Stanco, provato dall'enorme tour promozionale, ma felice come un bambino in un parco giochi, questo è Joss Whedon all'incontro con la stampa per parlare di Age of Ultron, fumetti, social network e di cosa significa gestire una tale quantità di storie, personaggi e aspettative.
Whedon tra l'altro ha un ottimo rapporto con l'Italia, non solo perché la scena iniziale di Avengers: Age of Ultron - da ieri nelle nostre sale - è ambientata a Forte di Bard, in Val d'Aosta, dove "abbiamo bevuto un sacco di vino", ma anche perché ci ha trascorso un po' di tempo quando era adolescente: "Mia madre stava imparando l'italiano e ci trasferimmo per un po' vicino a Cortona. Ogni giorno mio fratello e io andavamo a visitare qualcosa di nuovo: Firenze, Siena, Orvieto, Roma. Non ho mai visto, né sentito altro così ricco e intenso".
E il legame con il nostro paese affonda anche nelle glorie di Cinecittà, uno dei suoi registi preferiti infatti è il mitico Sergio Leone. "C'era una volta il West è uno dei film più importanti della mia vita. Il primo giorno di riprese in Italia stavamo girando una scena con Occhio di Falco e Scarlet Witch in mezzo a un intrico di stradine, una scena molto intensa; è stata veramente dura non trasformare tutto in un western".
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La ricetta Marvel
Ma cosa rende veramente speciale la Marvel? Come mai i suoi fumetti funzionano da anni e sono diventati il punto di riferimento per un certo tipo di cinema, tanto da rappresentare ormai un genere a sé?
"Il bello dei fumetti, soprattutto di quelli Marvel, è che ci trovi tutto", spiega Joss. "Quando li leggevo da piccolo al loro interno c'era la comicità, la sovversione, la politica, la fantascienza, ogni genere era rappresentato e questo mi piaceva tantissimo. La Marvel poi ha un tipo di umorismo che la differenzia dalla DC, che è funzionale alla storia e al disegno in generale, non è fine a sé stesso".
Ingredienti che fino ad oggi solo Whedon e pochi altri sono riusciti a rendere appieno sul grande schermo riscuotendo un successo che non è solo frutto dei tempi in cui viviamo, dove la figura dell'eroe sarebbe per certi versi la soluzione più facile alle crisi mondiali, ma si basa anche sul grande potere della nostalgia. "Normalmente il supereroe funziona perché risolve un problema in modo semplice, e questo ci dà sicurezza, ma ormai siamo oltre questo tema. Attraverso questi film ci interroghiamo se questo modo semplice e veloce sia poi veramente la soluzione - ma non è finita qua. La ricchezza di significati e la nostalgia del passato che questi personaggi evocano sono strumenti potenti per uno studio cinematografico, simili a quelli delle fiabe. Certo questo non toglie che ci siano personaggi di serie A e serie B, anche lo stesso Captain America prima non era famoso come Superman. Col tempo però avremo sempre più personaggi che sapranno interessare il grande pubblico, i film si baseranno sempre meno sull'effetto nostalgia e potranno concentrarsi maggiormente sulla storia".
Eppure Whedon non ama più di tanto lavorare con troppi personaggi sullo schermo (e forse l'eccesso di coralità è proprio un difetto di questo tipo di film), ma ovviamente per girare Age of Ultron ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. "Dovevamo espandere l'universo di Avengers perché volevo mostrare differenti punti di vista, volevo personaggi che non li amassero, che li disprezzassero. Il mondo degli Avengers si era fatto più bizzarro dopo l'attacco a New York e mi serviva un elemento che fosse interessante visivamente e mi offrisse lo spunto per entrare nelle loro teste".
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La famiglia innanzitutto
Ma qual è il vero significato di Ultron e Visione? Sono solo un moderno Frankenstein, lo specchio degli aspetti migliori e peggiori di Tony Stark o c'è qualcosa di più? "No, non volevo che fossero solo dei cloni di Tony", spiega Whedon. "non volevo un rapporto in stile Frankenstein, ma senza dubbio parte di quel tema è presente. Credo che Visione sia un successo per Tony, sia la speranza che ha ogni padre: vedere il figlio che si evolve e va oltre i propri genitori".
