John Wick è un film che, nel 2014, ha totalmente stravolto il mondo cinematografico rileggendo le regole dei prodotti action. L'importanza della pellicola si può intravedere già dal punto di vista strutturale e progettuale, che, partendo dagli insegnamenti del passato, ha lavorato sulla varietà e la complessità dell'azione, utilizzando quest'ultima come motore fondante della storia che, almeno nel primo lungometraggio, è marginale e lineare. La trama, infatti, si può riassumere in poche righe: ll ritorno in scena di un mercenario, John Wick (che ha il volto di uno strabiliante Keanu Reeves), che è deciso a vendicare la morte del suo cane, ucciso per errore dalla mafia russa. Una narrazione diventata sempre più complessa con l'evoluzione della saga, composta da altri due capitoli usciti nel 2017 e nel 2019 e con un quarto capitolo in dirittura d'arrivo a marzo 2023. Proprio in previsione dell'uscita, andiamo a vedere nel dettaglio come mai questo franchise è degno di nota.
1. La dedizione di Keanu Reeves
L'intera saga ruota intorno al misterioso e inafferrabile John Wick, un protagonista carismatico, freddo e calcolatore che non teme la morte e che è temuto da tutti. Un personaggio che però non rinuncia a mostrare le sue fragilità e debolezze, sotto una corazza di violenza. Keanu Reeves non solo ha fatto sua questa complessa figura, regalando un'interpretazione fisica e psicologia impeccabile, giocando non solo con la sua atleticità ma anche con l'espressività, ma ha dato anima e corpo per questo ruolo. Una dedizione insana e quasi ossessiva che, osservandola dall'esterno, rende ancora più affascinante la sua performance su schermo. Un esempio su tutti è l'allenamento intensivo al poligono che ha sostenuto l'attore, che tra l'altro potete recuperare in qualche video su YouTube, dove si è impegnato a tal punto da diventare una macchina da guerra anche nella realtà. Detto questo, sembra che per il quarto film, Reeves abbia alzato ancora di più l'asticella: un motivo in più per non lasciarselo sfuggire.
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2. Scene action elaborate e raffinate
C'è poco da fare: nel franchise di John Wick il cuore pulsante è l'azione, in tutte le sue forme. Guardando da vicino l'andamento della serie cinematografica, è chiaro che l'intenzione registica sia stata quella di aumentare a dismisura il livello qualitativo delle sequenze adrenaliniche, esplorando sempre nuovi stratagemmi per tenere incollati allo schermo gli spettatori. Per raggiungere tale obiettivo, Chad Stahelski - che non caso, prima di buttarsi alla cinepresa, ha una lunga carriera come stuntman, coordinatore degli stuntman e controfigura - decostruisce totalmente le scene action, riducendole a tre elementi fondanti: le ambientazioni, gli oggetti di scena e le armi. Con queste tre variabili, il cineasta inizia a costruire e comporre i suoi affreschi di sangue e violenza, mantenendo sempre una raffinatezza ed eleganza di fondo data da movimenti di macchina precisi e puntuali, senza sbavature e da una totale padronanza del ritmo, gestendo a suo piacimento l'adrenalina e la frenesia.
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3. La mitologia dietro Baba Jaga
John Wick, però, non è solo violenza, ossa e sparatorie, anche se ci accorgiamo della cosa in modo sottile e implicito: il franchise, infatti, è un micromondo in continua trasformazione con il nostro antieroe che è solo una delle tante pedine che si muove in uno stratificato sottobosco di criminalità, mercenari, patti di sangue e organizzazioni segrete. Il Continental, che appare per la prima volta nel primo film, è quell'elemento di background che svela uno studio curato dell'ambientazione e del mondo in cui si muovono i personaggi. Il particolare albergo, di proprietà di Winston (Ian McShane), è proprio un luogo simbolo che suggerisce coesistenza di una mitologia articolata e affascinante, oltre ai "semplici" scambi action. Un impianto narrativo che si fa via via più articolato tra figure archetipiche, indizi visivi e una strana commistione tra folklore popolare e leggende, tutti punti nevralgici per comprendere la storia di John e dei comprimari presenti.
4. Due anime
Un contenuto, però, è che sempre votato all'intrattenimento più puro e genuino, con una scarsa ingerenza della narrativa che più che essere una parte fondante dei film, rimane sempre sullo sfondo, come fosse un dettaglio che può essere sì approfondito, ma che non è necessario per godersi l'epopea action di Chad Stahelski. È come se il franchise abbia due anime una dentro l'altra: la prima, la più profonda e antica, è legata alla semplice spettacolarità, senza parole e con poche chiacchiere; l'altra, invece, emerge in secondo piano solo per il pubblico che ha realmente voglia di conoscere nello specifico il background della saga. I lungometraggi della serie sono godibili in entrambi i casi e sta allo spettatore scegliere qual è la fruizione migliore che si adatta alle sue esigenze. Un'esperienza cinematografica che quindi è personalizzata e tarata in base alle richieste dell'utenza, con una sola regola: non si rinuncia all'intrattenimento.
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5. Un universo in espansione
Un motivo più che valido per recuperare i tre capitoli di John Wick (e, all'uscita, il quarto) è l'attenzione posta nei confronti dell'universo collaterale della saga. Se all'inizio l'ambizione era quella di portare avanti solo la storia del mercenario, già due anni fa è stata annunciata una serie televisiva, comprata poi da Prime Studios, dedicata proprio al Continental, uno show prequel che vede collaborare tutti nomi cardine dei film come Chad Stahelski, Derek Kolstad e David Leitch. Mentre questo titolo probabilmente racconterà elementi inediti e fondanti della mitologia del franchise, lo spin-off Ballerina, di cui si parla dal 2019, si collega ad un clan di ballerine russe killer, presente in John Wick 3: Parabellum, con a capo Ruska Roma (Anjelica Huston). Protagonista della pellicola, ambientata tra il terzo e quarto capitolo della saga principale e diretta da Len Wiseman, è l'attrice Ana de Armas (No Time to Die, Blade Runner: 2049) che ricoprirà il ruolo di una giovane assassina che vuole vendicare la sua famiglia.