Lo confessiamo con semplicità e onestà: stavamo aspettando l'uscita di Jurassic World: Il dominio per avere la scusa per scrivere questo articolo a tema dinosauri. Una scusa consolidata e amplificata dalla recente aggiunta tematica al catalogo di Apple TV+, quel Il pianeta preistorico che sta raccogliendo lodi e attenzione da parte della comunità di appassionati di questi animali ormai estinti, e non solo. Due uscite in due settimane che ci permettono di ragionare su un aspetto essenziale della rappresentazione dei dinosauri su schermo, diversa tra queste due produzioni: mostri e antagonisti da una parte, animali con le proprie esigenze dall'altra.
Come un kaiju
Nel franchise di Jurassic World, e parzialmente anche prima nella trilogia di Jurassic Park dopo il capitolo iniziale di Steven Spielberg, i dinosauri sono tratteggiati per lo più come mostri, una rappresentazione coerente con il loro ruolo di antagonisti dei film, avversari contro cui i protagonisti devono aver a che fare. Il loro design è coerente con questo ruolo narrativo, tende al minaccioso ed enfatizza tutti quei tratti fisici che assecondano questa idea. Ugualmente coerente è l'introduzione di ulteriori dinosauri non attinenti alla realtà preistorica, come l'Indominus Rex di Jurassic World o l'Indoraptor del film successivo, con la giustificazione dell'effetto wow e l'idea che il pubblico (quello del parco, ma anche quello cinematografico) voglia sempre di più.
Questi ultimi esempi si allineano alla perfezione all'idea del dinosauro come mostro, come i kaiju di tanti film giapponesi, Godzilla in primis, che ricoprono un ruolo ben specifico nell'economia narrativa dei film della saga. Un'evoluzione costante dal primo film in avanti, che non trova una totale inversione di tendenza Jurassic World: Il dominio: sono insomma lontani i tempi del triceratopo malato di Jurassic Park, che regalava allo spettatore una sana e toccante parentesi di empatia nei confronti dell'animale piuttosto che timore nei confronti di un mostro. Una sensazione che ancora emerge, qua e là, seppur non predominante, e che per esempio è riuscito a evocare anche Bayona in Jurassic World: il mondo distrutto, nella sequenza dell'addio al branchiosauro tra le fiamme.
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La quotidianità del dinosauro
Si tratta in definitiva di piccole concessioni a un aspetto a cui tengono molto gli amanti dei dinosauri, ovvero considerarli e rappresentarli per quello che sono, o meglio erano: animali. È questo il cuore dell'altra attuale produzione a tema dinosauri, pubblicata in cinque episodi per cinque giorni su Apple TV+: Il pianeta preistorico è, in tutto e per tutto, un documentario naturalistico, che parte dal presupposto di mostrare le specie di dinosauri trattate in un contesto quotidiano e con un look che ne consegue. Non si cerca lo spettacolo, ma la credibilità. Non si punta a stupire, ma mostrare. Come si farebbe con un leone, un coccodrillo o altri animali ancora in vita oggi.
Per questo si è scelto l'approccio dei contesti ambientali per suddividere la serie Il pianeta preistorico in episodi, dalle coste al deserto e i ghiacci per mostrarci spaccati di vita; per questo abbondano quei momenti che ci consentono di vedere e percepire i diversi dinosauri impegnati in attività meno spettacolari e più ordinarie, dalla caccia alla ricerca di una compagna, dalla sopravvivenza al soddisfare necessità semplici e banali come il grattarsi contro un albero. Insomma li vediamo fare quello che farebbero anche gli animali che ci circondano ogni giorno, che siano i cani o gatti che abbiamo in casa o quelli che popolano ogni angolo del nostro pianeta: vivere.
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I dinosauri tra noi
Va però detto che l'espediente narrativo di Jurassic World: Il dominio, quello di creare un contesto di diffusione planetaria dei dinosauri, permette di concedere qualcosa sul piano della neutralità di questi animali rispetto ai protagonisti, di concedere un possibile compromesso tra i due estremi di mostri e animali: i tanti dinosauri nel contesto del nostro presente provano a trovare il loro spazio e portare avanti la propria esistenza e anche le situazioni di conflitto con l'uomo non si presentano in modo diverso da come accade con i cinghiali a Roma o altri casi analoghi.
Si va inoltre a enfatizzare, e sembra avere a tratti il sopravvento, una ulteriore e diversa funzione: lo spettacolo, l'incredibile suggestione visiva regalataci dal vedere queste incredibili specie animali in diversi contesti del nostro presente, anche laddove non sono parte dell'azione come nel forsennato inseguimento tra le vie di Malta. Pensiamo al parasaurolophus che corre con i cavalli, o i sauropodi in un ambiente innevato, o tanti altri momenti in cui il nuovo film di Colin Trevorrow ci regala immagini di grande impatto visivo, quadri che abbiamo ammirato e ci piacerebbe stampare e incorniciare. Perché in ogni caso, che sia nel trattarli da mostri per esigenze di copione o come animali per raccontarne le vite passate, una cosa è certa: si tratta di animali che continuano a stupirci e lasciarci a bocca aperta.
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