Se nei primi due capitoli de L'amica geniale Saverio Costanzo prepara con rigore il terreno per gli avvenimenti che porteranno le due protagoniste fuori dal Rione, nel terzo e quarto episodio della serie (in onda su Raiuno il 17 febbraio) il racconto torna per una breve parentesi inziale a essere più intimo fino ad esplodere in un secondo momento nell'affresco del primo feroce impeto di ribellione e rottura.
Come leggerete nella recensione de L'amica geniale 2 episodi 3 e 4 l'universo di Lila e Lenù si fa più complesso, stratificato, pronto ad accogliere i germi di una separazione imminente, seppur temporanea; il fermento del mondo aldilà dal Rione irrompe con tutto il suo fragore nella sottile zona d'ombra nella quale le due ragazze hanno vissuto fino a quel momento. A livello stilistico la spinta verso l'esterno con la conseguente apertura del microcosmo de L'amica geniale, si concretizza in un cambio di regia che passa nel quarto e quinto capitolo nelle mani di Alice Rohrwacher. Riacquista centralità l'irruenza della femminilità repressa e lo studio come strumento di emancipazione.
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La rabbia di Lila
La figura di Lila "scancellata" e decomposta in un quadro che ne esibisce l'annullamento dell'identità, diventa l'immagine simbolo del terzo episodio de L'amica geniale 2, dai contorni quasi dadaisti: in apertura di puntata Costanzo ne fa una rappresentazione totemica. La foto viene esposta in bella mostra nella vetrina del nuovo negozio di scarpe in centro, si consolida l'impero dei Solara in affari con i Carracci e Lila inizia a lavorare nella nuova salumeria, in quello "spazio odoroso di calcina e formaggio" dove come ci ricorda la voce narrante di Elena (Alba Rohrwacher) sembrava "decisa a comprimere tutta la sua vita".
Da questo momento in poi comincia la lenta metamorfosi del personaggio interpretato da Gaia Girace, che passa attraverso i primi piani sul volto contrito, sugli occhi a "fessura", sullo sguardo a tratti ribelle e selvaggio. Lila fa appello a tutto il suo carisma e mette in atto la sua personalissima e segreta battaglia per liberarsi dai vincoli sociali e culturali, che ancorano le sue coetanee a fratelli, padri e mariti; nel Rione, che sa di marcio, usurai e "mazzate", è diventata Lila la "janara", incapace di "farsi ingravidare", Lila che ha imparato a "imbrogliare il rione intero", che ha sempre una "smania per la testa", Lila che riesce a ottenere a ogni costo ciò che vuole, compreso il permesso di accompagnare Elena alla festa a casa della professoressa Galiani, dove darà sfogo al suo sarcasmo più spietato. Qui, tra balli, terrazze e chiacchiere da salotto della Napoli bene, le due ragazze si accorgeranno di appartenere a due mondi sempre più distanti.
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Verso la rottura: la regia di Alice Rohrwacher
Nel secondo episodio (Il bacio) la narrazione diventa più tesa e nervosa, complice la mano di Alice Rohrwacher. Le scene illuminate dalla fotografia di Hélène Louvart si spostano nel mare di Ischia, dove dopo il matrimonio di Rino e Pinuccia, Elena accetta di accompagnare Lila e sua cognata. La fascinazione per Nino Sarratore è rimasta immutata, mentre si fa nuovamente strada in Lila un'insaziabile fame di libri, insieme ad una rabbia che scava tra gli zigomi e i pensieri nascosti.
È il tempo della vacanza, della sospensione dei doveri coniugali, dei bagni estivi, delle schermaglie d'amore; il ritmo si fa più incalzante e il reale fa spazio all'onirico. La luce sferzante dell'estate, il tremolio dell'acqua, i colori della natura, il calore della sabbia e la silenziosa brezza marina entrano nella quotidianità dei protagonisti, insieme ad un "improvviso senso di compiutezza". Un equilibrio destinato però a spezzarsi con il ritorno dei rispettivi mariti e con un ulteriore allontanamento tra le due amiche dopo la confessione del bacio tra Lila e Nino. È l'alba della rottura.
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Conclusioni
Alla fine della recensione de L'amica geniale 2 episodi 3 e 4 rimane la convinzione che anche questa seconda stagione sia destinata a ripetere il successo della prima. L'irruzione di Alice Rohrwacher regala al racconto una narrazione più rarefatta e sospesa, che ben si combina con il tempo delle emozioni su cui si sofferma questa parte di storia.
Perché ci piace
- La regia si evolve insieme ai personaggi fino alla rottura finale.
- Irrompe il racconto di Alice Rohrwacher: il reale fa spazio all'onirico, la narrazione diventa più agitata e incalzante.
- L'interpretazione di Gaia Girace e Margherita Mazzucco diventa sempre più tesa: parlano i volti.
Cosa non va
- Lo stile più rarefatto e sospeso del quarto episodio potrebbe non accontentare i più tradizionalisti.