Arriva su RaiPlay dal 4 giugno La rivincita, opera prima del regista teatrale e lirico Leo Muscato. Un film radicato nel sud rurale, dove la terra rappresenta la sussistenza anche nel nuovo millennio, popolato da personaggi quasi verghiani che lottano non tanto per raggiungere il benessere quanto per la normalità. Michele Venitucci e Michele Cipriani interpretano due fratelli che lottano per sbarcare il lunario divisi dalle responsabilità, ma uniti dall'impegno quotidiano e dalla fatica. Un film che ha radici letterarie e teatrali e arriva direttamente in streaming grazie all'impegno di Rai Cinema.
"La storia nasce sei anni fa dal mio incontro fortunato con lo scrittore Michele Santeramo" spiega Leo Muscato nell'incontro stampa virtuale in cui cita come fonti di ispirazione Ken Loach e Segreti e bugie di Mike Leigh. "Michele mi ha fatto leggere il soggetto de La rivincita e la storia mi ha subito affascinato. I personaggi sono archetipi, metafore di esseri umani, costretti a una continua lotta per ottenere le cose più semplici, ma questo è anche un film sull'amore incondizionato. Si ama e si soffre, ma si trovano risorse inspiegabili per riuscire ad ottenere la normalità".
Un film nato dall'osservazione della realtà
Per La rivincita, Michele Santeramo racconta di aver raccolto i materiali sul campo intervistando molti pugliesi nelle zone in cui la storia è stata poi ambientata: "Tutti i personaggi che descrivo sono realistici. La povertà nelle aeree rurali è molto diffusa, ho conosciuto davvero persone che vendono il sangue per sopravvivere. La povertà ci deumanizza, per restare umani dobbiamo possedere una forza interiore che ci impedisca di cadere nella delinquenza, nel malaffare. Io ho incontrato davvero questa umanità pulsante, incapace di rassegnarsi."
Lo scrittore garantisce dunque di essersi basato sulla realtà attuale del Meridione per una storia intensa e coinvolgente e aggiunge: "I nuovi poveri non sono persone che vivono per strada. Hanno una casa, ma la loro vita dipende da piccole cifre che permettono loro di andare avanti. Sono contento che ci sia questo sguardo verso di loro, di solito rifiutiamo di esplorare gli angoli bui perché ci fa star male pensare che le sfortune siano una condizione normale".
La rivincita, recensione: Combattere per le cose normali
I sogni piccoli, ma importanti del cast
La ricchezza del cast de La rivincita dipende dalla scelta di Leo Muscato di aver riunito un solido gruppo di attori di provenienza teatrale. Michele Venitucci e Michele Cipriani interpretano Sabino e Vincenzo, due fratelli che provengono da una famiglia di agricoltori. Le loro mogli, Maja e Angela, hanno il volto della mora Deniz Ozdogan e della bionda Sara Putignano, entrambe alle prese con la crisi economica e con le difficoltà della maternità. Il regista spiega di aver fatto col cast un intenso lavoro preliminare di analisi del testo per trovare il modo di raccontare il massimo dell'emotività col minimo sforzo. La conferma da Michele Venitucci, il quale sottolinea come "Vincenzo e Sabino sono complementari. L'uno non esisterebbe senza l'altro, nel film vivono uno scambio continuo di ruoli. Il lavoro fatto con Leo prima delle riprese è stato atipico per le modalità, abbiamo provato tantissimo, come se si trattasse di uno spettacolo teatrale".
Michele Cipriani ribadisce come l'aspetto realistico della vicenda non sia l'unico ingrediente di fronte alla presenza di "personaggi densi, che hanno una precisa missione, uomini di carattere come li chiamerebbe Brecht, che hanno sogni piccoli, banali, ma importanti, che li rendono più forti della realtà che affrontano".
Una Puglia contemporanea, ma fuori dal tempo
Per Michele Venitucci, La rivincita è un film fuori dal tempo, ambientato in un presente in cui i tratti della modernità che spiccano maggiormente riguardano la disoccupazione e non l'industrializzazione: "Se ci fate caso, nel film non abbiamo i cellulari. Le riprese sono state effettuate a Martina Franca, ma il sud è un generico non luogo, le campagne sono la casa dei personaggi. Questo fornisce alla storia un'astrazione che la distingue dal realismo tradizionale e ci ha aiutato a concentrarci sui sentimenti, senza preoccuparci troppo della veridicità. Io conosco il personaggio di Sabino, ma ho cercato di non imitare nessuno perché volevo vivere un classico, evitando gli stereotipi. Sono personaggi verghiani con la loro triste miseria, però contemporanei".
Appassionata la voce della turca Deniz Ozdogan che interpreta Maja, l'indomita moglie di Vincenzo. Parlando del film, l'attrice lo paragona a un atto creativo: "Come per un figlio, ogni atto creativo inizia da un sogno, da un seme. Io ho sentito fin dall'inizio che il seme d'amore in questa storia era potentissimo, audace, folle, attaccato alla vita. Il film attira sfighe, ma le trasforma in vita e in gloria. E sul set Leo ci ha protetto in ogni attimo". Sara Putignano, l'interprete di Angela, descrive il "percorso intenso del mio personaggio, che vive una difficoltà relazionale col figlio e con gli altri. Angela riesce a entrare in un vero dialogo con la realtà solo alla fine, il suo blocco è frutto di un trauma del passato che nel film viene solo accennato, ma che compromette il suo rapporto con la maternità. Come i personaggi maschili, anche quelli femminili sono complementari".
La musica, la sua assenza e la catarsi
Parlando della distribuzione su RaiPlay, legata a un momento di necessità, ma capace di veicolare il film a un pubblico ben più ampio del previsto, Leo Muscato commenta la "sperimentazione forzata che si può rivelare un'opportunità straordinaria. Pensavamo di presentare il film al Festival di Bari e poi farlo uscire al cinema. Metterlo su una piattaforma è l'inizio di qualcosa di nuovo, finora le piattaforme sono sempre state luoghi in cui venivano proposti o film realizzati apposta o film già usciti. Il cinema d'autore è un'esperienza nuova". Le ultime parole riguardano l'assenza di musica, o quasi, ne La rivincita a eccezione del brano che chiude il film, No potho reposare, canto d'amore tradizionale sardo riarrangiato e interpretato da Paolo Fresu: "In fase di montaggio abbiamo deciso di non usare musica, sentivamo che l'emotività messa in piedi era già sufficiente. Alla fine abbiamo usato il brano di Paolo Fresu che sottolinea la potente catarsi di un finale sulle nuvole".