Recensione The Pixar Story (2007)

Il documentario corre veloce verso il finale mantenendosi perfettamente in linea col mood americano, quell'ottimismo talmente solido che spesso rischia di essere scambiato per superficialità.

La fabbrica dei sogni in 3D

Se è vero il motto shakespeariano secondo cui noi siamo della stessa stoffa di cui sono fatti i sogni, allora la Pixar Animation Studios è una di quelle entità capaci di tradurre la nostra materia in immagine, non per nulla è stata generata da una costola della Industrial Light & Magic di George Lucas, cineasta che in fatto di sogni, e parliamo di quelli particolarmente ambiziosi, non è secondo a nessuno. E sempre guardando al mondo dell'utopia e all'ottimistica fiducia nelle nuove tecnologie chi, se non il guru della Apple Steve Jobs, poteva credere in un progetto tanto rischioso da permettersi di investire qualche milione di dollari l'anno a fondo perduto pur di diventare il principale finanziatore della Pixar in tempi non sospetti? Più esattamente nel momento in cui l'altro cofondatore John Lasseter non era uno dei più stimati registi nel circuito dell'animazione 3D, ma solo un animatore appena licenziato dalla Disney. Tutto questo, e molto altro ancora, è contenuto nel documentario The Pixar Story diretto dalla giovane Leslie Iwerks, fortemente voluta dalla Pixar in virtù dell'invidiabile curriculum familiare che vanta visto che il padre è stato per anni in forza alla Disney e il nonno è il co-creatore di Mickey Mouse.

Il documentario, caldeggiato da John Lasseter e commissionato dalla Pixar (ma realizzato nella più completa autonomia, almeno a detta della regista), ha richiesto sei anni di lavorazione, molti dei quali dedicati alla ricerca e all'analisi delle fonti, alla raccolta delle interviste, alla selezione delle immagini più rappresentative delle pellicole d'animazione realizzate in questi anni dallo studio e alle revisioni periodiche del girato. La narrazione prende le mosse intorno al 1985, anno in cui il magico trio composto da John Lasseter, Ed Catmull e Steve Jobs unisce le proprie competenze artistiche, tecniche e imprenditoriali per fondare la Pixar, e segue passo i progressi dello studio fin dalla realizzazione dei primi corti in 3D: Tin Toy, che contiene in nuce l'idea successivamente sviluppata nel primo lungometraggio interamente animato in CG Toy Story, e Red's dream. Dal consolidamento dell'accordo economico con la Disney di Jeffrey Katzemberg in poi è tutto un percorso costellato di successi al box office, di continuo sviluppo e perfezionamento nell'animazione 3D, di inusuali trovate come l'invenzione dell'insetto-camera per ricreare il mondo di A Bug's Life, di sforzi tecnici e produttivi per riprodurre sul grande schermo i pelosissimi mostri di Monsters & Co., il viaggio sottomarino del delicato road movie ittico Alla ricerca di Nemo o i capelli mossi dall'acqua e dal vento de Gli incredibili.

Il documentario corre veloce verso il finale mantenendosi perfettamente in linea col mood americano, quell'ottimismo talmente solido che spesso rischia di essere scambiato per superficialità. Tra un'animazione e l'altra scorrono interviste a entusiastici animators che lavorano in un ambiente confortevole dove la dimensione ludica, secondo i principi del più tipico new economy style, sembra prevalere sul resto. In fin dei conti si lavora di più e meglio quando ci si diverte. La sensazione è quella di voler appianare ogni possibile controversia mostrando il lato più solare e creativo dell'azienda, senza soffermarsi più di tanto sui problemi tecnici e finanziari che si, vi sono anche qui come in ogni altro ambiente di lavoro, ma sono facilmente superabili visto che ciò che conta davvero è l'energia creativa che si respira alla Pixar. Energia reale, genuina, che ha portato lo studio a rivoluzionare il concetto di animazione tradizionale e che forse lo vede in parte responsabile, anche se involontariamente, del declino che l'animazione 2D attraversa a partire dalla metà degli anni '90.

Movieplayer.it

3.0/5