Jeremy Irvine in War Horse: un giovane eroe per Steven Spielberg

La nostra intervista al promettente interprete dell'ultima fatica del regista di Incontri ravvicinati del terzo tipo, War Horse.

Giovane, bello, e pieno di entusiasmo, Jeremy Irvine è il nuovo rappresentante di quella scuola di attori inglesi che ultimamente sembra farla da padrone a Hollywood. Dopo aver attirato l'attenzione di Steven Spielberg, infatti, Jeremy sta per sbarcare sul grande schermo come protagonista del nuovo film del regista, War Horse, ed è sicuramente destinato a catturare i cuori di molte ammiratrici.
Nell'attesa di scoprire se seguirà le orme dell'ormai famosissimo compatriota Robert Pattinson, Jeremy ci ha parlato di War Horse e del suo tè con il regista di Munich, Schindler's List e Incontri ravvicinati del terzo tipo.

Puoi raccontarci di quando hai saputo che ti era stato affidato il ruolo e di com'è stato fare un provino per Steven Spielberg? Jeremy Irvine: E' successo che stavamo filmando qualcosa ogni giorno, sapendo che i video sarebbero stati mostrati a Spielberg, e come in tutti i colloqui di lavoro è stato un processo intenso. Un giorno ero a casa, e mi hanno telefonato informandomi che Steven voleva sentire il mio accento, e chiedendomi se potevo raggiungerli. Quindi sono corso a Londra, e con una telecamera davanti mi hanno dato delle pagine da leggere e mi hanno detto 'Spielberg vuole che tu sia spontaneo, perciò non leggere finché non diciamo azione'. Quando poi ho iniziato a leggere, ho visto che era il copione e ho esclamato 'Steven Spielberg vuole che interpreti Albert in War Horse!!'. E la mia reazione è stata filmata... E' stata una bella sorpresa.

Hai familiarità con la versione teatrale di War Horse? Come mai pensi che abbia sempre un tale riscontro di pubblico?
Sì, io l'avevo vista in precedenza. Penso che la storia di Albert sia un qualcosa in cui ci si può immedesimare molto bene - tutti ad un certo punto nella nostra vita abbiamo avuto un legame speciale, sia con un animale, o una persona, un migliore amico, un fratello... e ce lo siamo visto portare via. Penso che tutti possano capire come ci si sente. E certamente anche il periodo storico è molto interessante e importante.

Molti cavalli sono stati coinvolti nella produzione - puoi dirci qualcosa su com'è stato lavorare con il vero Joey?
C'erano undici cavalli che interpretavano il ruolo di Joey, e sono davvero degli animali fantastici. Io non ero mai stato su un cavallo prima di allora nella mia vita, e ho avuto solo tre settimane prima che iniziassimo a filmare, e doveva necessariamente essere tutto vero e reale... Quindi ho passato un sacco di tempo cercando di imparare e ho fatto un training accellerato. E' stato faticoso, ma davvero una fantastica esperienza.

Sei un attore giovane - pensi di aver imparato molto da questa esperienza?
Ho imparato qualcosa ogni giorno. Il mio agente americano mi telefonava chiedendomi 'Come sta andando la scuola di cinema?' Ed era proprio questo che era. Il fatto è che la sensazione è quella di voler andare fuori di testa - ma quello che impari è che è un lavoro: fai il meglio che puoi, e solo quando torni a casa puoi lasciarti andare e dire, è incredibile!

Che cosa hai imparato al fianco di Steven Spielberg?
Tutto. E una delle cose piu importanti che ho imparato forse è stato il fatto di mostrare emozioni. Non appena capisci che puoi smettere di cercare di recitare e invece inizi a vivere il momento e esprimere emozioni, è li' che puoi dare il meglio di te. E Steven è il regista migliore in questo senso.

Ci puoi descrivere il vostro primo incontro?
Certo - ero in camera mia una sera, e ho ricevuto una chiamata dal mio agente che mi chiedeva se potevo incontrare Spielberg per un tè a Londra la mattina dopo. Ovviamente non ci potevo credere - come tantissimi altri, anche io sono cresciuto guardando E.T. L'extraterrestre e Jurassic Park, e ora stavo per incontrare lui in persona... una cosa inimmaginabile. Ho pensato, è la cosa migliore che mi possa mai capitare, e invece poi ti ritrovi a fare una cosa cosi... va oltre ogni immaginazione.

Qual è stata la cosa più difficile che hai dovuto affrontare sul set?
Non so... forse il fatto di non avere mai cavalcato prima - anche se dopo il training eravamo molto sicuri di noi stessi, forse più del dovuto - ma penso di parlare per molte persone dicendo che la sensazione è sempre la stessa: ti aspetti di continuo che qualcuno ti fermi e ti dica, no aspetta, ti abbiamo scoperto, non sei capace... per ogni scena, ero terrorizzato. Ma poi sul set, tutto sembra normale, c'è un'atmosfera rilassata... Immagina, Steven ha la scritta "Babbo" dietro alla sua sedia, e porta i suoi figli sul set. E così mi ricordo il primo giorno di riprese, non mi sentivo nervoso, e mi chiedevo 'perché non sono completamente terrorizzato?' E' tutto per merito del modo di dirigere di Steven, che trasforma ciò che dovrebbe essere stressante in qualcosa di facile.