosco molto bene, è la rabbia di mia madre. Quel rancore che provava anche per chi aveva trent'anni meno di lei e aveva potuto frequentare un liceo. Così conosco anche l'altra parte, quella delle famiglie di sinistra che ho vissuto da parte di mio padre. Questa eterna lotta della donna per cercare di avere una parità l'ho vissuta sulle mie spalle, anche col senso di colpa di essere maschio. Ecco perché mi riguarda questa storia e spero di aver dato una risposta adeguata."