Dal 5 dicembre è in sala L'immortale, un esperimento unico per quanto riguarda il cinema e la televisione nostrana. Il film, che racconta la storia di uno dei protagonisti storici di Gomorra, Ciro di Marzio, costituisce un capitolo a sé rispetto alla serie ma, dialogando apertamente con essa, è pensato per fare da ponte tra la quarta e la quinta stagione. Alla regia il suo protagonista, Marco D'Amore, che aveva già diretto due episodi di Gomorra 4 e fa il suo esordio al cinema proprio con questo film, dedicato alla storia di Ciro, prima e dopo quel fatidico colpo al petto infertogli da Genny Savastano. La sua infanzia è infatti al centro di parte del film: attraverso gli occhi di un orfano, sopravvissuto al terremoto del 1980, ci viene raccontata una Napoli che passa dal contrabbando di sigarette alla vendita di cocaina, una Napoli in cui cominciano a distinguersi importanti famiglie criminali come quella dei Savastano.
In occasione dell'anteprima del film - di cui abbiamo parlato nella recensione de L'Immortale - abbiamo partecipato alla conferenza stampa con il cast, sia tecnico che artistico, e abbiamo potuto parlare di quanto L'immortale sia un prodotto innovativo dal punto di vista cinematografico e di che cosa abbia significato prendere parte ad un progetto così ambizioso.
Un perfetto Ciro bambino
Il piccolo Giuseppe Aiello interpreta Ciro bambino. È stato difficile trovare l'attore adatto a questo ruolo?
Marco D'Amore: Il percorso dei provini è stato lungo ed articolato, perché ci fosse una scelta definitiva doveva accadere qualcosa di magico. Giuseppe ha espresso fin da subito il suo desiderio di fare parte di questo progetto: durante il provino gli ho chiesto di raccontarsi con una frase e lui mi ha risposto "Io sono buono". Ho capito che quella bontà era il principio da dove partire per raccontare il mio personaggio da bambino.
Giuseppe, cosa ha significato per te partecipare a questo film?
Giuseppe Aiello: E' stata una bellissima esperienza, mi hanno accolto come in una famiglia e sul set mi sono sentito molto a mio agio.
Quanto sapevi dello sviluppo del tuo personaggio da adulto? Come hai fatto a renderlo vero?
Non sapevo molto della storia, diciamo che sono stato un po' protetto, ma col tempo ho capito di cosa parlava questo film.
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Un film che dialoga apertamente con Gomorra
Questo film si incastra perfettamente nella serie, ma vive autonomamente. Cosa ha significato mettere in scena una storia di questo tipo?
Il produttore Riccardo Tozzi: Per L'Immortale abbiamo tentato un'operazione estremamente complessa: abbiamo fato un film che si inserisce nella serie e dialoga con essa, cambiandola. Per noi è stato un tentativo completamente nuovo di mettere insieme due linguaggi diversi. È stata un'operazione rischiosa ma sono convinto che la sceneggiatura abbia un equilibrio miracoloso e che la realizzazione sia stata qualcosa di incredibile.
Nicola Maccanico di Vision Distribution: Solo con Cattleya avremmo potuto realizzare un prodotto come questo, loro sono sempre un passo avanti. Per Marco è stato un grande esordio alla regia, contando poi che faceva anche parte del cast. Una serie come Gomorra nasce dal gioco di squadra e al tempo stesso fa crescere talenti, ne genera di nuovi.
Come è stato raggiunto un equilibrio tra serie e film?
L'autore e sceneggiatore Leonardo Fasoli: Siamo partiti dalla creazione dei personaggi, ispirandoci come sempre a storie reali. La suggestione alla base di questa storia è quella di rimanere vivi anche in circostanze avverse: l'immortalità in una serie in cui tutti muoiono è una caratteristica importante, Ciro è un personaggio estremamente particolare per Gomorra.
L'autrice e sceneggiatrice Maddalena Ravagli: Quello che succede a Ciro è sì il proseguimento della terza stagione, ma torniamo anche indietro per capire meglio il suo personaggio, partiamo dal suo passato per comprenderlo nel presente. Uno dei temi portanti del film è la presa di coscienza che Ciro adulto fa della sua vita, si rende conto di cosa lo ha portato a quel punto della sua esistenza: il rapporto con Bruno, che per lui è una sorta di padre disfunzionale, serve a fargli raggiungere la piena maturazione.
