La colonna sonora di The Doors

Oliver Stone nel 1991 ha trasposto in versione cinematografica la storia di una delle band più innovative degli anni a cavallo fra i '60 ed i '70.

La storia è piena di icone che si sono bruciate troppo in fretta, la storia è spesso fatta da personaggi idolatrati per le trasgressioni proposte, la storia musicale è troppo spesso fatta da eroi che gridano aiuto al vuoto, nessuno va loro incontro, sono i belli e dannati, se non fossero così non farebbero la storia.

La storia è piena di personaggi che sono rimasti in scena troppo tempo e che cadono nel dimenticatoio, partiti velocemente e gradualmente sostituiti da altri più giovani, con nuove idee e nuovo slancio.
Per molti eroi musicali morire è stato come allungarsi la vita, è stato come diventare dei moderni highlanders che per sempre conserveranno il medesimo aspetto, la stessa età, lo stesso abbigliamento, le stesse canzoni.
Ogni 4 - 5 anni esce un "nuovo" greatest hits dei Doors che puntualmente va in classifica ed i teenagers scoprono un idolo da amare, da emulare, da far scoprire agli amici.

La figura di Jim Morrison, come del resto quella di Jimi Hendrix, Bob Marley, Kurt Cobain, è destinata a restare per sempre, come se per non tramontare occorra morire, preferibilmente di una morte eroica... ma cosa diavolo c'è di eroico in un'overdose di eroina o in un colpo di fucile sparato in piena fronte?
Conserveremo per sempre il ricordo ma dovremo fare a meno di loro, delle loro idee, della loro poesia, del loro carisma.

Oliver Stone nel 1991 ha trasposto la biografia dei Doors in versione cinematografica e come in ogni trasposizione che si rispetti le critiche non mancarono, ma a noi qui interessa celebrare una delle band più innovative degli anni a cavallo fra i '60 ed i '70, una band che in soli cinque anni (dal 1967 al 1971) ha lasciato un'impronta indelebile.

Insieme a Grateful Dead e Jefferson Airplane sono stati il gruppo fondamentale della stagione del Peace & Love, quando si chiedeva al mondo di mettere fiori nei propri cannoni, una stagione fatta di molte utopie ma soprattutto di grandi sogni.
Basta ascoltare tutti di un fiato i due minuti e spiccioli di Break On Through (che apriva il loro disco d'esordio) per capire la portata rivoluzionaria del gruppo; se poi tenete conto del fatto che in quel vinile c'era anche la celeberrima Light My Fire (l'assolo d'organo più famoso al mondo?) e la lisergica The End è chiaro che coi troviamo davanti ad una delle opere prime più devastanti di tutti i tempi.
I Doors non riusciranno più a produrre un lavoro così completo, teso ed ambizioso pur continuando a produrre lavori di tutto rispetto: Strange Days (1967), Waiting For The Sun (1968), The Soft Parade (1969), Morrison Hotel (1970) e L.A. Woman (1971) che si chiudeva con l'epitaffica Riders On The Storm.

Poi la follia autodistruttiva ci privò di Jim in quella tragica notte parigina: era il 2 luglio del 1971.
I Doors superstiti non furono più gli stessi ma Morrison è ancora oggi una figura luminosa e celebrata.
Nel film è anche ritratto l'incontro (un po' romanzato...) fra Jim (interpretato da Val Kilmer) e la bella Nico, musa e protagonista di un altro incredibile esordio discografico, quello dei Velvet Underground della celeberrima banana sbucciata; sul soundtrack viene omaggiato l'incontro fra i due (ad una festa organizzata da Andy Warhol) con l'inclusione di Heroin che Lou Reed interpretava in quel disco.
Fra gli altri brani scelti per ritrarre la band segnaliamo la visionaria When The Music's Over e l'incendiaria Roadhouse Blues.
Con tutto il rispetto per le centinaia di giovani bands che continuano "a provarci" emulando i suoni di quegli anni, i Doors (come i Velvet, i Beatles, i Grateful e gli Airplane) erano davvero un'altra cosa.