La banda è al completo, capitanata dal Professore, Alvaro Morte, e da Berlino. Ci sono, ovviamente anche Alex Pina, il deus ex machina della serie, e gli sceneggiatori Jesus Colmenar e Esther Martínez. La banda è al competo ed è anche davanti a quello che sembra il caveau di una banca. Ovviamente è solo un set allestito per la conferenza stampa globale di lancio de La casa di carta Parte 5, Volume 2, i cinque episodi conclusivi di una serie cult, disponibili in streaming su Netflix dal 3 dicembre. Per una volta, così, vediamo i nostri eroi dentro il caveau di una banca, ma rilassati. Sono diversi dal solito. Nessuno ha una tuta rossa o una maschera di Dalì. Alvaro Morte, il professore, è senza occhiali, pettinato e ha un'aria più riposata. Ursula Corberò, alias Tokyo, non ha più il proverbiale caschetto, ma un'acconciature con le treccine. Tra la banda, insomma, c'è un po' l'atmosfera di una classe all'ultimo giorno di scuola. C'è la soddisfazione di aver portato a termine qualcosa, ma anche quella malinconia di non vedersi più. Il sogno non è finito, leggiamo in una delle ultime scene della serie. E infatti non finisce qui. Durante l'evento social che ha seguito, in serata, la conferenza stampa, c'è stato l'annuncio ufficiale della serie spin-off Berlino, dedicata al celebre personaggio de La casa di carta e in arrivo nel 2023.
Alex Pina: "La serie è stata dura da scrivere"
Il secondo volume della Parte 5 arriva dopo che il volume 1 si è chiuso con un picco emotivo altissimo. "Il primo volume è emotivo, il secondo è quello in cui andiamo avanti e indietro nel tempo, chiudiamo il cerchio e diamo le risposte per comprendere meglio La casa di carta" ha confermato Álex Pina. È proprio così, tornando indietro, a prima del colpo, capiamo le vere motivazioni del Professore e di Berlino, capiamo cosa li muove. Mentre, nell'azione ai giorni nostri, la banda prova a portare a termine il colpo e a salvare la pelle Ma è durissima. L'azione della serie sembra rispecchiare quella che è stata la scrittura di Pina e degli altri sceneggiatori. "È una serie che è stata dura da scrivere" svela Alex Pina. "Quando abbiamo finito di scrivere l'ultima stagione eravamo esausti. Il mio direttore di produzione mi ha chiesto cosa provavo, e non ero in grado di rileggere quello che avevo scritto". "La morte di Tokyo è stata una bomba a orologeria che ha cambiato la vita di questi personaggi" ha aggiunto Esther Martínez Lobato, autrice e produttrice. "E gli ultimi episodi hanno fatto vedere un po' del loro cuore e della loro anima". "Avete visto solo la prima parte del volume 5" interviene Jesús Colmenar, sceneggiatore e regista. "Abbiamo generato un climax e adesso sono d'accordo che è una stagione più emotiva, con colpi di scena inaspettati. È una serie sempre in crescendo, fino all'ultimo episodio, e questo è grande". Una delle chiavi del successo de La casa di carta è proprio questa, quella di essere riuscita ad andare sempre in crescendo.
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Alvaro Morte: Il Professore è umano, non è perfetto
E il crescendo della serie, in fondo, è anche il crescendo del Professore, deus ex machina infallibile nelle prime due stagioni, dove riesce a farsi beffa di chiunque, e anche a far innamorare di sé la sua rivale, personaggi più fragile, sfaccettato, fallibile, nelle stagioni 3, 4 e 5, quelle del secondo colpo, dove assesta qualche battuta a vuoto, ma dove trova anche avversari sempre più temibili. "Da una prospettiva personale il Professore non fa sempre la scelta giusta" riflette l'attore che lo interpreta, Álvaro Morte. "In questi ultimi episodi il Professore fa delle scelte che rendono le cose più difficili. Quello che mi piace è che mostra la sua umanità, a volte pensi che sia un robot. Invece il Professore non è perfetto. Seguendo le sue decisioni, che non sono al 100%, ha poi cercato di far uscire tutti da quella situazione".
