La colonna sonora di Marie Antoinette

Certamente al cospetto di un film dove si tratta della storia della sfortunata regina di Francia non ci si aspetterebbe di trovare un'antologia del periodo new wave/ post punk con inserti di musica contemporanea ed un pizzico di barocco.

Sofia Coppola si conferma fra i cineasti più attenti alla scelta del corredo musicale per i propri film. Dopo il lavoro svolto per Il giardino delle vergini suicide e Lost In Translation - L'amore tradotto, anche la terza fatica della regista americana ha una colonna sonora dove nomi importanti vengono chiamati in causa.

Certamente al cospetto di un film dove si tratta della storia della regina Marie Antoinette non ci si aspetta di trovare un'antologia del periodo new wave post punk con inserti di musica contemporanea ed un pizzico di barocco. Ed ancor di più ci si stupisce nel riscontrare lo spazio riservato a band che già all'epoca in cui calcavano le scene erano ritenute secondarie.
Basti il caso dei Bow Wow Wow, fuoriusciti nel 1980 dal cilindro del buon Malcolm McLaren e noti qui da noi (e solo fra gli addetti ai lavori) esclusivamente perchè furono la prima band nella quale militò Boy George, qualche anno prima del lancio dei Culture Club; i Bow Wow Wow sono presenti con addirittura tre brani: Aphrodisiac, Fools Rush In ed il loro maggior successo I Want Candy. Questi ultimi appaiono in una versione remixata personalmente dall'ex My Bloody Valentine Kevin Shields, che già figurò in Lost In Translation con una manciata di brani autografi ed inediti.
Anche Adam & The Ants non spiccavano certo per vendite e freschezza di idee nel pieno del loro percorso artistico, nonostante la qui presente Kings Of The Wild Frontier fu un discreto successo oltremanica.

Siouxsie & The Banshees ed i New Order vengono chiamati a raccolta con brani minori delle rispettive discografie ed i Gang of Four sembrano esserci solo perchè sempre più spesso vengono citati come gruppo cardine del periodo, tanto che si vocifera torneranno ad incidere dopo ventisei anni di silenzio.
A tirare la corsa troviamo i Cure di Robert Smith, buoni per tutte le stagioni e qui presenti con due canzoni, tra cui spicca quella Plainsong che apriva egregiamente Disintegration, l'ultimo eccellente colpo d'ala del movimento dark.

Colui che ha aggregato i personaggi sopra citati ad alcuni frammenti di musica barocca (fra gli altri spiccano i nomi di Antonio Vivaldi e Domenico Scarlatti) è il signor Brian Reitzell, già supervisore musicale nei due precedenti film della Coppola.
Non contento del minestrone, il maestro di cerimonie Reitzell con il nulla osta della Coppola ha pensato bene di aggiungere ulteriori ingredienti contemporanei, inserendo alcune composizioni operistiche e (udite udite!) gli Strokes di Mr. Julian Casablancas, ospitati con What Ever Happened.
Ci sono poi tre brani dei nuovi paladini svedesi del dream pop, quei Radio Dept che tanto continuano a dividere la critica, ed ancora due intromissioni soporifere di Aphex Twin ed una dei fedelissimi Air.
Insomma alla fine fra clavicembali ottocenteschi e sintetizzatori new wave non ci si raccapezza più, anche perchè, torno a sottolineare, fra tanta buona carne al fuoco in questo imperante vintage revival post punk qui non sono state scelte le cose migliori.

Il tutto è contenuto in due dischi dei quali il primo decisamente più new wave ed il secondo più etereo. Se il film sarà di vostro gradimento e la colonna sonora susciterà il vostro interesse potete anche procacciarvi questa doppia collezione, ma se siete interessati ad un best che sintetizzi il meglio di quel meraviglioso movimento che ribaltò i canoni rock 70's e rivitalizzò la scena musicale a cavallo del 1980 dovrete cercare altrove.
Qualche consiglio?
Beh, la cosa migliore, soprattutto sul versante dark / dream pop, è rispolverare i grandi classici, quindi largo a Loveless dei My Bloody Valentine, Psychocandy dei Jesus & Mary Chain, Pornography dei Cure, ed ancora sul versante più punk Enterteinment! dei Gang Of Four.
E così il pranzo è davvero servito.