Siamo colpevoli, vostro onore. Non avevamo ancora avuto l'opportunità di leggere le opere di Javier Castillo, pur conoscendo l'autore per i titoli che hanno ispirato la serie Netflix La ragazza di neve, le cui due stagioni adattano il romanzo omonimo e il successivo Il gioco dell'anima. Entrambi i libri hanno al centro una protagonista tormentata quanto forte, interessante e sfaccettata, Miren Triggs (nella serie Miren Rojo), che torna per chiudere il suo percorso letterario proprio con il libro pubblicato a metà maggio da Salani, che la reporter investigativa alle prese, insieme a Jim Schmoer, con la scomparsa del piccolo Daniel Miller a Staten Island nel 1981. Un mistero radicato nel passato che ha ripercussioni nel presente e che abbiamo letto tutto d'un fiato: perché è vero che eravamo ancora a digiuno delle opere di Castillo, ma è altrettanto vero che ora che l'abbiamo conosciuto ci siamo immersi nel recupero di tutto ciò che ha scritto, conquistati dalla capacità di tenere il lettore incollato alla pagina.
Da cosa nasce La crepa del silenzio?

Per questo, dopo i sinceri complimenti di rito e incuriositi da questa storia in bilico tra due epoche, abbiamo subito chiesto a Javier Castillo quale fosse lo spunto alla base del racconto. "La crepa del silenzio è l'ultimo volume della trilogia, ma i romanzi si possono leggere in qualunque ordine: si può iniziare da questo per poi andare indietro a La ragazza di neve e Il gioco dell'anima. E in realtà l'origine di tutti e tre viene dall'immagine che apre questo romanzo. Quando ho iniziato a sviluppare la storia di tutti e tre libri, ho iniziato da La crepa del silenzio perché è l'arco narrativo principale di tutti i personaggi. Volevo chiudere con la storia di questo romanzo. E tutto deriva da un normalissimo giorno della mia vita, quando sono andato a prendere i miei figli a scuola e ricordo di aver pensato 'cosa succederebbe se arrivassi tardi?' Una domanda semplice che capita a tutti di porsi. Vai a prendere tuo figlio e sei in ritardo e pensi 'sarà dentro con gli insegnanti.' E se non lo fosse?"
Il punto di partenza sul quale Castillo ha costruito l'arca narrativo dei personaggi. "Ho creato Miren e gli altri personaggi, Ben Miller e la moglie, genitori in pensione con una vita segnata dal non sapere cosa sia successo a loro figlio, poi Jim Schmoer. Volevo creare una storia molto potente per La crepa del silenzio e ho scritto i precedenti come scusa per scrivere i personaggi perfetti per quella storia. Ed è un arco narrativo perfetto, il finale è grandioso ed è un grande mistero che arriva da una domanda semplicissima. Arrivi in ritardo e trent'anni dopo non sai cosa sia successo e continui a immaginare possibilità e soffrire."
Il suono del silenzio e della nostalgia

E il tutto, ci racconta Castillo, è intessuto del silenzio che questa sofferenza porta con sé, perfetto contraltare del rumore dei nostri giorni. "La nostra epoca è molto rumorosa. Il cellulare che suona sempre, Whatsapp che ti manda continuamente messaggi, i social network con le loro notifiche. Ho pensato di evocare il passato in questi romanzi e ho creato queste tre storie da un punto di vista nostalgico: ne La ragazza di neve i genitori ricevono una VHS della figlia scomparsa; ne Il gioco dell'anima l'indizio principale è una Polaroid; nel terzo ci sono le audiocassetta, i nastri che il piccolo Daniel registrava a casa." Dettagli dal passato su cui costruire il racconto e sottolineare come sia "possibile dimenticare o cercare di dimenticare ciò che è successo, abbracciare la sofferenza e andare avanti."
Ma se la prima scintilla è stata quella che ha dato vita al terzo romanzo, quanto è stato difficile andare indietro e costruire i precedenti? "Lo è stato, perché quando hai una storia potente la vuoi scrivere subito, ma volevo essere sicuro di avere i migliori personaggi possibili per raccontarla. Così li ho definiti nei libri precedenti, per essere sicuro che fossero adeguatamente sviluppati. E lo sono: hanno un background, lavorano, hanno paure e sofferenze. E quando affronti un romanzo con tutto questo già ben costruito, tutto finisce per essere collegato e potente."
La forza dei personaggi ricorrenti
Miren Triggs torna quindi per un terzo libro, per una tendenza ormai consolidata di molti scrittori di detective stories e thriller. Ma quali sono i pro e contro di avere dei personaggi ricorrenti attorno a cui costruire? "Un po' ti limita, perché devi concentrarti sulla loro personalità, sui temi che affronti nelle loro storie, ma ti dà anche delle radici solide, perché hai i personaggi principali già definiti e sviluppati, per i quali puoi provare a costruire qualcosa di spiazzante, sfruttando le loro paure e inserendo altri temi che possano cambiarli. È molto utile avere delle radici solide e aggiungere qualcosa che possa scuoterli, indagando come qualcosa che li colpisca possa impattare su di loro. In sintesi è difficile perché ti limita, ma allo stesso tempo ti permette di concentrarti sulla storia, sull'intreccio."

