John Carter: parla il regista Andrew Stanton

Cronaca di uno speciale incontro londinese con l'acclamato regista della scuderia Disney-Pixar, che ha presentato il suo nuovo, affascinante progetto live action, tra avventura, azione e fantascienza, in uscita nel marzo del 2012.

La scoperta di mondi sconosciuti è un tema da sempre caro al cinema, e, come testimonia il successo dell'epico Avatar, molto apprezzato dal pubblico mondiale. Gli amanti di avventure intergalattiche attendono ora con impazienza l'uscita di John Carter, che la Walt Disney Pictures porterà nelle sale nel Marzo 2012 e che promette di essere altrettanto epico e coinvolgente.
Diretto dal regista premio Oscar Andrew Stanton, il film è tratto dai romanzi di Edgar Rice Burroughs, autore noto per aver creato il mondo di Tarzan, e promette avventure fantastiche per l'eroe interpretato da Taylor Kitsch che si trova trasportato su un pianeta sconosciuto e nel pieno di sanguinose guerre aliene. Gli appassionati dei libri di Burroughs avranno quindi la possibilità di vedere finalmente la storia prendere vita sul grande schermo, con tanto di 3D; ma Stanton è convinto che il film conquisterà anche coloro che al mondo di John Carter sono ancora estranei.

A Londra per presentare le prime clip tratte dal film, Stanton ha parlato con entusiasmo di come è stato girare e produrre una storia che ha inspirato registi e produttori per decenni. Stanton ha scritto e diretto il film, scelto personalmente gli interpreti e supervisionato la creazione delle scenografie. La presentazione del film e delle clip è stata seguita da una breve Q&A.

Mr. Stanton, come si è avvicinato al progetto? Andrew Stanton: Ho iniziato a leggere i libri quando avevo circa dieci anni. Poi ho scoperto che ce n'erano undici in tutto! E non vedevo l'ora di scoprire che cosa avrebbe fatto il personaggio nel libro successivo. Li ho poi ripresi da adulto, e anche dopo aver iniziato a lavorare alla Pixar ho continuato a pensare che, come fan, mi sarebbe piaciuto vedere la storia sul grande schermo. Quando ho riletto i libri mi sono reso conto che ne ero appassionato esattamente come da bambino - e da lì ho iniziato a guardarmi attorno per trovare le persone giuste con cui lavorare per dare vita alla storia.

Come ha scelto gli interpreti?
La mia intenzione era di mettere insieme un bel copione e un bel cast. La mia prima domanda è quindi stata, chi scelgo per rappresentare l'eroe, John Carter? Sono stato fortunato perché WALL·E era appena uscito, di conseguenza non ho avuto problemi a contattare gli attori che mi sembravano adatti. Ma alla fine ho scelto Taylor Kitsch perché ho sempre pensato che avesse qualcosa di John Carter in lui - inizialmente pensavo che fosse troppo giovane, ma ho poi scoperto che in realtà aveva l'età giusta, stava semplicemente interpretando personaggi più giovani di lui.
Lynn Collins, invece, che interpreta Dejah Thoris, mi ha colpito molto fin dal primo provino - aveva questa passione assolutamente reale, non stava fingendo.
E alla fine sono stato soddisfatto di entrambe le scelte perché ho avuto la possibilità di fare molti screen test, vederli recitare insieme, e rendermi conto che il feeling che immaginavo c'era ed era visibile anche sul grande schermo.

Gli altri due personaggi principali sono virtuali, creati con la CGI, ma per me era importante avere attori veri dietro la facciata computerizzata: per Tars Tarkas ho scelto Willem Dafoe, e per Sola Samantha Morton. La Pixar mi ha insegnato che è importantissimo avere un'eccezionale voce e interpretazione come supporto ad un personaggio animato; e oltre a questo, volevo puntare anche sullo sguardo, sugli occhi, che dovevano essere particolari e riconoscibili. E infine, per me era importantissimo rendere questi personaggi il più possibile reali - e questo ha significato anche fare in modo che sul set ci fossero degli interpreti reali con cui gli altri attori - e anche la troupe sul set - potessero interagire.

Come è interventuo sul materiale narrativo originario?
Per quanto riguarda la trama, penso che l'unico reale intervento da parte mia sia stato a riguardo del 'cattivo' della storia: ho infatti notato che non ce n'era uno in generale, ma che il nemico cambiava ad ogni storia. Chiaramente il film aveva bisogno di un cattivo degno di questo nome con cui l'eroe potesse misurarsi; ho scelto quindi un personaggio che sarebbe apparso nei libri seguenti, Matai Shang, e l'ho introdotto in questa storia. Per interpretarlo non ci sarebbe stato nessuno più adatto di Mark Strong - ha funzionato come un orologio svizzero.

