La letteratura è stata spesso saccheggiata dal cinema. Un mondo che ha preso in prestito più e più volte racconti che sono entrati nel cuore di tante generazioni diverse per adattarli e farli vivere sullo schermo, facendo scoprire universi letterari a chi non ne conosceva l'esistenza e dando la possibilità agli spettatori di mettere in discussione i propri immaginari. Tra i tanti romanzi che hanno ammaliato il mondo del cinema, c'è proprio Piccole donne di Louisa May Alcott, pubblicato inizialmente in due volumi, nel 1868 e nel 1869. In occasione dell'uscita al cinema di Piccole donne di Greta Gerwig, abbiamo colto l'occasione per fare il punto e capire come e perché il personaggio di Jo March, restando sempre così moderno, sia riuscito ad affascinare così tante generazioni.
Quattro sorelle, quattro archetipi femminili
Nonostante le protagoniste del romanzo siano quattro sorelle, composte da Meg, Beth, Amy e Jo, è proprio quest'ultima che tende ad affascinare maggiormente il lettore (e lo spettatore, quando si parla di un adattamento cinematografico).
Tutte e quattro le sorelle - in quest'ultimo adattamento interpretate da Emma Watson, Eliza Scanlen, Florence Pugh e Saoirse Ronan - hanno delle caratteristiche uniche, diverse ed opposte tanto da potersi completare l'una con l'altra.
Meg è la maggiore, quasi una mamma chioccia per le altre tre sorelle: molto materna e saggia, dotata di gran senso del giudizio e pacatezza, in questo senso somiglia molto a Beth, la terzogenita della famiglia March. Con il suo candore e la sua passione per la musica, è forse la più forte delle quattro sorelle, sebbene sia la più fragile, delicata e sensibile. Amy, invece, è la sorella più giovane, che aspira a lavorare nel mondo dell'arte, alla ricerca della perfezione, frizzante e piuttosto vanitosa, costantemente ossessionata dalla forma del suo naso. E Jo, invece? Abbreviazione di Josephine, Jo è - tra le quattro sorelle - quella ribelle, che vuole rompere gli schemi imposti dalla società ed andare oltre ad essi per raggiungere i suoi sogni, per sentirsi completa e realizzata.
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Jo March, ovvero una piccola, grande donna
Non credo che mi sposerò mai. Sono felice così come sono, e amo così tanto la mia libertà per non avere alcuna fretta di rinunciarvi, per qualsiasi uomo mortale.
Molto vicina alla personalità dell'autrice di Piccole donne, Jo è mossa dal suo carattere furente, dal suo fare impulsivo, con quell'ansia di vivere che cerca di trasmettere con i suoi racconti, che trascina le sue sorelle o il suo vicino di casa, Laurie Lawrence (interpretato, nel film di Greta Gerwig, da Timothée Chalamet), in mille e più avventure, che si tratti di inscenare piccoli spettacoli teatrali in famiglia o di giocare a palle di neve. Coraggiosa e determinata a voler diventare una scrittrice, Jo vive per essere libera e non per perseguire le tappe volute dal suo essere donna, ovvero cercare marito e creare una famiglia. Spirito irrequieto, Jo è l'archetipo femminile che combatte per i propri ideali e poco importa se qualcuno abbia qualcosa da ridire.
Prima ragazza, poi donna, Jo dimostra sempre di essere una persona forte, caparbia, tempestosa, leale e sempre pronta a sostenere le sue sorelle, sebbene abbiano spesso idee diverse o le abbiano fatto dei torti. Rifiuta di crescere per come viene imposto alle ragazze della sua epoca, mostra di avere una corazza che sembra apparentemente inespugnabile ma che, in realtà, nasconde un animo fragile. Ricerca la libertà, la desidera ardentemente, ma vive con il pensiero che quel rapporto di sorellanza, così raro e complementare, possa infrangersi da un momento all'altro e che i cocci di quell'istantanea, che sembrava così eterna, possano finire per essere dimenticati.
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Un personaggio affascinante perchè imperfetto
Non passa generazione che non legga Piccole donne identificandosi in Jo o immaginandola come un modello da stimare e seguire, nonostante tutte le sue contraddizioni e la sua spigolosità. E quello che affascina, forse, è proprio questo: il fatto di non essere per nulla perfetta, con difetti su cui lavorare. Un po' maschiaccio e brontolona, con la testa sempre sui libri e la carta in mano, sempre pronta ad accoccolarsi sulla sua poltrona preferita per immaginare mondi lontani. Lei è l'amica e la sorella che vorremmo avere, sempre pronta a destarci dalla tristezza e portarci in un mare di avventure, schietta e leale, amorevole e in grado di vivere intensamente come se ogni giorno fosse l'ultimo.
Perché, in qualche modo, la forza di Jo e delle altre piccole donne è quella di farci sentire come una sorella o un fratello acquisito, accolti a braccia aperte, protagonisti e non solo spettatori di un mondo ambientato durante la guerra di secessione americana, in cui si era poveri di tasca ma non di cuore. E così ridiamo con lei quando mette in scena uno dei suoi spettacoli teatrali o gioca a palle di neve, piangiamo con lei quando, impotente, non può fare nulla per la sua Beth, la comprendiamo e la ammiriamo quando arriverà a tagliarsi i capelli per guadagnare qualche soldo, la vorremmo consolare quando Zia March deciderà di portare Amy e non lei in Europa e la capiamo quando si troverà a respingere Laurie, possibile ostacolo per il suo desiderio di libertà.
L'attualità di Jo March
Insomma, Piccole donne è un romanzo di rivalsa, in cui l'amore è forse il vero protagonista. Perché l'amore assume sfumature senza perdere d'intensità e si può manifestare in mille modi: nei confronti del partner e del prossimo, ma anche nei confronti della scrittura e della lettura, nello sprigionare note armoniche da un pianoforte o nel disegnare e dipingere il mondo e la vita che ci circonda. Un racconto ricco di valori, sentimenti e pensieri di un'autrice come Louisa May Alcott, seconda di quattro sorelle, cresciuta in una famiglia economicamente povera, costretta a fare più lavori per aiutare la famiglia a portare in tavola qualcosa da mangiare, femminista e con la passione per la letteratura e per la scrittura. L'era in cui questo romanzo era considerato come un libro per sole donne è finita, così come quella in cui si identificava come un prodotto letterario per adolescenti. Centocinquant'anni dopo dobbiamo renderci conto di come Piccole donne sia un romanzo datato quanto moderno e necessario: un mondo narrativo senza tempo che cambia sfumature leggendolo nel corso degli anni, che ci fa capire quanto ancora viviamo di restrizioni, di schemi sociali, convinti che non se ne possa uscire quando, invece, la chiave di volta l'abbiamo proprio noi. E, forse, mai quanto adesso abbiamo bisogno di Jo e della sua famiglia.