La paranza dei bambini è stato uno dei film più apprezzati del concorso berlinese. In questa intervista a Roberto Saviano, l'autore del libro e co-sceneggiatore della pellicola si confronta con i lettori tedeschi sul suo lavoro, sulla sua posizione come intellettuale e sulla polemica con l'attuale governo italiano. La fama di Saviano è globale, lo dimostra il folto pubblico che ha partecipato all'incontro organizzato da Berlinale Talents, leg parallela del festival.
La paranza dei bambini ha colpito positivamente il pubblico per l'asciuttezza e l'accuratezza con cui dipinge un ambiente - quello della giovane criminalità affiliata alla camorra - e una generazione (qui trovate la nostra recensione a La paranza dei bambini). "Quando si racconta questo tipo di ambiente occorre raccogliere il maggior numero di informazioni tecniche possibili" spiega Roberto Saviano. "Parlando della vita di un boss, ho scoperto che prima di un omicidio non si deve mai mangiare. Ti viene la colite per il nervoso, ed è pericoloso perché se il tuo obiettivo ti spara e hai mangiato sei morto".
I codici della criminalità
Per La paranza dei bambini, Roberto Saviano si è tuffato nel mondo delle baby gang partenopee descrivendone i codici criminali in modo da tratteggiare un ritratto accurato di questo universo chiuso. Un mondo in cui lo stato è assente, la scuola inutile e tutti si esprimono in un dialetto strettissimo tanto che il film è stato distribuito con i sottotitoli italiani: "Il passato è dei vecchi, il futuro degli sfigati, il presente dei re. Per i paranzini esiste solo il presente. Per loro nella vita contano solo tre cose: l'aspetto, il denaro e i follower. L'unico modo per far soldi è affiliarsi a una paranza. Lavorando, prenderebbero al massimo 50 euro in nero al giorno, ma un paranzino guadagna 500 euro a settimana che possono diventare 2.000, 5.000. Per ottenere ciò che desiderano, questi ragazzi sono disposti a morire. Molti muoiono a 20 anni, come un uomo del '400, sono convinti che 20 anni siano tanti". 'Vivi veloce, muori presto' è un motto perfetto per i giovani che vedono nell'attività criminale una scelta obbligata visto che considerano la scuola un'inutile anticamera della disoccupazione. "In più hanno desideri romantici" aggiunge Saviano. "Spesso prima dei 20 anni hanno moglie e figli. Vogliono tutto subito e sono pieni di innocenza. Credono che il mondo sia solo quello, solo uno dei ragazzini che vedete nel film era uscito da Napoli, ma per gli altri è il centro del mondo".
Dal romanzo al film: il tradimento, un atto d'amore
In questi anni Roberto Saviano è riuscito ad attirare gli odi della destra e della sinistra. Il suo lavoro di denuncia ha ricevuto critiche di ogni tipo, ma la principale argomentazione dei suoi detrattori riguarda il fatto che i suoi lavori creerebbero un effetto di emulazione criminale. "Mi danno la colpa di ispirare i criminali, è come dire 'Mandiamo un film su San Francesco sulla Rai così diventiamo tutti santi'. L'accusa è finalizzata a farmi tacere, ma più è interessante ciò che guardiamo più sembra condizionarci. La magia del cinema è permetterti di vivere tante vite oltre la propria".
Vista la vita che Roberto Saviano, sotto scorta da 13 anni, è costretto a condurre, viene spontaneo chiedergli come riesca a procurarsi le informazioni e gli spunti da utilizzare nei suoi lavori. "Da quando vivo questa condizione, le storie mi arrivano" spiega Saviano. "Mi manca la strada, ma mi arrivano i documenti dei processi, mi propongono di intervistare i sopravvissuti della paranza, le intercettazioni diventano il mio dialogato dei libri. Posso accedere a materiali esclusivi e rielaborarli, La paranza dei bambini è un romanzo e io ho scelto questa forma perché con questo materiale volevo non solo dimostrare, ma mostrare". Il romanzo è stato poi completamente rielaborato per il grande schermo in un film che in gran parte si distacca dal materiale letterario di partenza: "Lo sceneggiatore deve tradire, il tradimento può essere un atto d'amore. Claudio Giovannesi l'ho voluto dopo aver visto i suoi film perché è un raccontatore di ragazzi, possiede una grazia e leggerezza uniche. Io non posseggo queste doti, sono solo attratto dal conflitto. Con Maurizio Braucci avevo scritto Gomorra, lui viene da quelle zone e sa raccontare cosa quei paranzini sognano. Sento il film molto mio anche se non tutto viene da me".