Recensione X-Files: Voglio crederci (2008)

Il secondo lungometraggio ideato dai creatori di una delle serie più celebri della storia del piccolo schermo non si presta di certo ad una lettura stratificata e polisemica, configurandosi invece come un thriller dai risvolti horror che occhieggia agli appassionati della serie.

L'ennesimo enigma per Mulder e Scully

Non è un film pienamente riuscito, X-Files: Voglio crederci. Partendo da questo assunto nell'argomentare il perchè non ci siano piaciute le nuove gesta degli agenti Mulder e Scully ci teniamo a mettere in chiaro che è lungi da noi una qualcerta forma di snobismo cinecritico. Il secondo lungometraggio ideato dai creatori di una delle serie più celebri della storia del piccolo schermo non si presta di certo ad una lettura stratificata e polisemica, configurandosi invece come un thriller dai risvolti horror che occhieggia agli appassionati della serie e che si prefissa magari di catturare qualche nuovo adepto.

I canoni di giudizio del film non vanno dunque ricercati nella cura e nella pregnanza cinefila dell'opera, ma vanno invece adeguati all'oggetto che si sta trattando: una pellicola di tarda estate, obbligata in qualche modo a non tradire le aspettative di un pubblico abituato all'intrattenimento di una serata e poco più. Ma ci sentiamo di dire che anche preso per quello che è, la seconda puntata lunga di X-Files tende nettamente a deludere.
A differenza del primo film (X-Files - Il film), Voglio crederci è nettamente più slegato dagli avvenimenti della serie, lunga ben nove stagioni, e per questo in qualche modo più digeribile anche da chi non ha mai seguito le avventure dei due agenti dell'FBI.
Ma questo è anche uno dei punti dolenti dell'operazione. Se da un lato la pellicola si presenta così come fruibile, in quanto "semplice" thriller da una fetta piuttosto ampia di pubblico, attratta magari dalla fascinazione misterica della serie (oltre che dalla scarsa concorrenza nel periodo di uscita in sala, almeno in Italia), dall'altro smarrisce quasi del tutto per strada quei tratti salienti tipicamente peculiari delle invenzioni del duo Spotnitz/Carter che rendevano l'universo di X-Files così affascinante.

La pellicola, diretta dallo stesso Chris Carter, si ritrova così a dover competere con gli stessi prodotti di genere, senza quella marcia in più che il marchio di fabbrica avrebbe dovuto conferirgli, se non per la notorietà offerta dai volti del duo Anderson-Duchovny.
Una trama debole (ma possibile che il "nemico" per la cinematografia statunitense rimanga sempre e comunque il russo con tutto il suo immancabile bagaglio di stilemi stereotipati?) e la mancanza di carisma dei comprimari, poco e male caratterizzati, fanno fallire nuovamente il tentativo di allungare il format vincente della serie.
X-Files: Voglio crederci si riduce ad essere un film in bilico tra l'onesto prodotto di genere e quel qualcosa che non è, ovvero la celebrazione di una mitologia la cui portata, per il momento, rimane ancora confinata al piccolo schermo.