Recensione L'uomo privato (2007)

Interpretazioni al limite del dilettantismo ad eccezione del protagonista, Tommaso Ragno, che è in effetti aiutato dal fatto di dover rappresentare un personaggio quasi sempre impassibile e glaciale.

L'uomo fischiato

Dopo la prima proiezione per la stampa, un coro di "buuuu" si è infranto con accanimento contro il secondo film italiano in concorso alla Festa di Roma: L'Uomo Privato di Emidio Greco.
Meritatissimi fischi per una pellicola di pessima qualità. Un racconto pretenzioso basato su un personaggio principale vuoto e su una trama ovattata nell'autoreferenzialità di una storia che non comunica niente. Interpretazioni al limite del dilettantismo ad eccezione del protagonista, Tommaso Ragno, che è in effetti aiutato dal fatto di dover rappresentare un personaggio quasi sempre impassibile e glaciale.

Il regista e sceneggiatore struttura la storia seguendo un fallito tentativo di coinvolgimento nella vita di questo distinto professore universitario, che passa da un flirt all'altro tra i salotti dell'alta borghesia torinese senza affezionarsi a niente e nessuno. Stimato e rispettato da tutti, l'affascinante accademico dispensa consigli e occhiate segretamente maliziose, ma la sua esistenza, chiusa in un guscio ed estremamente misurata, si apre a suo malgrado ad un evento tragico e inaspettato.

L'uomo privato è un individuo del tutto egoista, che non si accorge degli altri e del dolore che la sua inamovibile indifferenza può causare nel prossimo. Forse davanti al cadavere di un ragazzo, collegato a lui dalla polizia, il serio professore riuscirà a mettersi in dubbio e rendersi conto dei propri limiti.
La caratterizzazione del protagonista- ripreso spesso alla guida con la sigaretta in bocca come uno pseudo Humphrey Bogart - poteva anche essere interessante, ma la storia non ha sostanza e l'acume e lo charme irresistibili dell'uomo non hanno una ragione plausibile di esistere da soli, senza un plot.
La svolta, o per meglio dire, l'inversione di marcia della narrazione da un profilo intimista ad un intrigo giallo è una forzatura per nulla convincente. Ed a completare il quadro già disastroso di questa visione, si aggiungono delle scelte registiche scontate e banali girate addirittura con la presunzione di sembrare originali.

Greco prova a dare un taglio attuale alla vicenda inserendo una ricostruzione al PC della vita spiata del suo protagonista, ma forse qualcuno dovrebbe spiegare a lui come ad altri suoi colleghi che non basta introdurre tra le scene un telefonino o un computer per dare un ritratto moderno della società ed attrarre l'attenzione della nuova generazione.