La fantascienza di Marc Caro torna al cinema con Dante 01

A diversi anni dagli esordi in tandem con Jean-Pierre Jeunet, torna al cinema Marc Caro, con un'opera sci-fi che prosegue un preciso percorso nello sviluppo della creazione di un universo completo e coerente.

Tredici anni dopo La città perduta, realizzato insieme all'amico Jean-Pierre Jeunet come l'esordio Delicatessen, si rivede al cinema Marc Caro, con una nuova opera sci-fi che prosegue un preciso percorso nello sviluppo della creazione di un universo completo e coerente. Con Dante 01 il regista e illustratore francese dirige per la prima volta da solo, raccontando la storia di un gruppo di criminali, prigionieri in una stazione spaziale che ruota in un'atmosfera tossica attorno al pianeta ostile Dante, vittime di esperimenti genetici. A portare scompiglio tra queste cavie umane è un uomo misterioso che rivelerà presto i suoi poteri miracolosi, nonostante le ostilità dei compagni e il tentativo da parte dei dottori di renderlo inoffensivo. Il budget limitato ha costretto Caro e l'altro sceneggiatore Pierre Bordage a cercare sempre nuove idee per rendere credibile questa storia dalle forti implicazioni metafisiche e religiose. Tra gli interpreti Lambert Wilson e Dominique Pinon, attore feticcio suo e di Jeunet. Dante 01 sarà distribuito dal 25 luglio nelle nostre sale in 40 copie. Nel frattempo, Marc Caro ha incontrato la stampa alla Casa del Cinema di Villa Borghese a Roma.

Marc Caro, com'è giunto a realizzare questo suo nuovo film che continua a muoversi nell'ambito della fantascienza?

Marc Caro: Ho cominciato come disegnatore di fumetti di fantascienza per varie riviste, tra cui l'italiana Frigidaire, e i miei film precedenti si muovevano sempre in questo ambito. Ho avuto molte difficoltà nella realizzazione di Dante 01 per via del budget risicato che avevamo, ma ho voluto continuare comunque per la mia strada. Per ridurre i costi siamo stati costretti a trovare idee sempre nuove. All'inizio, per esempio, volevo fare una base circolare, ma i soldi che avevamo a disposizione non ce l'hanno permesso e abbiamo ripiegato su una base quadrata, a forma di croce. In precedenza, avevo cercato di fare altri film prima di questo, ma costavano tutti troppo. Poi ho puntato su Dante 01 che richiedeva meno sforzo in questo senso, poteva essere girato in interni, con pochi personaggi e un universo con una sua coerenza e una finestra sull'esterno. Vedo molti film in cui gli attori dicono tre parole e già si sa come andrà a finire. Io ho cercato di dare ambiguità e complessità alla storia per proporre qualcosa di diverso, ho usato la simbologia nei nomi e nei colori. I nomi dei vari personaggi rappresentano tutti un peccato. Ho quindi cercat di creare un universo simbolico e iniziato per restare nel budget basso.

A quali pellicole si è ispirato nella realizzazione di Dante 01?

L'influenza maggiore è stata la fantascienza degli anni '60 e '70. Mi sono ispirato a film come 2001: Odissea nello spazio, al primo film diretto da George Lucas, cioè L'uomo che fuggì dal futuro, e ancora ai film sovietici come quelli di Andrei Tarkovsky. Adoro naturalmente anche i film di fantascienza americani più recenti, ma a me interessava proporre qualcosa di nuovo, di alternativo rispetto a quello che c'è in giro. Del cinema americano ho preso la figura dell'eroe, anche se il mio non è un cowboy spaziale, ma una sorta di Cristo che aiuta gli altri. Importanti punti di riferimento sono stati anche i film di animazione giapponesi come Ghost in the Shell, Akira e quelli di registi come Satoshi Kon. Inoltre, un'altra importante fonte di ispirazione è venuta da quel cinema in cui si fa un attento uso della musica, accostandola alle immagini. Penso a Rota, a Morricone e a Fellini. Io volevo esprimere cose attraverso la musica legandole alle immagini, come per esempio il senso dell'angoscia. Infine, altre influenze sono state Luigi Russolo e naturalmente Dante.

In che modo si è ispirato a Dante?

Purtroppo ho letto una sola volta versione della Divina Commedia tradotta in francese, con le illustrazioni di Gustave Doré, e perciò confesso che spesso ho guardato più le immagini rispetto alla storia. Nel film ho cercato di rappresentare i diversi cerchi dell'inferno, ma visti i fondi che avevamo mi sono dovuto accontentare solo di tre gironi dell'inferno. Magari chissà, in futuro girerò i restanti.

In un film come Dante 01 quanto è importante lo storyboard?

Non ho disegnato io lo storyboard, se ne sono accupati altri due disegnatori. C'è questo bisogno naturale di visualizzare il film prima di partire con le riprese. Lo storyboard è quindi uno strumento molto utile per la realizzazione del film, perché ci sono informazioni importanti sulle luci, sui costumi, sulla posizione degli attori, ecc. Per me rappresenta un supporto necessario.

Quali sono i suoi progetti per il futuro? Ci dobbiamo aspettare ancora film di fantascienza?

Continuerò sicuramente con la fantascienza perché è quello che mi piace. Amo il cinema mitico, astratto e simbolico. I miei antenati Melies e Cocteau rimangono comunque delle grandi influenze per me. Forse ho un aspetto masochista perché tra Lumiere e Melies scelgo sempre la strada del soprannaturale, rispetto a quella più razionale.

Perché secondo lei l'ambito fantascientifico è spesso utilizzato per esplorare l'ambito metafisico?

Ho la sensazione che la fantascienza sia una letteratura di speculazione, in cui ci si chiede sempre "cosa succederebbe se". Inoltre, tratta di argomenti come l'immortalità e di quello che succederà dopo la morte, quindi fantascienza e metafisica sono due cose strettamente collegate. C'è un problema in Francia con l'irrazionalità, forse perché il nostro pensiero è dominato dalle teorie di Cartesio, dal razionalismo, e anche se spieghiamo l'irrazionalità con la scienza e i numeri non viene mai percepita come possibile.

Cosa ci dice invece dei temi della disumanizzazione e della tecnologia che tornano spesso in questo tipo di pellicole?

Per quel che riguarda la fantascienza parliamo sempre di ciò che ci circonda nella realtà. Non ho niente contro la scienza, se si usasse per migliorare l'umanità andrebbe bene, ma spesso se ne fa un uso sconsiderato per distruggere l'uomo. Da quando esiste, la tecnologia è sempre stata utilizzata per distruggere, piuttosto che per migliorare.

Perché si è concluso il suo sodalizio con Jeunet?

Ho profonda ammirazione per i film realizzati da Jean-Pierre Jeunet, ma non sono cose che voglio fare ora. In una coppia creativa ci sono gusti differenti e quelli che sono simili spesso vanno messi da parte per crescere. L'aspetto fantastico per me è indispensabile ed è su questo punto che è avvenuta la separazione. Poi avevo anche voglia di esplorare aspetti metafisici, strani, più scuri e perciò sono andato per la mia strada, perché fondamentalmente sono un taoista punk e voglio continuare a esserlo. Comunque, io e Jeunet siamo rimasti grandi amici e lui ha finanziato la scrittura di una mia nuova sceneggiatura, un film intitolato Maitre Cube, che sarà caratterizzato da un maggior umorismo e sarà a metà strada tra Buster Keaton e Jacques Tati.