Coerente, onesto e sincero. Qualità non di poco conto per un regista che ha raccontato storie di uomini e di donne che prepotentemente reclamavano la sua attenzione ed il suo sguardo amorevole e diretto. E Ken Loach è sempre stato disponibile a lasciarsi attraversare da queste storie di vita quotidiana così disegnando impietosi e duri ritratti di un'umanità in perenne lotta. Anche il suo nuovo film Sweet Sixteen risponde a queste esigenze e Loach con identico entusiasmo e propositiva intelligenza, ne accompagna l'uscita nelle nostre sale raccontandoci così (a differenza di altre "star" arrivate in questi giorni a Roma - leggasi Nicolas Cage o il cast di Chicago - incapaci di esprimere un proprio libero pensiero sugli attuali e gravosi eventi politici) le paure e poche illusioni di un uomo costretto a fare i conti con l'ipocrisia di una società "global" che non alimenta più alcuna speranza.
In una recente intervista ha dichiarato che l'arte non può cambiare il mondo... però i suoi film hanno una forte presa sul pubblico.... Ken Loach : Credo che ciò che non andava vent'anni fa si sia "semplicemente" radicalizzato... oggi abbiamo tre generazioni di disoccupati (il nonno/il patrigno/ il ragazzo Liam) e questo ha creato un cinismo ed una disperazione sempre più radicale e profonda! Proprio all'inizio dei provini fatti per trovare il protagonista del film, chiesi ad uno di questi ragazzi che cosa avrebbe fatto dopo la scuola... che "speranza" avesse. E lui, sgranando gli occhi, mi rispose: "Speranza?"... questa parola probabilmente non esisteva nel suo vocabolario!
Ma generalmente anche nei suoi film non si parla molto della speranza: è questa la visione che lei ha della vita? Ken Loach : La speranza peggiore è la falsa speranza... prima bisogna adoperarsi seriamente per avere una comprensione realistica delle cose. Nel buon istinto dei ragazzi del film io intravedo una speranza e credo che il significato profondo del raccontare questa storia ai giovani ragazzi, coetanei del quasi sedicenne protagonista del film, sia mostrare come ancora Liam sia una persona non indurita o cinica come magari potrebbe diventare tra cinque o sei anni!
Fa molto male vedere anche lo scollamento affettivo dei protagonisti del suo film... colpisce dritto al cuore l'immagine di una madre che non riesce ad amare il proprio figlio... Ken Loach : Abbiamo riscontrato direttamente sul campo come molti di questi ragazzi, cresciuti in ambienti familiari caotici, cerchino in tutti i modi di giustificare i comportamenti dei loro genitori e quindi se sono drogati la colpa non è loro ma della droga o di chi la spaccia... veramente commovente! Vivono in questa illusione, per loro veramente preziosa, di una madre ed un padre diversi da quelli che nella realtà sono! La storia di Sweet Sixteen diventa così il racconto della presa di coscienza di Liam di una realtà difficile da accettare: l'incapacità di amare di una madre che allo stesso tempo vive la tragedia di non riuscire ad essere quella figura materna di cui Liam ha estremo bisogno!
La scelta di ambientare anche questo film in Scozia è dovuta alle origini scozzesi del suo fido sceneggiatore Paul Laverty o per la presenza in questa regione di un proletariato molto rappresentativo? Ken Loach : Entrambi i motivi: l'atto creativo principale è quello dello sceneggiatore e Paul proviene dalla zona occidentale della Scozia e quindi questo è il suo marchio... il suo timbro! Così come è anche vero che in una città come Glasgow c'è un proletariato molto diffuso ed ha alle spalle un doloroso passato di lotte e di difficoltà che però non hanno scalfito la cordialità della sua gente.
Perché il suo film è stato censurato in Inghilterra? Ken Loach : La censura è un eccellente esempio di ipocrisia britannica. Nel film è vero che ci sono molte scene di violenza ma non per questo è stato vietato ai minori di diciott'anni ma perché ho utilizzato in modo aggressivo una "brutta" parola che non posso ripetere... e che ad esempio in una scuola secondaria tutti i giovani usano! Ma era importante, per riuscire a comunicare con i giovani, usare il loro stesso linguaggio ed è vera mente assurdo che proprio quei ragazzi inglesi a cui il film è indirizzato non potranno vederlo.
Ma cosa crede che il suo film possa dire ad un ragazzo di sedici anni? Ken Loach : Se si dovesse trovare nelle stesse condizioni sociali del mio protagonista gli può offrire un'ottica diversa ed una importante distanza dalla quale osservare la propria situazione... ma più in generale voglio raccontare come i loro sentimenti siano importanti e questo riconoscimento per loro è fondamentale.
Com'era lei a sedici anni? Ken Loach : Il mondo era molto diverso da quello che è oggi: sono stato realmente molto fortunato a nascere in un periodo socialmente stabile! Ho sognato di fare l'attore e di trasformare il teatro inglese ... ma per fortuna questi sogni non si sono realizzati!
Che cosa è accaduto all'attore Martin Compston al termine delle riprese di questo suo primo film? Ken Loach : Nella stessa settimana di inizio delle riprese al ragazzo è stato proposto di diventare un calciatore professionista... ma dovendo girare ha rinunciato agli allenamenti. Gli ho detto che se avessi dovuto io scegliere tra le due professioni senza dubbio avrei optato per quella del calciatore! Ma sono certo che Martin avrà una carriera d'attore straordinaria!
Cosa ne pensa delle manifestazioni per la pace che si sono svolte in tutto il mondo? Ken Loach : Ho letto dello straordinario successo che la manifestazione ha avuto in Italia ma anche in Inghilterra abbiamo assistito ad un evento unico: la più imponente "protesta" di piazza che si sia mai avuta! Si è dimostrato che la stragrande maggioranza degli europei considerano la guerra illegale e che i nostri leader non ci rappresentano! Abbiamo assistito alla nascita di un movimento unico e potente che credo sia necessario adesso trasformare in una vera e propria forza!
Progetti futuri? Ken Loach : Insieme a Paul Laverty stiamo scrivendo il nostro terzo film ambientato a Glasgow... ma vi posso solo anticipare che sarà molto diverso dagli altri due.