In gergo giornalistico è stato definito L'effetto Weinstein. Siamo nell'ottobre del 2017 e Hollywood è scossa nelle fondamenta dallo scandalo delle molestie sessuali correlate ad alcune delle più note e potenti figure del settore cinematografico. Nasce tutto da quello che sarà poi noto come Movimento #MeToo, una mobilitazione social(e) in cui le donne che hanno subito violenze o molestie di genere condividono apertamente le loro storie, denunciando anche a distanza di molti anni i loro carnefici e aggressori sia in ambito mediatico che legale. Si scioglie un bavaglio di potere annodato da decenni alla bocca di tutte queste vittime. Non solo donne, comunque, pensando ad esempio al caso Brendan Fraser e alle sue rivelazioni su Philip Berk. Il più noto e condannato di questi molestatori e l'ex tycoon Harvey Weinstein, seguito da altre note figure della finanza come Jeffrey Epstein.
Sono anni di grande fermento e nel giro di pochi mesi cominciano ad accumularsi sempre più confessioni accusatorie contro personaggi quali Louis C.K, James Franco, Michael Douglas o Aziz Ansari, ma anche la riapertura del dibattito etico su Woody Allen (mai condannato, per ben due volte) e su Roman Polanski (lui invece condannato, tanto che è già polemica per il suo nuovo The Palace a Venezia 80), portando in alcuni casi alla completa epurazione da Hollywood e in altri a un significativo ridimensionamento. Tra i più importanti nomi coinvolti in questi scandali c'è sicuramente Kevin Spacey, forse l'uomo che più di altri è stato accostato per condotta e punizione a Weinstein in un lungo processo mediatico che ne ha sancito la quasi totale scomparsa cinematografica, dando il via a un procedimento di damnatio memoriae fortunatamente mai compiutosi. Diciamo fortunatamente perché nelle ultime ore proprio Kevin Spacey è stato legalmente e penalmente assolto da ogni accusa che era ancora pendente a suo carico, decretandone di fatto l'innocenza. Siamo consapevoli che al giorno d'oggi il principio di presunta innocenza e la pronuncia d'assoluzione non bastano a considerare "scagionato" qualcuno agli occhi dei tanti (troppi) tribunali pubblici e mediatici che riempiono le pagine social o le colonne del giornalismo d'inchiesta, eppure il fatto che sia una sentenza e una chiusura del caso è un fatto che non si può di certo ignorare.
Giunti a questo punto, crediamo sia opportuno e stimolante ripercorre allora l'intero affair Kevin Spacey, dalle accuse all'assoluzione, con giusto distacco critico e attenendoci solo ed esclusivamente ai fatti.
La caduta di un gigante
Kevin Spacey è il personaggio che più di altri è stato accostato a Weinstein anche perché insieme a lui uno dei primi a cadere. Comincia tutto quando Anthony Rapp - un attore - lo accusa di molestie nei suoi confronti, avvenute nel 1986 quando Rapp aveva 14 anni e Spacey 26. Sostiene che l'interprete fosse visibilmente ubriaco. La storia era già stata pubblicata nel 2001 sulle pagine della rivista The Advocate, eppure in quell'occasione non era trapelato alcun nome, cancellato per evitare ogni tipo di controversia. Spacey risponde nell'immediato, dichiarando di non ricordare l'evento ma porgendo le sue più sentite scuse a Rapp, sottolineando come, qualora il suo comportamento fosse stato effettivamente quello, "sarebbe stato del tutto inappropriato". Nella stessa risposta, Spacey rivela al mondo la sua omosessualità, sostenendo di aver avuto "rapporti con donne e uomini per tutta la sua vita" e di aver scelto ormai da anni di vivere come gay. L'uscita viene fortemente criticata da celebrità LGBTQ+ quali Billy Eichner o George Takei, biasimando Spacey di "voler spostare l'attenzione da un'altra parte" e di sfruttare la circostanza dell'ubriachezza "come scusante di un comportamento molesto e inadeguato", arrivando persino a correlare l'omosessualità agli abusi sui minori.
Kevin Spacey assolto dalle accuse di violenza sessuale a Londra
Nel giro di sei mesi emergono altre quindici accuse di molestie contro l'attore, mosse - tra gli altri - da Heather Unruh, conduttrice di Boston che parla di abusi sessuali sul figlio, il regista Tony Montana, Harry Dreyfuss e Roberto Cavazos, oltre a una decina di persone che avevano collaborato con Spacey ad House of Cards, serie Netflix dalla quale da lì a breve sarebbe stato licenziato. Interviene anche il Guardian, istituzione del giornalismo britannico che sostiene di essere stato contattato da una serie di persone che accusavano Spacey di "comportamento inappropriato" durante il periodo come direttore artistico dell'Old Vic di Londra. Non aiuta la già delicata situazione dell'interprete la sua presenza nei primi anni 2000 nei registri di volo del jet privato di Epstein. Molti lettori e appassionati di Spacey cominciano a inorridire, abbandonando le difese della star, che nel frattempo viene sostituita in Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott e si vede cancellati tutti i film da protagonista in programma, soprattutto il biopic su Gore Vidal targato Netflix.
