Come sottolinea la nostra recensione de La ragazza con il braccialetto, intrigante thriller giudiziario liberamente ispirato all'argentino Acusada, uno dei film più interessanti presentati al Festival di Locarno nel 2019 e vincitore del Premio César per la miglior sceneggiatura non originale ha impiegato due anni per trovare la via dei cinema italiani. Il terzo lungometraggio di Stéphane Demoustier è un potente courtroom drama, ma anche un interessante excursus sulla relazione tra genitori e figli. Genitori interpretati da due dei più stimati attori del cinema francese, Roschdy Zem e Chiara Mastroianni, qui chiamati a sostenere il peso di un dramma psicologico che solleva più domande di quante risposte provi a fornire.
E proprio qui sta la forza del film di Stéphane Demoustier, di quella sceneggiatura così ellittica e affilata come la lama di un coltello premiata col César proprio per la sua capacità di mostrare quanto la realtà sia più ambigua e sfaccettata di come la si immagini. Zem e Mastroianni sono Bruno e Céline, genitori della diciottenne Lise (Melissa Guers), da due anni in attesa di processo perché sospettata dell'omicidio della sua migliore amica. Il braccialetto del titolo è il braccialetto elettronico che Lise, affidata al controllo dei genitori, è costretta a indossare per essere monitorata costantemente dalla polizia. Mentre la coppia prova a sostenere la figlia come può, la drammatica situazione mina il matrimonio e i comportamenti sempre più ambigui della diciottenne spingono Bruno e Céline a chiedersi se conoscono davvero la loro figlia.
Viaggio nella psiche di un'adolescente
La ragazza con il braccialetto si apre con una sequenza apparentemente idilliaca, una giornata al mare di una famiglia come tante composta da padre, madre, figlia adolescente e fratellino. A interrompere la serenità domestica, l'arrivo degli agenti di polizia. La sequenza d'apertura viene mostrata in campo lungo, da un punto di vista esterno, negando allo spettatore la comprensione dei dialoghi. L'incipit balneare si contrappone al tono claustrofobico del resto del film, ambientato quasi interamente in interni - la bella casa dei genitori di Lise, il tribunale - ma contribuisce fin da subito a instillare un senso di disagio, un'inquietudine che domina la pellicola trasformando un dramma giudiziario in un vero e proprio thriller.
Merito dell'esordiente Melissa Guers che, nel ruolo di Lise, offre un'interpretazione ambigua e sfuggente. Non solo Lise mente ai genitori e nasconde loro la sua doppia vita e la sua condotta sessuale libera (il movente del delitto sarebbe un video erotico diffuso su internet per vendetta), ma soprattutto non sembra intenzionata a raccontare la verità su quanto accaduto. Di fronte a una figlia reticente e poco collaborativa, i personaggi di Roschdy Zem e Chiara Mastroianni assumono atteggiamenti opposti. Mentre Bruno prova a dare fiducia alla figlia, si espone in prima persona per difenderla, le dimostra il suo affetto e si offre come suo confidente, Cèline si chiude in un dolore silenzioso erigendo un muro. Stéphane Demoustier dimostra particolare sensibilità nello studio di caratteri rappresentando con grande acutezza le dinamiche psicologiche in una situazione limite. Oltre ai membri della famiglia, non possiamo non menzionare il volitivo pubblico ministero interpretato da Anaïs Demoustier, volto noto del cinema francese nonché sorella del regista.
Non esistono risposte facili
Lo spettatore che si aspetta risposte consolatorie dalla visione de La ragazza con il braccialetto resterà deluso. Al di là di una manciata di interpretazioni accurate e convincenti, il film non offre una risoluzione ai tanti quesiti che solleva e lascia il pubblico solo con i suoi dubbi. Quest'ambiguità rappresenta la forza di una storia che, pur traendo spunto da vari fatti di cronaca che purtroppo si sono succeduti sui giornali, abbandona la cruda rappresentazione della realtà per indagare nei meandri dell'animo umano rendendoci un po' più consapevoli di quanto ogni individuo sia imprevedibile. Per riuscire nel suo intento, Stéphane Demoustier sfrutta le sue doti registiche confezionando un'opera matura ed emblematica del divario tra generazioni e dell'oscurità in cui sono avvolti certi adolescenti cresciuti a pane e social media.
Conclusioni
La recensione de La ragazza con il braccialetto evidenzia le tante qualità del terzo lungometraggio di Stéphane Demoustier, dramma giudiziario che si ispira a certi fatti di cronaca per raccontare l'angoscia di una famiglia la cui figlia adolescente è accusata dell'omicidio della sua migliore amica. Tra bugie, ambiguità e reticenze, uno scavo nel lato oscuro dell'adolescenza e nei meandri della psiche umana ben scritto, diretto e recitato.
Perché ci piace
- Potente dramma giudiziario incentrato sul lato oscuro dell'adolescenza.
- Le interpretazioni del cast, a cominciare dalla giovane Melissa Guers, passando per i genitori Chiara Mastroianni e Roschdy Zem, restituiscono tutte le ambiguità di una vicenda che solleva profondi dilemmi morali.
- Il film non fornisce risposte facili allo spettatore, ma lascia la libertà di formarsi una propria opinione su una vicenda piena di lati oscuri, in cui non sembra esistere una verità univoca.
Cosa non va
- Il ritratto della gioventù che emerge dalla storia richiederebbe ulteriore approfondimento.
- Le (non) reazioni dei genitori durante il processo di Lise sollevano interrogativi riguardo la loro eccessiva compostezza. Divario culturale che cela altro?