Recensione La fantastica signora Maisel 2: il retrogusto agrodolce di una bella risata

La recensione de La fantastica signora Masiel 2: la seconda stagione della sorprendente serie Amazon è su Prime Video: le nostre impressioni sui primi episodi.

Maisel Featured A981323

Braccia alzate verso il cielo, un sorriso liberatorio, il pubblico in visibilio ai suoi piedi. E, infine, due parole: "Grazie e buonanotte". Ci aveva congedato così, la tenace Midge, autrice di una rivoluzione tutta sua nell'America patinata degli anni Cinquanta. Lei, capace di sublimare ogni delusione e diventare una stand up comedian a suon di sarcasmo, disillusione e ironia. Lei, abile nel far valere il potere corrosivo delle parole, più forti del bel visino e il gradevole aspetto a cui gli altri volevano limitarla. Però, in quel saluto di Midge, non c'era alcun sapore d'addio, ma la gentile promessa di un arrivederci. E allora eccoci qui a tessere le lodi de La fantastica signora Maisel 2, in arrivo su Prime Video dal 5 dicembre con dieci nuovi episodi.

Dopo aver fatto incetta di premi (Golden Globe, Critics Awards ed Emmy) il sorprendente e delizioso show ideato da Amy-Sherman Palladino si conferma un raffinato esempio di scrittura pungente, sagace, mai ruffiana nello svelare con naturalezza la sua anima profondamente femminile (più che femminista). Palladino, che di donne graffianti se ne intende sin dai tempi de Una mamma per amica, ha forgiato una serie dove emerge lampante la cura maniacale di una sceneggiatura in cui ogni battuta è studiata per avere un preciso effetto. Dalla risata alla lacrima, dalla derisione all'amarezza, La fantastica signora Maisel è dominata da un equilibrio dialettico invidiabile.

Screen Shot 2018 10 24 At 62630 Am

Un marchio di fabbrica che ritorna, prepotente, anche in questa seconda stagione che si apre con un interessante ribaltamento di prospettiva. Perché sotto i riflettori, signore e signori, non c'è solo la fantastica signora dalla feroce favella.

Leggi anche:

Midgel in Paris: una gradita conferma

E820730B 0D3D 4Aa6 85B3 5Cba364A0B9F 763064Ad E4F0 4F40 912D 9E1F14Bf386B Screen Shot 2018 01 11 At 125234 Pm

Madre di giorno, cabarettista di notte. Un'identità nascondere a suon di pseudonimi e un potere (quello della comicità) da scoprire dentro di se. A partire dal titolo altisonante, The Marvelous Mrs Maisel sembra quasi raccontare la storia di una supereroina degli anni Cinquanta. E sin dal titolo capiamo che la trama dello show racconta soprattutto la storia di una giovane donna costretta a superare il tradimento del marito ripartendo solo e soltanto da se stessa. Tutta la prima stagione della serie Amazon è stata basata soprattutto sul personaggio interpretato dalla brillante Rachel Brosnahan (mattatrice assoluta della serie), ma poneva le basi per uno sguardo corale. Una potenzialità che in questa seconda stagione è stata valorizzata, perché Midge (almeno all'inizio) non è più il motore della storia. In stretta continuità narrativa con i primi otto episodi della serie, la ritroviamo "retrocessa" nel centralino del grande magazzino in cui ha perso il posto di apprezzata commessa, ma sempre pronta a spiccare ed eccellere anche dinanzi a una mansione così alienante. Palladino sembra dirci: "C'è poco da fare. Quando si tratta di parlantina, nessuno batte la signora Maisel". E così è. Però, tra tante telefonate, ne arriva una inattesa e destabilizzante.

Marvelous New Season

Si tratta di Abe, il padre di Midge interpretato con irresistibile indolenza da Tony Shalhoub, spaesato dalla partenza di sua moglie. La docile e comprensiva Rose ha imparato da sua figlia, e ha deciso di abbracciare un bel po' di sano egoismo trasferendosi nella romantica Parigi. Un posto dove riscoprirsi donna, prima che moglie e madre. Parte da qui una seconda stagione in cui è ancora più evidente il desiderio pulsante di svincolare i personaggi femminili dall'assillo di uomini incapaci di opprimerle e controllarle, anche quando mossi da sincero amore. In una Parigi volutamente patinata e stereotipata, The Marvelous Mrs Maisel 2 svela la sua anima più canterina (tra swing e jazz) con sprazzi di comicità pura, basata su equivoci linguistici e sull'incomunicabilità tra personaggi logorroici. Senza dimenticare mai l'altra essenza dello show: il retrogusto agrodolce. Perché se è vero che (come scrisse Pirandello) "il comico è l'ombra del tragico", La fantastica signora Maisel nell'ombra ci è immersa sino al collo.

Leggi anche: Una Mamma per amica, di nuovo insieme - L'autunno di un lungo, dolcissimo addio

Ritornare figli: crisi 'dimezza' età

Marvelous 136427919905202601

Rivalsa, frustrazione, il bisogno di appellarsi all'ironia per lenire il dolore. Midge sfoga i suoi turbamenti sul palco, dando in pasto al pubblico piccole, grandi tragedie umane che fanno sogghignare proprio perché hanno il sapore della realtà. Tra queste c'è un rapporto rimasto irrisolto, un perenne arrivederci che non la forza, la voglia o forse il coraggio di trasformarsi in addio: quello con suo marito Joel. Il nervo scoperto della serie è proprio qui, nella nodosa matassa di una relazione di cui è difficile capire la natura. È rimasto solo un bene inevitabile? C'è più paura di perdersi che voglia di riprendersi? In mezzo a litigi e confessioni alquanto strazianti, la seconda stagione de The Marvelous Mrs. Maisel ci mostra due personaggi in perenne ricerca, che si allontanano solo per riavvicinarsi da nuove direzioni. Due persone irrequiete che, però, sono costretti a retrocedere tornando in qualche modo figli. Fuori dal loro matrimonio, Midge e Joel vivono sulla loro pelle le ansie, le urgenze e le problematiche dei loro genitori, ancora più presenti che in passato. L'unica anima libera della serie, invece, sembra essere proprio la sprezzante e disillusa Susie, sempre pronta a guardare le cose da una prospettiva sagace, sempre capace di sdrammatizzare ogni cosa. È forse lei la mascotte di una serie che si conferma un delizioso racconto di trasformazioni. Uno show che nella prima stagione aveva insegnato alla sua protagonista a trovare una voce, ma che adesso sembra mettere in scena la necessità di ascoltare meglio gli altri. Parlare e ascoltare. Proprio come si fa in uno stan-up comedy. Come direbbero a Parigi: "Ça va sans dire".

Movieplayer.it

4.0/5