Dopo averci stordito con la violenza esplosiva de Il clan, Pablo Trapero torna ad analizzare il passato e il presente del suo paese, l'Argentina, attraverso la lente familiare. Ancora una famiglia, stavolta al femminile, al centro de La quietud, pellicola che vede protagoniste Martina Gusman, moglie di Trapero, e Berenice Bejo nei panni di Mia ed Eugenia, due sorelle riunite a causa dell'ictus che ha colpito il padre. Nel cast anche Edgar Ramirez nei panni del compagno di Eugenia.
La quietud uscirà nei cinema italiani nei prossimi mesi distribuito da Bim. Parlando del progetto, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Pablo Trapero analizza la difficoltà di aver dovuto raccontare una storia aderendo interamente al punto di vista femminile: "Il Clan era un film patriarcale, stavolta ho ribaltato il punto di vista, il film è dominato da un matriarcato. Come per Il Clan, anche la famiglia di La quietud è piena di segreti e misteri da nascondere e anche in questo caso il film è pieno di violenza, anche se stavolta è silenziosa. Sono due film complementari".
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La memoria di una famiglia è la memoria di un paese
Difficile raccontare la storia dell'Argentina ignorando le profonde ferite lasciate dalla dittatura militare. La memoria storica del paese è ancora segnata dal sangue degli oppressi e dalla ricchezza degli oppressori. Come sottolinea Pablo Trapero, "in qualunque ritratto di famiglia si analizza il passato. In questo film è filtrato attraverso vicende dolorose personali che si riallacciano al vissuto dell'Argentina. È difficile parlare del presente senza menzionare il passato. I nostri personaggi fingono che il passato non esista, ma una storia apparentemente intima diviene la storia dolorosa di un intero paese." Duplice sfida per il cineasta che ha dovuto, inoltre, aderire al punto di vista delle due sorelle, Mia ed Eugenia, e della loro madre: "Il mio obiettivo era offrire un ritratto intimo femminile. Devo ringraziare Martina e Berenice per la loro enorme generosità sul set, ma anche durante la preparazione della pellicola".
Bérénice Bejo racconta l'incontro con Pablo Trapero: "Da tempo volevo fare un film in Argentina, il paese in cui sono nata. Di recente ho lavorato con registi francesi, italiani, belgi, ma non nel mio paese. La prima scelta è stato Pablo perché amo i suoi film. Mi ha chiamato l'anno scorso, mi ha detto che ero perfetta perché somigliavo a Martina. Quando un regista ti chiama e ti dice che vuole scrivere un ruolo per te è fantastico. Mio padre ha lasciato l'Argentina per via della dittatura, non mi raccontava molto, ma ho sentito subito la storia del film vicina alla mia storia personale". Parlando delle difficoltà del progetto, aggiunge: "Non sono abituata a recitare in spagnolo, è stato un lavoro emotivo. Sul set mi sentivo persa, mi sembrava di essere una pessima attrice, non avevo il controllo così ho dovuto imparare a lasciarmi andare".
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Le donne di Pablo Trapero
In La quietud Martina Gusman interpreta Ma, la sorella minore, legatissima al padre e in perenne conflitto con la madre: "Pablo pensa a questo film da 10 anni. Mi ha proposto di esplorare una figura femminile complessa, piena di contraddizioni. Sul set Pablo è un regista molto esigente, ma molto presente. Le sue idee si sono modellate pian piano diventando realtà, ha creato un universo femminile molto interessante. Tutto il cast si è impegnato ad approfondire il proprio personaggio e Graciela Borges, che interpreta nostra madre, è stata fantastica. In Argentina lei è una vera e propria icona".
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In questo gineceo argentino viene spontaneo riflettere su uno dei temi caldi del momento, la battaglia delle donne per ottenere un'emancipazione vera, anche sul posto di lavoro. "Le donne sono sempre state forti", commenta Berenice Bejo, "lo sono talmente che fanno finta di essere deboli per non mettere in difficoltà gli uomini. Sappiamo come combattere, quando mi sento umiliata so dire di no. A volte è difficile, ma sono felice di essere chi sono. Non ho paura di dire ciò che penso, non ho mai avuto problemi sul lavoro, i miei genitori mi hanno insegnato a essere determinata e io cerco di insegnare la stessa cosa ai miei figli. Non abbiamo ancora vinto, ma è importante che uomini e donne siano uniti, non contro". Interviene Pablo Trapero: "Quello dell'uguaglianza è un problema comune, questa lotta è di tutti perché vogliamo offrire una società migliore ai nostri figli. È stupido dividere il mondo in questo modo".