La caduta della casa degli Usher, la recensione: il miracolo horror di Mike Flanagan

Mike Flanagan saluta Netflix con la terza ed ultima stagione di The Haunting, La caduta della casa degli Usher, dal 12 ottobre in streaming, ispirandosi ad Edgar Allan Poe e unendo ancora una volta dramma familiare e tinte horror.

La caduta della casa degli Usher, la recensione: il miracolo horror di Mike Flanagan

Ci sono alcune personalità che funzionano meglio in tv che al cinema. Una di queste è sicuramente Mike Flanagan, che dopo aver incuriosito con film come Oculus, Somnia e Il gioco di Gerald, e deluso molti con Doctor Sleep, ha trovato la propria casa nella serialità e nello specifico su Netflix, il colosso dello streaming. "Casa" non è una parola che scegliamo a caso dato che è riuscito a rinverdire non solo il genere horror ma anche il topos narrativo della casa infestata con la sua trilogia di The Haunting, che va a chiudersi ora nella recensione de La caduta della casa degli Usher, ispirata all'omonimo racconto di Edgar Allan Poe e dal 12 ottobre sulla piattaforma, nel mese di Halloween. Un ultimo lascito prima di passare a Prime Video dove, a quanto pare, adatterà per il "piccolo" schermo La torre nera, altro romanzo cult di King finora maltrattato al cinema.

Casa stregata

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The Fall of the House of Usher: una foto del primo episodio

Finora Mike Flanagan ha quasi sempre avuto un punto di partenza letterario nelle sue opere seriali: l'unico soggetto originale è stato quello di Midnight Mass, mentre The Midnight Club era tratto dall'omonimo libro per ragazzi di Christopher Pike. Per il suo gioiello e fiore all'occhiello televisivo, The Haunting, che fin dal titolo va a esplorare e arricchire il topos narrativo delle case infestate, un classico dell'horror che forse non ha mai perso smalto e fascino, prima ha trovato la propria ispirazione ne L'incubo di Hill House di Shirley Jackson e poi ne Il giro di vite di Henry James, e ora per chiudere in bellezza parte dal racconto di Edgar Allan Poe, maestro del genere tra suggestioni visive e scrittura ricercata, La caduta della casa degli Usher, allargando il bacino della narrazione e sviluppandolo su otto episodi. Se la trama dell'originale cartaceo si concentrava sulla caduta di Roderick Usher, raggiunto da un amico di vecchia data nella casa morente proprio come la sua dinastia, per aiutarlo a sotterrare la sorella, quella della serie Netflix aggiorna e amplia la cronostoria familiare, andando indietro nel tempo per poi arrivare ai giorni nostri.

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Famiglia infestata

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The Fall of the House of Usher: i protagonisti della serie

Quella degli Usher è una famiglia disfunzionale allargata tipica dei magnati di successo, in questo caso del Ligodone, un antidolorifico che a quanto pare fa sparire il dolore senza creare dipendenza. Se ciò vi ricorda la miniserie Painkiller su Netflix oppure Dopesick su Disney+, non è un caso: lì si trattava della storia vera dell'Oxycontin, qui viene trasformata in una tristemente attuale storia di finzione. A capo della famiglia e dell'azienda vi sono i due fratelli gemelli, Roderick (uno straordinario Bruce Greenwood, già visto nel Gioco di Gerald flanaghiano) e Madeline (Mary McDonnell), quest'ultima genio della tecnologia che sta lavorando da anni ad un algoritmo che cambierà tutto. Lui ha due figli legittimi avuti dal matrimonio, Frederick (l'onnipresente Henry Thomas, che qui passa dalla figura di padre a quella di figlio), il classico primogenito che non riesce proprio a soddisfare le aspettative paterne e aziendali (vi ricorda un certo Kendall Roy?) e Tamerlane (la terribile Samantha Sloyan di Midnight Mass), che ha sposato un guru del fitness e non riesce ad avere un'intimità con lui.

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The Fall of the House of Usher: una foto della serie in arrivo su Netflix

Ci sono poi i quattro "bastardi" come vengono simpaticamente chiamati dai primi due, avuti da Roderick negli anni da donne diverse e solo successivamente legittimati ufficialmente nella famiglia e nella compagnia: Victorine (T'Nia Miller, già vista in Bly Manor), che sta costruendo insieme alla compagna un apparentemente miracoloso congegno cardiaco; Napoleon detto Leo (Rahul Kohli, l'ex carismatico sceriffo di Midnight Mass), che si è estraniato dall'azienda di famiglia per diventare un game designer ma passa le giornate dedito all'alcol, al sesso e alla droga; Camille (Kate Siegel, moglie di Flanagan nella realtà, trasformista e legata a tutte le opere del marito), la terribile PR della Fortunato Pharmaceuticals, che non guarda in faccia a nessuno e tratta malissimo gli assistenti). Infine Prospero detto Perry (Sauriyan Sapkota), che sta ancora cercando il proprio posto nel mondo.

Replicare un successo horror

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The Fall of the House of Usher: una foto tratta dal secondo episodio

Formula che vince non si cambia e Mike Flanagan sembra aver imparato dai propri "errori" della stagione 2, Bly Manor, dove la narrazione diventava meno strutturata e più sfilacciata, tendente al melò. Qui torniamo alla struttura familiare che aveva fatto la fortuna del ciclo inaugurale, Hill House, vero e proprio fenomeno di genere per la piattaforma rossa. Abbiamo nuovamente una famiglia il cui destino appare indissolubilmente legato ad un maniero, come da titolo, e degli episodi monografici che partono dagli adulti per poi dedicare ogni puntata ad uno dei figli. In questa versione della storia Roderick chiama a sé lo storico "aminemico" C. Auguste Dupin (Carl Lumbly), avvocato che ha provato in tutti i modi a denunciare il farmaco distribuito dagli Usher senza mai riuscire ad ottenere una sentenza, per confessargli tutte le proprie colpe e il vero corso degli eventi che ha portato alla caduta della casa Usher. Mentre ognuno degli interpreti dà il meglio di sé nei vari episodi, vediamo che sono tutti accomunati da un male di vivere generale, nonostante il lusso e l'opulenza, hanno avuto una sorta di coach che li ha messi uno contro l'altro e non un padre, ed ognuno di loro ha un rapporto complicato e spesso tossico proprio col sesso.

