L’acqua, l’insegna la sete, recensione: la scuola è davvero finita

La recensione de L'acqua, l'insegna la sete, il nuovo documentario del regista italiano Valerio Jalongo, sul tema della scuola.

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L'acqua, l'insegna la sete - storia di classe: un momento del documentario

Con la recensione di L'acqua, l'insegna la sete, che arriva nelle nostre sale con la scaletta da uscita-evento (solo tre giorni al cinema, dal 22 al 24 novembre), si conclude un travagliato percorso distributivo che per il nuovo documentario di Valerio Jalongo dura almeno un anno e mezzo. Era infatti l'aprile del 2020 quando, in pieno lockdown mondiale, il film ha festeggiato la sua prima (virtuale) all'interno del festival Visions du Réel, dove era parte del concorso nazionale - in quanto coproduzione tra Italia e Svizzera - e disponibile al pubblico elvetico tramite le piattaforme dei tre canali televisivi principali (RSI per la Svizzera italiana, RTS per quella francese e SFR per quella tedesca). Successivamente ha goduto di un passaggio in presenza al festival del cinema mediterraneo di Montpellier, subito prima del secondo lockdown europeo, ed è poi stato anche alle Giornate di Soletta, principale manifestazione dedicata esclusivamente al cinema elvetico (coproduzioni incluse), anche in questo caso con la sola fruizione online a causa della chiusura delle sale in quel periodo. E ora arriva nei nostri cinema quando si parla nuovamente di misure restrittive in vari paesi europei e l'argomento al centro del film è esso stesso uno dei simboli della crisi sanitaria.

Ritrovarsi fuori dalla scuola

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L'acqua, l'insegna la sete - storia di classe: un'immagine del film

Il titolo L'acqua, l'insegna la sete - Storia di classe deriva da una poesia, scritta da Emily Dickinson, che Gianclaudio Lopez ritrova fra i ricordi di una classe dell'Istituto Roberto Rossellini a Roma, dove lui è stato insegnante. Tra quei ricordi c'è anche un video-diario, realizzato dagli studenti per tre anni a partire dal 2004. Valerio Jalongo faceva parte di una piccola troupe che ha accompagnato il progetto, e quindici anni dopo l'avvio dello stesso è tornato per documentare i percorsi attuali di Lopez, ormai in pensione, e di coloro che hanno tratto beneficio dai suoi insegnamenti. Il film si muove quindi su un doppio piano temporale, mettendo a nudo i sogni e le frustrazioni di ieri e ponendole a confronto con la realtà odierna, a volte con connotazioni tragiche (una studentessa non è più tra noi, e rimane quindi un frammento del passato). Una sovrapposizione che dà un senso al titolo internazionale A Class Story, con il termine "classe" declinato in tutte le sue accezioni, da quella didattica a quella sociale.

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Scuole di vita e di cinema

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L'acqua, l'insegna la sete - storia di classe: una scena del film

Questo è il terzo documentario di Jalongo in ordine di uscita (dopo Di me cosa ne sai, sullo stato attuale del mondo dello spettacolo in Italia, e Il senso della bellezza - Arte e scienza al CERN, sulle attività del CERN a Ginevra), ma il primo in termini di realizzazione, partendo da quelle fasi iniziali nel 2004. È quindi al contempo un anticipatore (il regista ha parlato dell'ambito pedagogico anche nel film di finzione La scuola è finita) e una summa del suo cinema, incentrato sull'evoluzione della società e dei rapporti umani, una sorta di risposta italiana a progetti di stampo puramente elvetico come Romans d'ados (che seguiva sette studenti dall'età di dodici anni fino alla maturità) o Tableau noir (su un intero anno scolastico in un istituto destinato alla chiusura). È un viaggio nel passato in più sensi, perché oltre a rivisitare gli anni della scuola - anche per sé stesso, dato che l'esperienza al fianco di Lopez ha contribuito alla sua poetica personale - Jalongo evoca anche, con grande empatia, qualcosa di particolarmente fragile e intangibile al giorno d'oggi, che è la didattica in presenza, con lo scambio diretto tra alunno e insegnante, ma anche tra gli stessi studenti. Il 2004 d.C. diventa, indirettamente, una sorta di anno 16 a.C. (avanti Covid), l'emblema di un'altra epoca che sembra molto più remota di quanto non lo sia veramente. Lo stesso si può dire del percorso distributivo del film, che pur rientrando in una logica che precedeva la pandemia ha l'aria di quel new normal che la crisi sanitaria ha velocizzato per quanto riguarda i titoli ritenuti di nicchia. Da quel punto di vista, la filiera ha imparato la lezione sbagliata.

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Conclusioni

Chiudiamo la recensione di L'acqua, l'insegna la sete, ribadendo come il terzo lungometraggio documentario di Valerio Jalongo sia un lungo viaggio, dal 2004 a oggi, all'insegna dell'importanza dell'apprendimento e del rapporto umano tra insegnante e studenti.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
2.0/5

Perché ci piace

  • Il doppio piano temporale e stilistico è molto affascinante.
  • Le persone al centro del documentario hanno tutte dei vissuti degni di attenzione.
  • L'impatto emotivo di certe storie è molto forte.

Cosa non va

  • Chi non ama rivivere gli anni della scuola non troverà molto da apprezzare.