Recensione I guardiani della notte (2004)

Un film affascinante e inusuale che rappresenta una difficile scommessa in fin dei conti vinta per una cinematografia, come tutta quella europea, spesso ferma su sé stessa e poco incline ad incursioni nel cinema di genere.

La Russia che non ti aspetti

C'è una guerra a Mosca che attende di essere combattuta da oltre mille anni, è la leggendaria battaglia tra le forze della Luce e le forze dell'Oscurità, la cui tregua sta per terminare con l'avvento dell'Eletto, colui che sceglierà e porterà alla vittoria una delle due fazioni, minando per sempre l'equilibrio su cui si poggia l'intera umanità. Anton Gorodetsky, membro della Guardia Notturna che da sempre sorveglia vampiri e creature della notte affinché questo equilibrio rimanga inalterato, si troverà a dover giocare un ruolo fondamentale in questa partita a due, con risultato inaspettati.

Primo capitolo di una trilogia tratta dalla saga letteraria di Sergei Lukyanenko, questo I guardiani della notte (Night Watch il titolo inglese, Nochnoy dozor quello originale) rappresenta il primo horror fantasy russo, nonché uno dei pochi blockbuster extra-hollywood in grado di attrarre i mercati internazionali. Distribuito in tutto il mondo dalla Fox International, che ha già acquistato i diritti del seguito Day Watch e co-produrrà il terzo ed ultimo capitolo Dusk Watch, il film diretto da Timur Bekmambetov ha avuto un successo straordinario in patria tale da surclassare al botteghino sia Spider-man 2 che Il signore degli anelli - Il ritorno del re ed è stato scelto come rappresentante russo agli Oscar 2005, ma ha anche frequentato diversi festival come quello Internazionale di Berlino, dove era stato presentato come evento speciale, o il festival di cinema Fantastico di Bruxelles, dove ha anche conquistato un "corvo d'argento" a pari merito con Vital di Shinya Tsukamoto. Arrivato ora anche in Italia, dove ha aperto la terza edizione del Ravenna Nightmare Film Festival, sarà interessante vedere come sarà accolta un'operazione così inusuale ma proprio per questo affascinante.

Il film, in realtà, non ha nulla da invidiare ai tanto strombazzati action-movie statunitensi; sebbene il budget sia di soli 4 milioni di dollari, tutto l'aspetto puramente estetico del film è di grande impatto, con scenografie ricche di particolari e oltre quattrocento inquadrature elaborate in Computer Graphic a tratti sorprendenti perfino per gli standard, altissimi, a cui siamo oggi abituati. Il look del film è estremamente moderno, sia nei movimenti di camera che nel montaggio stile videoclip ormai parte integrante del genere action, ma al tempo stesso la pellicola conserva un'atmosfera magica e incantata che rende la storia raccontata sospesa nel tempo, quasi come fosse realmente in attesa della fine di quell'equilibrio, di quella stasi, che essa racconta.

Così come l'aspetto estetico del film, la storia stessa è data dal forte contrasto tra cinema hollywoodiano e cinema europeo o, se vogliamo, d'autore. Pur non nascondendo legami forti con pellicole affini quali Matrix, Blade e Underworld anche per ciò che riguarda la narrazione e i temi di fondo, i rapporti tra i personaggi e soprattutto tra le due forze in campo sono meno labili e superficiali rispetto ai film sopraccitati e anche le due fazioni, apparentemente corrispondenti a Bene e Male, sono in realtà solo sfumature diverse di entrambi i concetti. Le storie personali sono parte integrante della storia fino a risultare fondamentali nel bel finale del film, in cui molte porte rimangono, ovviamente, aperte per i due seguiti ma allo stesso tempo capiamo quanto intricata possa essere la bella mitologia creata dagli autori dello script.

In realtà questo aspetto può anche essere visto come l'unico vero difetto del film, in quanto questa sceneggiatura così ricca di sfaccettature e sottotrame è molto più complessa di quelle a cui si è normalmente abituati per film di questo tipo, tanto da poter risultare a tratti confusa e poco chiara. Ha il suo peso anche il fatto che ci troviamo davanti ad un prologo di una vicenda molto più lunga che troverà il suo culmine soltanto tra due film; d'altra parte questo è un aspetto comune un po' a tutti gli episodi di apertura di saghe fantasy, una visione globale sicuramente potrà aumentare anche il fascino dei singoli capitoli. Per ora dobbiamo accontentarci di questo I guardiani della notte, un film affascinante e inusuale che rappresenta una difficile scommessa in fin dei conti vinta per una cinematografia, come tutta quella europea, spesso ferma su sé stessa e poco incline ad incursioni nel cinema di genere. Viene spontaneo chiedersi se questo esperimento possa essere una base da cui partire anche per il nostro paese: come dimostrato, se si ha la fantasia e il coraggio necessario, anche con un budget modesto, Hollywood non è poi così lontana.

Movieplayer.it

3.0/5