In onda il 10 marzo 2021 in prima serata su Rai 1, La bambina che non voleva cantare porta su schermo una storia fatta di musica ma soprattutto di vita, una vita che ha trovato nell'arte un mezzo di espressione (prima inconsapevole e poi consapevole) e di emancipazione personale. Il film, diretto dalla regista Costanza Quatriglio, è inspirato, infatti, dal racconto autobiografico della cantante Nada, Il mio cuore umano, dal quale la stessa regista nel 2009 aveva tratto un omonimo documentario. La storia ripercorre gli anni dell'infanzia della cantante fino al suo debutto sanremese del 1969 e lo fa tracciando il percorso umano e artistico di Nada Malanima, una ragazzina dei primi anni sessanta nata e cresciuta nella campagna toscana, in una famiglia semplice, ma segnata dall'esperienza di una madre malata di depressione che sembra ritrovare la gioia di vivere solo grazie alla voce della figlia. È così che la piccola Nada comincia a prendere lezioni di canto, spesso malvolentieri, convinta che questo possa essere d'aiuto alla malattia della donna.
Il film, prodotto da Picomedia in collaborazione con Rai Fiction, traspone una storia di crescita, amore e rapporti familiari, raccontando la progressiva presa di coscienza di una giovane donna, di un talento in espansione destinato a brillare. Abbiamo partecipato alla conferenza di presentazione de La bambina che non voleva cantare alla quale ha preso parte Carolina Crescentini, Paolo Calabresi, Tecla Insolia e buona parte del cast insieme alla regista e alla sceneggiatrice Monica Rametta.
Nada e l'importanza delle radici
Pur non potendo partecipare alla conferenza, Nada ha preparato un videomessaggio di introduzione in cui ha parlato del suo romanzo e dell'esigenza di ritrovare quelle radici da cui era stata strappata così giovane: "Qualche anno fa ho scritto un libro, il mio primo romanzo dal titolo Il mio cuore umano, che parla della mia infanzia e del mondo in cui sono cresciuta. L'ho scritto perché avevo lasciato il mio paese contro la mia volontà e non avevo più avuto modo di sentire quelle persone, di rincontrarle in una maniera vera; però andando avanti, crescendo, ho sentito sempre di più questo legame forte con le mie radici, con coloro con cui ero cresciuta e che mi avevano dato tanto, anche se mentre ero li non me ne rendevo conto. Ho sentito il desiderio di riappacificarmi con loro, di dargli qualcosa, di fargli arrivare i miei sentimenti. È stato un viaggio nella memoria in cui ho riscoperto tante cose della mia famiglia." La celebre cantante e scrittrice ha parlato anche dell'incontro con la regista: "Quando è uscito il libro la regista Costanza Quatriglio si è innamorata di questa storia, ne abbiamo parlato tanto insieme al punto che è stato fatto un docufilm qualche anno fa per Rai 3. È un libro che mi ha dato tante soddisfazioni. Alla fine penso che le storie non invecchino mai, continuano a vivere perché parlano di sentimenti che sono ciò di cui siamo fatti noi esseri umani e sono universali. Negli anni poi il desiderio della regista era di approfondire questo documentario facendone un film e ci è riuscita. Le sono molto grata, ho visto il film e mi è piaciuto molto perché ha fatto un bel lavoro sui sentimenti, sulla sensibilità e sulla delicatezza ma anche la forza che c'è dentro a questa bambina e a tutte le persone che ruotano intorno a lei."
Costanza Quatriglio ha confermato ed espresso tutto l'amore che ha provato per questa storia: "È un amore che è nato conoscendo Nada e leggendo il libro. Quando è uscito il libro sono andata alla presentazione nel 2008 e li mi sono tanto divertita, c'era anche Mario Monicelli. Già allora avevo in mente la mia chiave di lettura: questa voce quasi terapeutica per la mamma in depressione. Abbiamo fatto insieme il documentario nel 2009, dove lei mette a nudo le sue fragilità e le sue vicende di artista e questo rapporto conflittuale ma pieno di amore con questa madre. È stata una fascinazione immediata ma anche una cura che è durata tanto tempo. Ho custodito questa storia facendo crescere in me la necessità di raccontare questi personaggi, ho creduto fin da subito nella figura del maestro, quel maestro che le insegna le canzoni d'amore, così come ho creduto al personaggio di Suor Margherita. Ogni personaggio vede in questa voce qualcosa di diverso. Mi piaceva l'idea della favola, di mettere in scena le paure dell'infanzia, ma è qualcosa che supera la specificità di Nada per toccare delle corde universali e condivisibili."