Il senso di famiglia è senza dubbio presente nella cinematografia di Whedon come "gruppo allargato" di persone che la vita avvicina al di là dei legami di sangue e questo si ripercuote a volte anche nel casting che pende verso certi attori che rientrano in quello che lui definisce "un party a casa mia". Il motivo del suo "innamoramento" verso certi nomi è molto semplice: "Quando conosci qualcuno che farà bene il suo lavoro, vai da lui. Ci sono già troppi problemi da tenere a bada. I migliori attori che conosco sono persone amorevoli e ho bisogno di averli intorno sul set. È una famiglia in costante evoluzione".
Parlando di evoluzioni, alcuni pensano che una tale mole di film dedicati all'universo Marvel possa snaturare il corso dei fumetti e piegarli verso una narrazione differente, ma per Whedon il problema è un altro: non si leggono abbastanza fumetti.
La crisi del fumetto (e dei social network)
"I fumetti non vendono molto, gli unici che li leggono sono i vecchi come me, questo nonostante alcune storie siano notevoli. I film non interferiscono col loro mondo perché nessuno obbliga nessuno. Se nel film succede qualcosa che può funzionare nel fumetto viene preso e viceversa, ma non ci sono forzature. La mia speranza è che questi film spingano le vendite degli albi, ma è ancora molto difficile portare pubblico nelle fumetterie". D'altronde per Whedon "I fumetti devono assolutamente evolversi, ma non so come lo faranno. Adesso è un momento bellissimo per essere persone come me, perché posso fare film come questo e godermeli, ma è anche un paravento che nasconde la verità. Stiamo prendendo moltissimo da questo mondo e i fumetti devono reinventarsi, prima o poi qualcuno si stuferà dell'ennesimo reboot di Spiderman e non sarà più interessato al personaggio".
Chi non ha certamente bisogno di ulteriore pubblico sono invece i social network, mondo con cui Whedon non ha un ottimo rapporto. Tempo fa cercò di spingere la sua versione di Molto rumore per nulla utilizzando Twitter, ma abbandonò l'idea sommerso da polemiche e commenti di ogni tipo. "Ritengo i social degli ottimi strumenti per entrare in contatto con un gran numero di persone, idee e articoli, ma lo smartphone con cui ci colleghiamo ai social può diventare una piccola bomba d'odio basata su reazioni semplicistiche e immediate a problemi complessi. Ci può danneggiare come esseri umani, come cultura, di sicuro danneggia il mio fragile e patetico ego. Un ottimo esempio di tutto ciò è il mio recente commento su Jurassic World: Twitter ci fa dimenticare che a volte possiamo pensare delle cose senza necessariamente scriverle".
L'Avenger del cuore?
Ognuno di noi ha ovviamente un personaggio preferito, ma vi siete mai chiesti quale sia il suo? La risposta non dovrebbe stupire chi conosce la cinematografia di Whedon che ha spesso raccontato le storie di personaggi femminili forti. "Vedova Nera è probabilmente il mio Avenger preferito, perché è una donna, è la più debole fisicamente, le sue abilità sono differenti e il suo passato è decisamente oscuro. Ho pensato che portare la sua storia in Age of Ultron fosse importante, visto che è un film che ha tra i suoi temi principali l'essere genitori, volevo capire cosa poteva ferirla e sono felicissimo di averla collocata in una trama romantica".
Il futuro deve sembrare molto promettente dopo aver incassato milioni di dollari ed esser stato incoronato Re dei Nerd e di chi sa fare film sui supereroi. Ogni strada appare percorribile, ogni film possibile, basta usare quanto appreso fino ad oggi. Ma la verità è che Whedon, come chiunque arrivi in cima alla vetta, ha idee completamente diverse. "Non so se sarò ancora coinvolto nei progetti Marvel, di sicuro ne parlerò perché li amo, ma non ho idea di cosa succederà. Mi sento come Ultron che vorrebbe essere Visione, vorrei far sparire tutte le mie esperienze e ripartire da zero. Tutti i miei concetti e le sovrastrutture narrative sono decisi e impostati in base ai fumetti che leggevo da piccolo, ma vorrei evitare di percorrere sempre la stessa strada".