Siamo curiosi anche per quanto riguarda le ispirazioni, i modelli che aveva in mente per i suoi personaggi. "Molti mi hanno detto che Miren ha qualcosa di Lisbeth Salander, perché è una giornalista ed è molto cupa. Ma ci sono aspetti che hanno fatto pensare a Il caso Spotlight, anche lì il protagonista è un giornalista molto duro, che cerca di essere molto ficcante con le sue domande. Molti hanno visto qualcosa di questi personaggi e mi fa piacere perché Lisbeth è un personaggio straordinario ed è un onore il confronto."
Tra Spagna e New York
Le storie di Miren, della trilogia che termina con La crepa del silenzio, sono ambientate a New York, nonostante Javier Castillo sia nato e viva in Spagna. Cosa lo affascina di questa ambientazione americana? "La scelta è molto semplice e molto utile alle storie. Volevo, nell'arco dei tre libri, criticare il giornalismo in Spagna e la situazione che vedevo in Europa e anche in Italia, che sta scivolando nel campo del sensazionalismo e della polarizzazione. Sta diventando molto morboso. E volevo criticare quegli aspetti, creando un 'buon giornalismo' universale, che cerca di seguire il concetto che solo la verità conta." E ambientando la storia a New York ha potuto tenere la cosiddetta giusta distanza. Inoltre ha potuto usare la città per essere meno concentrato sulle location e più sulla storia. "Se dico che un personaggio prende un taxi per andare a Staten Island, subito immagini un'auto gialla, il fiume, un ponte, anche se non sei mai stato a New York."

Qualcosa che difficilmente avrebbe ottenuto ambientando la storia in Spagna. Eppure la serie ha spostato l'ambientazione nel suo paese: è stata una scelta condivisa con lui? Ha potuto dire la sua? "In realtà è stata una scelta molto naturale, perché l'adattamento è curato da Netflix spagnolo e La ragazza di neve è stato il libro più venduto nel mio paese nel 2020 durante il lockdown. I diritti erano di Netflix Spain e abbiamo dovuto scegliere una location spagnola. Spostarlo a Madrid sarebbe stato naturale, ma ho pensato che ci sono già tante storie ambientate lì, quindi perché non andare in una direzione diversa? La prima scena, quella del rapimento, è durante la parata del Giorno del Ringraziamento a New York e abbiamo cercato una città in cui il Natale è molto sentito. E a Malaga, che è la mia città, abbiamo delle luminarie fantastiche, è molto famosa per il Natale, quindi il mio voto è andato a Malaga. È stato anche un modo per omaggiare la mia città."
La ragazza di neve e una terza stagione su Netflix
E a proposito de La ragazza di neve, possiamo aspettarci una terza stagione che possa adattare La crepa del silenzio? "Siamo in un momento di attesa. Abbiamo da poco pubblicato la seconda stagione su _Il gioco dell'anima e siamo in attesa che da Los Angeles arrivi la luce verde per poter proseguire. Teniamo le dita incrociate, perché tante serie di successo sono state cancellate ed è molto difficile avere ulteriori stagioni, perché hanno delle linee guida molto rigide. Ma abbiamo già ottenuto una seconda stagione e per me già così è un successo. Teniamo le dita incrociare per l'eventuale terza, perché vorrei tanto vedere l'adattamento del terzo libro."_
Cosa guarda Javier Castillo?

E a proposito di film e serie, non possiamo non chiedergli quali siano le ultime cose che ha guardato. "Come tanti, guardo molti true crime e tanti thriller e noir. Uno degli ultimi che ho guardato è _In fiamme (El cuerpo en llamas), una serie spagnola con Ursula Corberò, una delle protagoniste de La casa di carta. Molto buona, perché racconta un caso molto famoso in Spagna, è l'adattamento di una storia vera. E poi ho visto La vedova nera, che pure ho apprezzato molto. Ma sono anche uno spettatore che si concentra sui classici, oltre che ovviamente sui thriller. Adoro Memento, Seven e tutti questi titoli che sono classici, anche se non sono poi così vecchi."_
Cosa ci aspetta il futuro?

Un'ultima domanda sul futuro, su cosa ci dobbiamo aspettare da Javier Castillo ora che ha terminato la storia di Miren. "Ora stiamo lavorando all'adattamento de Il cuculo di cristallo, che è già stato pubblicato anche in Italia lo scorso anno. Spero che esca alla fine di quest'anno o all'inizio del prossimo, perché siamo già nella fase di post-produzione. Ed è fantastico: le location, la recitazione, tutto è magnifico. La produzione è la stessa della serie Netflix, Atípica Films, che è la migliore quando si tratta di thriller." Anche in questo caso ci si sposta dagli USA alla Spagna: "il romanzo parte da New York e si sposta in Missouri, nell'adattamento partiamo da Madrid per spostarci in una zona molto particolare della Spagna, che si chiama Hervás ed è molto ricca di foreste."
Ma ovviamente c'è anche un altro libro in arrivo: "e sto finendo il prossimo romanzo. Che è ovviamente un thriller, ma un thriller molto particolare. Questa volta non è ambientato negli Stati Uniti e per la prima volta sposta la storia in Europa e spero che alla gente piaccia. È molto diverso e spero di potertene parlare la prossima volta" e speriamo anche noi di poter chiacchierare ancora, per un'altra interessante intervista.