Come sottolinea la nostra recensione de L'inganno perfetto, Helen Mirren e Ian McKellen sono due tra gli attori più talentuosi mai apparsi sullo schermo, su questo non v'è dubbio alcuno. Di fronte a una storia che non convince del tutto, però, anche il loro straordinario duetto rischia di non essere sufficiente a farci uscire dalla sala cinematografica pienamente soddisfatti. Non fraintendiamo, L'inganno perfetto ha un ritmo avvincente e una confezione sontuosa che lo rendono un prodotto perfetto per trascorrere una serata piacevole. Il problema è che dietro la trama mistery si nascondono riferimenti alla grande storia che denotano l'ambizione degli autori di dire qualcosa di importante sul passato (e sul presente). Cortocircuito che, stavolta, non funziona del tutto.
L'inganno perfetto celebra il primo incontro cinematografico tra Helen Mirren e Ian McKellen. E proprio con un incontro si apre il film, quello tra la compita Betty McLeish, vedova benestante, e Roy Courtnay, anziano truffatore che si finge solo e acciaccato per intenerire le donne che incontra tramite un sevizio di appuntamenti on line. Betty e Roy si incontrano in un pub di Londra, si piacciono e si confessano a vicenda di aver abbellitto un po' i loro profili on line con qualche bugia. Un primo appuntamento all'insegna della menzogna si trasforma in una piacevole amicizia che spinge Betty a convincere Roy a trasferirsi da lei in collina per farsi compagnia. La loro convivenza, però, prenderà presto una piega inaspettata.
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Helen Mirren e Ian Mckellen, gara di talenti
L'inganno perfetto è un adattamento dell'omonimo romanzo di Nicholas Searle. Per accentuare le suggestioni della storia, Bill Condon sfrutta a dovere le location: dal centro di Londra la storia si sposta nell'elegante periferia residenziale con una parentesi a Berlino, città che ricopre un'importanza notevole nell'economia del racconto. Condon dirige con eleganza e sfrutta lo stretto legame con Ian McKellen (che torna a dirigere per la terza volta dopo Demoni e Dei e Mr. Holmes) cucendogli addosso il ruolo di Roy Courtnay, anziano solitario e desolato dietro cui si cela un trasformista cinico e spietato che organizza truffe nella City con l'aiuto del socio Vincent. McKellen sfoggia il suo indiscutibile talento caricando nei toni il suo Roy che, in pochi secondi, passa dall'amabile al minaccioso.
Più sfumata la performance di Helen Mirren, a suo agio nei panni dell'agiata Betty, colta, di buon cuore, attenta al prossimo. La sfrontatezza di McKellen e il fascino della Mirren si fondono sul grande schermo dando vita a duetti da manuale di recitazione, a cominciare dal primo appuntamento al pub in cui i due anziani confessano le reciproche bugie usate per il sito di appuntamenti. Ecco come il tema chiave del film - la finzione, il trasformismo e la menzogna - viene introdotto. Man mano che il film procede, però, aumenta la carne al fuoco, ma quando capiamo che quello che stiamo vedendo non è un semplice esercizio di stile, ma ha la pretesa di raccontare qualcosa di importante sulla storia e sul passato, i mezzi utilizzati si rivelano non all'altezza dello scopo. Il regista tesse la sua tela rendendo lo spettatore complice dei tranelli messi in piedi dal personaggio di Ian McKellen fin da subito, il pubblico si trova in una posizione di vantaggio rispetto al personaggio di Helen Mirren, che sembra cadere vittima delle trame ordite dal nuovo amico, ma il gioco, alla lunga, assume dimensioni inattese.
I limiti della narrazione
Quando la rete di tranelli orditi ne L'inganno perfetto si ingigantisce, l'impianto della storia gialla comincia a scricchiolare. Così, mentre ci chiediamo come possa un ottantenne, seppur in gamba come Roy, non finire mai nel radar della polizia nonostante tutte le leggi infrante, il film esplode in un pre-finale drammatico in cui Bill Condon decide di svelare il mistero in un lungo flashback che colma le lacune dello spettatore evidenziando i limiti dello script.
Nonostante l'indiscutibile carisma dei suoi interpreti e la raffinatezza della confezione, L'inganno perfetto lascia la sensazione di un divertissement che punta troppo in alto e mescola elementi troppo diversi tra loro per conservare la coerenza. A far perdonare i difetti dello script ci provano un film scorrevole, elegante e piacevole a livello visivo e una formidabile accoppiata di attori che rivela una straordinaria alchimia. La speranza è quella di rivedere presto il duo McKellen-Mirren in un nuovo progetto.
Conclusioni
La recensione de L'inganno perfetto denuncia i limiti narrativi di un film elegante e raffinato sul piano visivo, dominato dalle incredibili performance delle star Ian McKellen ed Helen Mirren. Talento british allo stato puro per i due interpreti in una storia gialla che mescola amore senile, inganni, risentimenti, vendetta e redenzione all'ombra della grande Storia. Tanto, forse perfino troppo, per un divertissement giallo più ambizioso del dovuto.
Perché ci piace
- Il duo Helen Mirren - Ian McKellen, per la prima volta insieme sullo schermo, è imperdibile.
- Bill Condon ha un'innata eleganza per la composizione del quadro e si lascia suggestionare dalle location inglesi, con una puntata a Berlino.
- La trama gialla parte bene, grazie anche ai gustosi duetti sei suoi interpreti...
Cosa non va
- ...ma nella seconda parte il film sfodera ambizioni troppo alte per una sceneggiatura sostanzialmente disimpegnata perdendo di vista l'obiettivo principale.
- L'epilogo con spiegazione risulta un po' troppo pretenzioso.