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The Fall of the House of Usher: una foto della serie di Mike Flanagan

È interessante che sia questo aspetto ad unirli e avvicinarli più di tutti gli altri. Ed è interessante che l'eredità di genitori in figli sia una tematica profondamente ricorrente in questo periodo storico in cui le nuove generazioni sono sfiduciate e fanno fatica a costruirsi un futuro, ma qui venga affrontata in modo davvero anticonvenzionale e con un epilogo davvero sorprendente. Parallelamente ci viene raccontato negli episodi quanto accadde nel passato - dove per l'occasione Roderick, Madeline e Dupin sono interpretati dall'ex Matt Saracen Zach Gilford (altro aficionado della filmografia di Flanagan), Willa Fitzgerald (che presto rivedremo in Reacher 2) e Malcolm Goodwin. Chiudono il cerchio due personaggi fondamentali per la trama: una è l'altrettanto onnipresente Carla Gugino nei panni ancora una volta - come nella prima stagione - della presenza costante e inquietante che tormenta la vita di Roderick. L'altro è un inedito Mark Hamill, mefistofelico e pericolosamente affascinante nei panni dell'avvocato e tuttofare (dei lavori sporchi) di famiglia Arthur Gordon Pym (un nome che dirà certamente qualcosa ai fan di Poe), che lavora di sottrazione e di sguardo glaciale dietro gli occhiali e la barba.

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Tecnologia e salute

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The Fall of the House of Usher: due dei protagonisti della serie

Due sono le tematiche esterne al genere affrontate da questa nuova creatura horror. La prima è quella appunto della salute, sciorinata attraverso il caso del Ligodone che replica più o meno pedissequamente la storia dell'Oxycontin - quant'è inquietante che la più recente moglie di Roderick, Juno, sia la prova vivente che il Ligodone non crei dipendenza solo perché ne prende una dose massiccia ogni giorno? - e del doppiogiochismo di chi sta al potere, sempre pronto a tradire i propri amici, soci e colleghi, addirittura gli stessi familiari. La seconda è quella della tecnologia, parlando anche di intelligenza artificiale. La vera potenza de La caduta della casa degli Usher, da alcuni considerata miniserie a parte ma chiara conclusione del percorso iniziato con The Haunting of Hill House nel 2018 sulla piattaforma, è la scrittura, non solo nella struttura narrativa già analizzata ma proprio nei dialoghi sopraffini che Flanagan ci regala e in cui si vede che ha messo tutto se stesso, proponendoci un'analisi della società contemporanea talmente lucida e senza filtri, in cui il capitalismo e soprattutto il consumismo la fanno da padrone, e il mercato ha il potere di creare tanto la domanda quanto l'offerta.

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The Fall of the House of Usher: una foto della serie

Alcuni monologhi, come quello sui limoni da parte di Roderick, sono davvero l'emblema di tutto ciò che c'è di marcio nel mondo di oggi. Questo anche a causa dell'uso dei social media e del controllo da parte della tecnologia del nostro quotidiano. Proprio perché la potenza del serial è la scrittura, Flanagan riesce a prendere ispirazione da Poe - anche da altri racconti, come Il gatto nero e Lo scarabeo d'oro - per immaginare quello che poteva essere il background dei personaggi e legarlo all'attualità, che fa orrore tanto quanto i racconti di genere. Proprio nel genere c'è forse l'unica pecca della serie: l'aspetto che fa davvero paura, tra brividi lungo la schiena e qualche jumpscare ben assestato, perfettamente distribuito in Hill House e Midnight Mass e claudicante in Bly Manor, qui è meno presente prediligendo i rapporti familiari e la loro involuzione. Non mancano però una regia e una fotografia suggestive - in alcuni momenti sembra davvero di assistere alle pagine di Poe che prendono vita sullo schermo - che rendono, forse per l'ultima volta, l'opera di Flanagan in tv il miracolo horror di cui avevamo bisogno.

Conclusioni

Abbiamo parlato di come Mike Flanagan sia riuscito a tornare ai fasti di Hill House nella recensione de La caduta della casa degli Usher, replicandone gli stilemi e la struttura narrativa, mettendo ancora una volta al centro family drama e horror suggestivo, riuscendo a celebrare l’opera letteraria di Poe arricchendola e ampliandone il background dei personaggi e della dinastia al centro della storia. Un ottimo lascito da parte dell’autore che ha trovato la sua casa in tv, nello streaming, dove speriamo di rivederlo ancora, anche se su altri lidi.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • La scrittura sopraffina.
  • Il cast già visto nelle sue opere che qui si trasforma.
  • Gli omaggi ad Allan Poe disseminati nella serie.
  • Il mix di family drama e horror.
  • Le tematiche attualissime dei Big Pharma e della società del capitalismo e consumismo.
  • Un inedito e mefistofelico Mark Hamill.
  • L’aver replicato la struttura narrativa di Hill House…

Cosa non va

  • … che per qualcuno sarà un deterrente e segno di ridondanza.
  • È meno horror di quanto avrebbe potuto essere e delle serie precedenti.