L'attore viene anche mollato dalla storica publicist Staci Wolfe e dalla Creative Artists Agency. Siamo nel 2018 e di Kevin Spacey, tra grande e piccolo schermo, non vi è più traccia, almeno fino al dicembre dello stesso anno, quando interpretando il ruolo di Frank Underwood pubblica un video intitolato Let Me Be Frank, negando apertamente ogni accusa e preannunciando il suo futuro ritorno sulle scene. Ad oggi, sono solo due i film che lo hanno scritturato negli ultimi sei anni, entrambi in ruoli minori, entrambi progetti piccoli e distrutti dalla critica. Ma Spacey non demorde e sia nel 2019 che nel 2020, sempre a Natale, pubblica altri due video simili, questa volta senza parlare delle accuse a suo carico, tanto che Eric Hegedus, colonnista del New York Post, li licenzia semplicemente come "sordi". Ed è essenziale sottolineare che appena tre mesi prima, nel settembre 2020, Rapp decise di citarlo in giudizio per "violenza sessuale, percosse e inflizione intenzionale di disagio emotivo" ai sensi del ben noto Child Victims Act, anche se la stagione processuale di Spacey era già aperta da due anni.
In aula
L'ufficio del procuratore distrettuale di Los Angeles aveva già indagato nel 2018 su una presunta accusa di violenza sessuale avvenuta nel 1992 e mossa contro Spacey da "un maschio adulto". In concomitanza, Scotland Yard rivela tre ulteriori accuse di molestia contro Spacey, mentre la prima vera causa intentata ai danni dell'attore risale al settembre dello stesso anno. L'accusatore è un massaggiatore senza nome californiano che sostiene di essere stato aggredito sessualmente dall'attore nel 2016, in una casa a Malibu. A dicembre è la Unruh a citarlo in giudizio per le presunte molestie al figlio avvenute nel luglio 2016, a Nantucket, mentre quest'ultimo stava messaggiando con la propria ragazza. A gennaio 2019 Kevin Spacey si dichiara innocente e i suoi avvocati impiegano mesi e ingenti risorse per ottenere delle copie di quei messaggi dove il ragazzo parlava di "palpeggiamenti e abusi". Nel maggio 2019 il rappresentate legale della Unruh informa il tribunale della scomparsa del cellulare, con la difesa di Spacey che scopre e porta in aula appena un mese dopo la prova che la madre del ragazzo cancellò diversi messaggi di testo dal dispositivo prima di consegnarlo alla polizia nel 2017. Sempre a giugno, è lo stesso figlio della Unruh che intenta causa a Spacey, richiedendo un risarcimento per danni emotivi salvo poi respingere le affermazioni con pregiudizio appena un mese dopo. A luglio viene ritirata la causa penale e, alla morte improvvisa del misterioso massaggiatore, decade anche l'altro procedimento ai danni della star. Resta solo la causa per le molestie a Rapp, che come detto arriva nel 2020. Insieme all'attore muove accusa penale anche un altro "anonimo maschio adulto" che sostiene di essere stato molestato da Spacey quando aveva 14 anni e l'attore 24, per la precisione nel 1983. Quest'ultimo viene espulso dal caso nel giugno del 2021 data la sua volontà di non identificarsi pubblicamente.
Kevin Spacey: perché è così difficile accettare la sua "fine"
Il processo vero e proprio inizia ad ottobre 2022 e, a pochi giorni dall'incipit, viene rivelato che Rapp fornì una descrizione assai imprecisa dell'appartamento dove avvenne il presunto abuso. Il 17 ottobre il giudice lascia cadere le accuse di disagio emotivo in quanto "duplicato di quelle di molestia", e già il 20 ottobre 2022 la giuria dichiara Kevin Spacey non responsabile. Nel maggio dello stesso anno si apriva però un'altra causa giudiziaria contro la star, questa volta avallata dal Crown Prosecution Service del Regno Unito per le presunte violenze sessuali contro i tre maschi adulti su cui stava indagando in precedenza Scotland Yard. I capi d'imputazione sono quattro. In quel momento Spacey era negli Stati Uniti, e il procedimento sarebbe stato possibile solo se l'attore fosse entrato illegalmente nel paese, ma Spacey il 31 maggio 2022 dichiara di "essere pronto a comparire pubblicamente in tribunale non appena possibile". Lo fa il 16 giugno, negando con veemenza ogni accusa di molestia e violenza e dichiarandosi successivamente non colpevole.
Il Crown Prosecution Service muove contro la star sette nuovi capi d'imputazione nel novembre dello stesso anno e tutti relativi a un solo e unico denunciante per presunti ripetuti abusi sessuali avvenuti tra il 2001 e il 2004. Tre delle accuse sono state archiviate prima e durante il processo iniziato lo scorso 28 giugno e terminato un mese dopo, esattamente il 26 luglio 2023, con la pronuncia di non colpevolezza e assoluzione di Kevin Spacey dai restanti capi d'imputazione, gli ultimi di una lunga trafila. A parte pagare una multa da 31 milioni di dollari alla MRC per "aver violato la sua politica sulle molestie sessuali" sul set di House of Cards, correlata semplicemente alle accuse di comportamento inadeguato mai finite in tribunale, Spacey è stato dichiarato innocente o le accuse sono decadute in ognuno dei quattro processi accusatori che lo hanno visto alla sbarra nel corso degli ultimi sei anni. Il processo mediatico continuerà e la sua figura non sarà ripulita in fretta né reintegrata velocemente, ma le pronunce sono di legge e a quello tutti noi dobbiamo rispondere e fare affidamento, certo non senza pareri contrastanti ma rispettando sentenze e giudicati legali più di quelli mediatici, soprattutto perché il dubbio non deve esercitarsi a discrezione e ad orologeria.