È stata "realismo" la parola d'ordine sul set de L'altro ispettore, la nuova serie Rai con Alessio Vassallo e Cesare Bocci sull'ispettorato del lavoro in chiave gialla, ispirata ai romanzi di Pasquale Sgrò. Ce lo conferma la regista Paola Randi, che ha costruito un mondo che unisce realismo, umanità e un'idea nuova di detective story: un investigatore senza pistola, armato solo di empatia, ascolto e gentilezza.
La regista ci ha raccontato il lavoro in Toscana, il rapporto con Lucca, la scelta dei veri casi che hanno ispirato gli episodi e la forza emotiva del suo protagonista, Mimmo Dodaro.
L'altro ispettore: Lucca e dintorni, le location
Parte della forza narrativa ed emotiva della fiction Rai è sicuramente la location "inusuale" scelta, come ci dice Paola Randi: "Lucca è una città stupenda. Ha delle mura incredibili: uno se le immagina invalicabili, invece sopra c'è un mondo intero. La gente passeggia, va in bicicletta. È di una bellezza sconcertante". Secondo lei la Toscana ha offerto non solo la cornice perfetta, ma anche luoghi di lavoro storici, industrie, fabbriche e realtà professionali a fare da sfondo alle indagini del protagonista.
La serie le ha dato così l'opportunità di entrare in posti che difficilmente si possono visitare, grazie ai casi di puntata, dal cotonificio del primo episodio ai giostrai del Carnevale di Viareggio fino alle cave di marmo del quarto. "Vedi la dedizione che lavoratori e lavoratrici mettono nel proprio mestiere" - continua appassionata la regista - "e quindi spero di tornare a lavorare in Toscana, magari con altre stagioni della fiction".
Oltre Lucca Comics & Games: la città che ispira la detective story
Fan dichiarata di fumetti e disegnatori, la regista ci confessa: "Sono una fan di Lucca Comics & Games, ma purtroppo non eravamo lì durante la fiera. Lucca ha un cuore con una grande piazza ovale, particolarissima". Si riferisce alla Piazza dell'Anfiteatro, che prende il nome dall'antica costruzione romana del II secolo d.C., su cui è sorta mantenendone la caratteristica forma ellittica: oggi è un luogo di ritrovo con vari bar, ristoranti e attività.
Continua poi: "Ha anche angoli misteriosi perfetti per la detection: Mimmo è sì un ispettore del lavoro, ma rimane comunque un detective". Il nome del protagonista - Domenico 'Mimmo' Dodaro - sembra appunto quello di un supereroe ma i veri eroi sono le persone comuni secondo lei: "Mimmo è un ispettore senza armi, i suoi strumenti sono la gentilezza, la cortesia, l'intelligenza e la cura. Sono qualità risolutive, che possono fare davvero la differenza. Proprio il suo essere diverso dagli altri lo rende speciale".
Una serie tratta da storie vere
Gli otto episodi de L'altro ispettore si ispirano a reali incidenti sul lavoro: "La nostra è una fiction, ma trae spunto dalla realtà. Abbiamo voluto creare casi universali, simbolici, che raccontassero le problematiche della sicurezza sul lavoro. Abbiamo mantenuto il massimo rispetto per vittime e persone coinvolte, e allo stesso tempo restituito calore e umanità romanzandone le vite vissute".
Il lavoro degli sceneggiatori - Salvatore De Mola e Andrea Valagussa - secondo la Randi è stato fondamentale: "Abbiamo voluto dare voce anche agli 'invisibili', a chi normalmente non trova spazio nelle narrazioni. La squadra degli ispettori è fatta di persone competenti che non usano i muscoli, ma il cuore e l'intelletto". Come il Brigadiere Mariotti e l'archivista Vincenzina, adorabili nella loro solo appartente sbadataggine.
Quanto della serie Rai è stato girato a Lucca?
A riprova dell'autenticità del racconto, la regista ci conferma che quasi tutto è stato girato in loco - anche gli interni - e molto poco in studio a Roma. Nulla è stato ricostruito: "Abbiamo girato tutto dal vero, soprattutto a Lucca e dintorni. L'ispettorato, ad esempio, è stato ricreato dentro il Comune, con sale e scale straordinarie che testimoniano l'istituzionalità e l'antichità dei palazzi. I soffitti alti facevano respirare meglio le scene".
Le location preferite di Paola Randi, Alessio Vassallo e Cesare Bocci
Quando le chiediamo quali luoghi l'abbiano colpita di più, Randi non ha dubbi: "Le cave di marmo sono un'esperienza, più che una location. Siamo stati nel laboratorio dove c'erano le sculture di Jan Fabre. Nello stesso luogo dove Michelangelo prendeva il marmo. Un posto che ti apre il cuore: vedi come tutto è connesso, come l'Italia sia un grande laboratorio vivissimo".
E poi gli ampi spazi di ritrovo: "Le piazze di Lucca sono vive, esteticamente piacevoli, quasi magiche. Ogni giorno andavo sul set pedalando: la bicicletta è parte dell'anima della città, e quindi lo è diventata anche della serie". Qualcosa che hanno confermato anche Vassallo e Bocci: il primo innamorato della piazza ovale già citata, raggiungibile solo attraverso gli archi, il secondo in giro per il set sempre in bicicletta.
"Una città a misura d'uomo rispetto a Roma, molto analogica e proprio per questo vicina a Mimmo" - ci dice il protagonista, che chiude dicendoci: "Ho amato la casa che la produzione mi ha dato in affitto durante le riprese, perché sono stato benissimo. Ci tornerei subito per la stagione 2. Però datemi la stessa casa! (ride)"