Ursula Corberò: "Il segreto è l'amicizia e la fratellanza tra i personaggi"
Se la banda ce la farà a uscire da quella situazione, a portare a termine il colpo, lo scopriremo solo vivendo, cioè vedendo le ultime puntate. Quello di cui siamo sicuri è il successo della serie, che ha un gruppo enorme di appassionati in tutto il mondo. Ma qual è il segreto del suo successo? "È la domanda chiave alla quale nessuno può rispondere" risponde Úrsula Corberó. "Credo ci sia qualcosa che accade tra i personaggi, un'amicizia, una fratellanza, un senso di famiglia, qualcosa che va al di là della rapina" "C'è una teoria sul calcio" continua il volto di Tokyo. "In Spagna il calcio è importante. E qui ci sono due squadre, i rossi e i blu, e un arbitro. Ci sono tante metafore calcistiche. Palermo, per dire ne usa molte". La squadra dei rossi è unita anche fuori dal campo, cioè da set. "C'è passione nel team, che è indistruttibile" ci svela Esther Acebo, alias Stoccolma. "Nella vita reale c'è qualcosa che va al di là dello schermo". "Credo che questo tipo di confidenza ci abbia messo insieme" concorda Jaime Lorente, che è il volto di Denver. "Non abbiamo avuto tempo per provare, non ci conoscevamo prima".
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Alvaro Morte e Pedro Alonso: non riuscivamo a leggere quella lettera
L'atmosfera è quella di una classe all'ultimo giorno di scuola, dicevamo. Ma come è stato l'ultimo giorno di riprese? "Mi sono alzato la mattina, sapevo che era una giornata molto particolare" confida Pedro Alonso, il volto di Berlino. "C'era una lettera degli sceneggiatori, e c'era un messaggio. Non sono riuscito a leggerlo per 16 minuti, perché stavo piangendo e piangendo. Ci siamo detti che ci vedremo tutti insieme nei prossimi anni. Ma, me ne rendo conto stamattina, tutti insieme sarà difficile". L'occasione per rivedere alcuni dei compagni potrebbe essere proprio la serie spin-off Berlino: i collegamenti con La casa di carta potranno essere molti. "Vorrei dire che il mio ultimo giorno di riprese è stato bello" ricorda Alvaro Morte. "Quando ho finito l'ho fatto con lo stesso team che ha girato con me fin dal primo giorno. È stato bello, non ero da solo, ero molto emozionato. Anche io ho letto la lettera... qualcuno ha dovuto leggerla per me non riuscivo a leggere. Da quando è finita su Netflix, dopo la seconda stagione sono tornato nel mio personaggio e ho trovato che il mio personaggio, e gli altri, avessero qualcosa di più. Ho vissuto questa seconda vita con calma, me la sono goduta, era una seconda chance di far parte di questa famiglia. Mi sono goduto questo grande cast. L'ultimo giorno ero molto emozionato Credo che si un modo di dare ai fan quello che si meritano. Lasciare al massimo è un regalo che facciamo ai nostri fan".
Najwa Nimri: "Girare per nove mesi con questo livello di energia è devastante"
Già, il Professore, Berlino, menti sopraffine e maniacali. Agli inizi de La casa di carta si diceva che però per loro era troppo facile, non avevano avversari all'altezza. Poi è arrivata lei, Alicia Sierra, ed è cambiato tutto. L'agente di polizia folle e spietata era finalmente un avversario degno del Professore. Ed è un personaggio che, fino all'ultima puntata, non finirà di stupivi. "Conoscevo queste persone da prima" racconta Najwa Nimri, l'attrice che veste i panni di Alicia Sierra. "So come funziona la loro energia e come funziona la mia" Dopo averli conosciuti grazie a Vis A Vis aveva bisogno di lavorare ancora con loro. "Ero gelosa e sono entrata" racconta. "Sapevo che il livello di energia che dovevo maneggiare era molto alto. Abbiamo girato per nove, dieci mesi, sempre con lo stesso livello di energia, ed è stato devastante. È una cosa emotiva, non ha a che fare con il fisico". Ve lo confermiamo. Nelle ultime puntate il livello di energia è altissimo. E, sì, Najwa Nimri ha fatto bene a entrare nella serie. Quando è in scena lei è tutta un'altra cosa, vedrete...