La sceneggiatrice Giulia Forgione: Per noi è stato molto interessante poter lavorare a questo progetto. Nella serie non ci sono flashback ed è stato bello avere il privilegio di poter raccontare il passato, le emozioni che può portare nel presente. Poter scrivere e girare questo film è stata un'esperienza molto emozionante.
La storia di una Napoli in un periodo di passaggio
Parlateci della storia che raccontate in questo film
Marco D'Amore: Quella de L'Immortale è una storia piena di conflitti, miseria, paura. La paura è il sentimento che connota tutti i personaggi di questa storia: la paura di non farcela, di non essere all'altezza. La nostra paura invece era di affrontare un percorso così pericoloso senza accontentare il nostro pubblico. Ma per diventare immortali bisogna superare anche la logica.
Con un film che tratta argomenti di questo tipo, ci può essere pericolo di emulazione?
Riccardo Tozzi: Della questione dell'emulazione se ne è già ampiamente parlato. In genere sono gli artefatti che si ispirano alla realtà, non viceversa, e per questo non dobbiamo aver paura di parlare della realtà. Il senso della morte che domina nel nostro film non è assolutamente esaltante, nessuno vorrebbe condurre quel tipo di vita. Gomorra vuole fare epica senza però fare apologia.
Nicola Maccanico: Il concetto di emulazione va un po' attualizzato e per farlo dobbiamo riflettere sul ruolo del cinema oggi. Il cinema implica riflessione e pensiero, quindi non da spazio all'emulazione. I mezzi che potrebbero farlo sono di certo altri.
Marco D'Amore: "Gomorra un cattivo esempio? Allora vietiamo Scorsese e 30 anni di cinema USA!"
Il film racconta anche la Napoli del periodo successivo al terremoto: un'epoca fatta prima di contrabbando di sigarette e poi di vendita di cocaina. Ce ne potete parlare?
Marco d'Amore: Per noi è stato molto importante raccontare quel momento della storia napoletana, che è stato fondamentale per l'evoluzione della criminalità in quelle zone. Ciro da bambino viene intercettato dalla piccola criminalità, ma assisterà poi all'ascesa delle famiglie mafiose, i contrabbandieri di prima diventano poi spacciatori e assassini. La nostra intenzione era quella di raccontare la povertà di una Napoli disastrata che voleva rimettere insieme i propri cocci. Nelle strade c'erano orde di ragazzini abbandonati a se stessi, e io, che sono coetaneo di Ciro e quel periodo è molto legato alla mia memoria, volevo raccontare la loro storia.
Qual è il valore del personaggio di Stella? Come si inserisce tra le donne di Gomorra?
Maddalena Ravagli: Il personaggio di Stella è vittima di un mondo "esploso", è una giovane donna vittima di un mondo in cui l'infanzia non esiste. Le uniche certezze sono strutturate secondo codici patriarcali che però tengono in piedi figure maschili molto fragili, come Bruno. Lei si condanna da sola perché non si ritiene degna di portare avanti i suoi sogni.
Quale è stata la sfida più difficile nella realizzazione di questo film?
Marco D'Amore: Per L'Immortale ho avuto la possibilità di lavorare solo con persone più brave di me, con molta più esperienza, e questo tipo di competizione è stata molto esaltante. Sono consapevole che un progetto come questo può far nascere molti conflitti, ma sentivo una grande vertigine legata alla narrazione: volevo emozionare, far riflettere ma anche far nascere delle domande nel pubblico. Vorrei che il mio film diventasse immortale!
Il futuro della serie: la quinta stagione
Avete già pianificato le prossime stagioni Gomorra? Come pensate di andare avanti?
Riccardo Tozzi: Solitamente pensiamo ogni stagione come se fosse, al tempo stesso, la prima e l'ultima. Ogni stagione per noi è diversa, è diversa l'angolazione che scegliamo di raccontare. Quindi non abbiamo piani precisi per il futuro, viviamo una stagione alla volta.
Parliamo di Gomorra 5, farà in tempo a debuttare per il 2020?
Riccardo Tozzi: Per quanto riguarda Gomorra 5, ora stiamo ancora lavorando alla sceneggiatura. Pensiamo di cominciare la produzione alla fine della primavera o all'inizio della prossima estate, quindi non saremo pronti per il 2020.
Nicola Maccanico: Inizialmente avevamo pensato di avvicinare l'inizio della quinta stagione all'uscita del film, ma volevamo fare le cose per bene. Se c'è distanza poi è probabile che crescerà l'attesa, e non sarà una cosa negativa.
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