Recensione Sleeping Beauty (2011)

La coraggiosa prova di Emily Browning è sicuramente l'elemento più sorprendente ma anche facilmente metabolizzabile di un film che ha raggelato il 64. Festival di Cannes con la sua composta, elegante, sensuale e mortifera freddezza.

La bella addormentata nell'incubo

Lucy è una bellissima ragazza, apparentemente gentile, affettuosa, industriosa, divisa tra i suoi studi e i vari lavoretti con cui cerca di finanziarli, in realtà profondamente disturbata, e afflitta da una misteriosa ma grave forma di masochismo. Quando accetta un lavoro che richiede "estrema discrezione", ovvero fare la cameriera in lingerie per danarosi e anziani pervertiti, si rende conto presto che questo è solo l'anticamera del suo vero destino: sublimare la sua autolesionistica passività e il suo death wish immolandosi nel ruolo di "bella addormentata", ovvero nel prestarsi giacere sedata e priva di conoscenza a letto con i clienti dell'efficiente e premurosa "madama" Clara.

E' un film coraggioso, Sleeping Beauty - è onestamente difficile definirlo riuscito, perché trascende i parametri che normalmente utilizziamo per tranciare questo tipo di giudizi, in non pochi casi giudizi fuori luogo - ma sarebbe disonesto non definirlo coraggioso. L'australiana Julia Leigh, già autrice del pluripremiato romanzo The Hunter, costruisce la sua storia attorno all'idea di questa bizzarra fantasia erotica maschile, immagina il personaggio che possa farne la sua vocazione, e poi gestisce il suo materiale con la lentezza, la precisione e la solennità della cerimonia del tè. Un approccio personale e impavido che si sposa con l'interpretazione di un'attrice altrettanto sfrontata e coraggiosa: a Emily Browning viene chiesta una prova fisica che rasenta l'eroismo, e lei l'affronta quasi con leggerezza, impersonando una creatura dalla poetica, impossibile bellezza e dagli imponderabili enigmi, che allo stesso tempo ci sembra familiare e ispira simpatia e senso di protezione.

La prova della giovane attrice australiana è sicuramente il più sorprendente, memorabile ma anche più facilmente metabolizzabile elemento di un film che ha raggelato la platea degli addetti ai lavori al 64. Festival di Cannes con la sua composta, elegante, sensuale e mortifera freddezza. Julia Leigh è una forza con cui fare i conti. Ma per i giudizi di merito, per una volta, di fronte a un'esperienza tanto inconsueta, ci riserviamo il diritto al silenzio.

Movieplayer.it

3.0/5