Dai fumetti, al palcoscenico di Broadway, per finire direttamente sul grande schermo. L'orfana Annie ne ha fatta di strada dal 1924 ad oggi. Ovviamente stiamo parlando della protagonista del famoso musical scritto da Thomas Meeha e musicato dai compositori Charles Strouse e Martin Charnin che, prendendo spunto dalla striscia Little Orphan Annie del New York Daily New, ha ottenuto un successo incredibile rappresentato da sette Tony Awards, vinti nel 1977, e ben sei anni di repliche ininterrotte in quel di Broadway. Il cinema, ovviamente, non é certo rimasto a guardare scomodando nel 1982 addirittura un grande maestro come John Ford che, dopo aver risolto Il mistero del falco, aver gestito una Giungla d'asfalto, dato la caccia a Moby Dick la balena bianca e aver incontrato Gli spostati, accetta di misurarsi con un mondo di buoni sentimenti messi in musica da Annie.
Ad invogliarlo, probabilmente, un cast d'eccezione formato da Albert Finney, Carol Burnett, Tim Curry e Bernadette Peters. Tutti impegnati a tenere a battesimo la giovane Aileen Quinn, nei panni della protagonista.
Oggi, dopo una trasposizione televisiva firmata da Rob Marshall, il nuovo signore del musical, Annie fa il suo ritorno con una produzione firmata da Will Smith, in cui Quvenzhané Wallis veste i panni di una moderna orfana, all'interno di una New York altrettanto diversa e più congestionata. Perché, ovviamente, la parola d'ordine per questo remake affidato a Will Gluck è svecchiare e attualizzare. La fatidica domanda è, saranno riusciti nell'intento?
Come ti riscrivo un classico
All'origine la vicenda di Annie è stata ambientata ai tempi della Grande Depressione. Sullo sfondo di questo periodo di grave crisi economica, la ragazzina dal viso impertinente e simpatico riesce a conquistare l'affetto di un miliardario che, per motivi filantropici, decide di ospitarla per una settimana nella sua casa per poi adottarla, nonostante le difficoltà imposte dalla perfida direttrice dell'orfanotrofio. Un intreccio che, di base, non ha subito mutamenti nel corso delle varie interpretazioni e che, anche nel caso di Annie - La felicità è contagiosa, viene riprodotto fedelmente con solo alcune variazioni sul tema, soprattutto per quanto riguarda l'ambientazione e i personaggi. In modo particolare, in quest'ultima versione alla città di New York viene affidato un ruolo di rilievo, definendosi non solo palcoscenico ma anche co-protagonista con tutti i rumori, gli odori, le luci e l'umanità che la contraddistingue. Annie, infatti, non solo l'attraversa quotidianamente nell'attesa che i suoi genitori tornino a riprenderla, ma interagisce direttamente con lei assorbendo e partecipando alle diverse sonorità.
Simili nella sostanza ma diversi nella forma, invece, sono i caratteri del multimilionario Will Stacks, interpretato da Jamie Foxx, e dall'isterica e troppo propensa all'alcol Colleen Hannigan, rappresentata da una Cameron Diaz più sgualcita e meno sexy del solito. Il primo, dopo un'ascesa economica da manuale nell'ambito della telefonia, sembra voler puntare dritto alla sedia di sindaco. Peccato che, affetto da varie manie, come quella di contrarre germi e altri virus, non riesca ad entrare in contatto con la gente, dimenticandosi anche le sue origini più popolari del Queens. Lei, invece, è un'ex cantante presto accantonata e attualmente prestata alle opere di carità. In realtà, il suo interesse nei confronti di un gruppo di giovani orfane nasconde, e nemmeno troppo bene, lo scopo di raccimolare i fondi previdenziali messi a disposizione. Nonostante quest'attualizzazione, però, la sostanza della vicenda non muta, ricostruendo tra i personaggi gli stessi rapporti un po' statici e lasciando al personaggio di Annie il compito di redimerli tutti attraverso la sua visione ottimista del mondo.
Il segreto è nell'Hip Hop?
Ovviamente la risposta è negativa. E con questo si vuole mettere l'accento su una colonna sonora che, entrata nella storia del musical, si trova a subire uno stravolgimento di ritmica e stile nel nome del remake. A lasciare dubbiosi non è certo la sperimentazione, se fatta con estro e genialità. Nel caso di Annie, però, l'innovazione lascia spazio solo ad un nuovo arrangiamento che, affidandosi ad alcuni brani inediti come Opportunity, ispirati alla street music, cerca di spazzare via un po' dell'atmosfera zuccherosa che tende a soffocare il film. L'esperimento, però, non riesce, soprattutto per colpa di una regia anonima e quasi inesistente. Ed è così che a fare da padrone, almeno dal punto di vista musicale, sono ancora una volta le arie classiche come Tomorrow.
Movieplayer.it
2.0/5