In un progetto del genere anche le scenografie sono fondamentali.
Sì, era importante trasmettere la sensazione che quei luoghi esistessero nella realtà. Lì è entrato in azione Nathan Crowley, il production designer, che non aveva mai lavorato ad un fantasy in precedenza, ed è stata proprio questo che mi ha spinto a lavorare con lui, perche' non aveva pregiudizi o idee preconcette. Abbiamo quindi collaborato per creare paesaggi che trasmettessero una sensazione di 'storico', utilizzando basi militari e luoghi realmente esistenti e sovrapponendovi effetti visivi per renderli un mondo a parte. La cosa essenziale per me era di non trasformare il tutto in una sorta di 'videogame' o di qualcosa di finto. Abbiamo quindi individuato costruzioni e luoghi realmente esistenti e che non potevano essere creati digitalmente in modo realistico, e li abbiamo ritoccati con Photoshop per ottenere l'effetto desiderato - e la cosa ha funzionato, perché ha creato una sensazione di realtà.

La lavorazione del film è quindi quasi ultimata...
Diciamo di si, ci sono ora in programma tre o quattro settimane per lavorare agli effetti visivi, e una gran parte del montaggio ancora da finire.

Lei viene dalla Pixar - quanto è diverso lavorare in animazione rispetto al dirigere attori e situazioni reali?
In realtà, le ho trovate molto simili come esperienze - escludendo il fatto che lavorando in animazione non si ha la possibilità di essere all'aperto, ovviamente... Un'altra differenza è forse il fatto che la live action ha molta più spontaneità. Ma i processi decisionali, lo scegliere cosa mostrare sullo schermo, sono esattamente gli stessi, la differenza e' che li si descrive con una terminologia diversa. Una gran parte di questo film è comunque animata, e abbiamo passato la maggior parte del 2010 a lavorare su questa parte per poi metterla insieme e sincronizzarla con le scene con attori reali.

Quanto è rimasto fedele al romanzo?
Diciamo che la mia idea era di rimanere il più possibile fedele alla storia originale - ma non volevo nemmeno oppormi a nuove possibilità e chiudere nessuna porta. Di conseguenza abbiamo letto tutti i libri, poi li abbiamo messi via e abbiamo iniziato a pensare ai vari aspetti, ai migliori modi di descrivere le cose e introdurre i vari personaggi e le varie situazioni. La cosa interessante è stata che una volta fatto questo, andando a riaprire il libro mi sono reso conto che non avevo poi cambiato molto dell'originale - era tutto ancora nel romanzo! Si è quindi trattato soltanto di fare delle modifiche in modo da fare funzionare il tutto in modo armonico.

Che cosa ci può dire di eventuali sequel? Al giorno d'oggi vengono programmati anche prima che il primo film sia uscito al cinema...
Non sono un grande fan dei sequel, solitamente; ma questi libri sono tutti parte di una serie, e io voglio certamente fare le cose per bene e rendere onore alla storia. Ho quindi pensato, 'programmiamoli, in caso le cose vadano come ci aspettiamo...' Ma non mi sono mai aspettato che qualcuno dicesse subito 'facciamone più di uno', perché è un rischio enorme. Ha molto più senso aspettare che il primo film sia uscito al cinema. Ma ne abbiamo programmati altri due fin dall'inizio, per essere sicuri - se non dovesse succedere, non avrei nessun rimpianto perché almeno mi sono esercitato a scrivere i copioni.

Che cosa ci dice dell'elemento 3D?
Personalmente non amo troppo il 3D, non è una cosa che vado a cercare di mia iniziativa, ma certamente non sono opposto alla cosa. Penso semplicemente che, se si trova la persona giusta capace di curare gli effetti visivi, è una cosa che può assolutamente funzionare.
In questo senso sono importantissimi gli animatori, per esempio; trovare l'animatore adatto per me è come trovare un attore, perché gli animatori sono attori anche loro, ma attori 'timidi'. Sapevo quindi che in modo che tutto potesse funzionare dovevo mettere insieme dei bravi interpreti e dei bravi animatori.

Ha mai avuto timore che il film possa sembrare troppo familiare al pubblico - dopo altre avventure fantascientifiche come Avatar per esempio...
Posso certamente dire che, se questa cosa mi avesse preoccupato, non avrei certamente fatto questo film. Alla fine dei conti ci sono migliaia di film con inseguimenti in macchina, migliaia di film con storie d'amore - si potrebbe andare avanti molto a lungo. Non posso sapere quando e dopo qualche altro film il pubblico vedrà John Carter - ciò che mi interessava era trasmettere attraverso il film le sensazioni che avevo provato io leggendo i libri. E penso che, se si ha passione e se la si riesce a trasmettere, questa passione trascende lo schermo e riesce a raggiungere anche il pubblico.