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L'importanza dei rapporti genitoriali
La regista ha fatto luce anche su altri elementi introdotti nel film, in particolare sul talento e il rapporto di Nada con i propri genitori, due figure così diverse ma centrali nella crescita della ragazza: "Credo che quello che rende speciale questo rapporto tra madre e figlia sia la potenza del talento nel corpicino della piccola. Come Viviana - la madre di Nada - trasferisce in questo desiderio qualcosa di profondo che la riguarda, una cosa analoga avviene anche con il maestro la suora che la scopre. Gli adulti attraverso questo talento esprimono i loro desideri più profondi, il loro modo di stare al mondo e di vedere il mondo. In qualche modo c'è una prigionia, Viviana si preoccupa che la figlia non percorresse una vita già scritta. Altra cosa è la paura della piccola di perdere sua madre, che è qualcosa che scava nel profondo di ciascuno di noi. Il film tocca delle corde che sono familiari a ciascuno, ad esempio nel fatto che si viaggia attraverso le canzoni nella nostra cultura." Non solo la madre ha avuto un forte impatto nella crescita della ragazza e Costanza Quatriglio ci tiene a specificarlo: "Con Nada abbiamo parlato a lungo del rapporto con i genitori e sul papà c'è stato un momento emozionante. Con la sceneggiatrice abbiamo anche discusso su come si disvela il personaggio del padre, quest'uomo apparentemente silenzioso e distante, e ad un certo punto capiamo che questo suo essere silenzioso ha a che vedere con quella virtù che è la mitezza. Ha un'altro tipo di forza: la capacità di leggere il mondo in un altro modo, lui c'è e sa quando fare le cose giuste."
Carolina Crescentini, interprete della madre di Nada ha così raccontato il suo personaggio: "Viviana è una donna e una madre molto complessa, le serve tutto il percorso per capire cos'è una madre. È una donna in preda ad un'emotività straripante. Il talento di Nada è un passaporto per la libertà della figlia, il riscatto è per Nada, non per lei. Tra di loro hanno una dipendenza reciproca e tutto viene amplificato, ma alla base c'è un amore enorme. È una donna che ama profondamente la sua bambina." L'attrice ha poi aggiunto: "Mi sono confrontata con diverse parti di me per questo personaggio: l'essere una madre anche se io non sono una madre, fare il tifo per un'altra persona e per la sua felicità. Viviana non è un personaggio immaginario, è esistito e ho lavorato con un grande senso di rispetto per queste persone mettendoci tutto il cuore."
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Interpretare Nada
Tecla Insolia è interprete di una Nada adolescente, proprio lei, attrice ma anche cantante, che ha calcato l'anno scorso il palco del Festival di Sanremo tra le nuove proposte. Di sicuro questa esperienza l'ha accomunata al personaggio che era chiamata ad interpretare: "Ci sono così tante emozioni che combaciano in un modo stupefacente. Certo, è stato in due epoche diverse e con due percorsi di vita diversi, però aver affrontato il palco di Sanremo mi ha aiutato nell'interpretazione." La giovane attrice ha poi così parlato del suo personaggio: "Il racconto di questo personaggio è molto travagliato, complesso ma anche leggero, stiamo pur sempre parlando di una bambina e di un adolescente. Nada inizia a cantare perché pensa sia una cura per la malattia di sua madre, vive questo rapporto con la musica molto complesso: non capisce se le piace quello che sta facendo o se lo fa solo per sua mamma. Alla fine comprende che quello è un mezzo per esprimere tutta la rabbia e i sentimenti che prova."