Un'accoglienza festosa e anche riconoscente per Jeremy Irons al Lucca Film Festival che quest'anno omaggia David Cronenberg, con cui l'attore inglese premio Oscar ha stretto un sodalizio artistico durante la sua carriera che ha prodotto opere significative come Inseparabili e M. Butterfly, e che poi si è trasformato in una lunga e duratura amicizia. Irons, con il suo grande carisma e l'appeal tutto britannico, emana quel fascino magnetico che solo le grandi star possiedono, capace di catturarti con la sola presenza e il suono della sua voce, dall'incedere lento e cadenzato.
"Grazie per questo caloroso benvenuto - dice Irons - venni a Lucca dieci anni fa, durante un viaggio in moto mentre tornavo in Inghilterra da Siena dopo aver girato con Bernardo Bertolucci". Irons sta trascorrendo qualche giorno nella città toscana in occasione del Festival, dove tra i vari impegni (oltre ad un incontro con la stampa, una lezione di cinema col pubblico al Teatro del Giglio e soprattutto il Premio alla Carriera), ha approfittato per incontrare Giuseppe Tornatore, col quale ad Aprile comincerà le riprese del nuovo film. "La corrispondenza uscirà nel 2016, ci vedremo a pranzo con Tornatore, e sarà il nostro primo incontro, dove finalmente potremo parlare di persona della sceneggiatura. Posso dire che si tratta della storia d'amore tra due astrofisici, insieme a me ci sarà Olga Kurylenko, non l'ho ancora incontrata ma è una donna bellissima e sono sicuro che sia molto brava come attrice. É uno script eccellente e sono contento di lavorare con Tornatore".
Quattro film in arrivo
Oltre all'imminente lavoro con Tornatore, Irons ha avuto modo di raccontare alla stampa anche i quattro film che ha in uscita e che ha girato negli ultimi otto mesi: un periodo abbastanza intenso dunque. "The Man Who Knew Infinity, la storia del matematico indiano Srinivasa Ramanujan Iyengara, un uomo di umili origini che aveva un istinto incredibile per i numeri anche se poco colto. Morì di tubercolosi a soli 27 anni, ma ha anticipato concetti fondamentali di tecnologia e informatica. Io interpreto il professore inglese J.H. Hardy che a Cambridge nel 1913 riconosce la mente straordinaria e le potenzialità di quest'uomo. Il film non parla di matematica, ma di due mondi differenti che si incontrano: l'algido formalismo britannico e la viscerale passione indiana. Sarà diretto da Matt Brown che ha in cantiere il progetto da dieci anni. Un film americano che avrà un look molto british e molto indipendente. Race di Stephen Hopkins, ambientato durante le Olimpiadi di Hitler del 1936 in Germania, quelle di Jesse Owens: io interpreto il presidente del comitato olimpico che viene sottoposto ad una forte pressione per non inviare gli atleti ma resta fermo nella sua convinzione che lo sport debba rimanere al di sopra della politica. High Rise diretto da Ben Wheatley avrà un ottimo cast, con Tom Hiddleston e Sienna Miller, e sarà tratto da J.G Ballard: una sorta di esperimento sociale, si svolge in un grattacielo dove è racchiusa idealmente la società britannica, secondo me il film racconta praticamente cosa sarebbe successo se la politica della Tatcher fosse arrivata alla sua logica conclusione. Contiamo di presentarlo a Cannes. E l'ultimo é Batman v Superman: Dawn of Justice, dove interpreto Alfred, il maggiordomo di Bruce Wayne: ma sono quasi sicuro che questo lo sappiate già". E che film dobbiamo aspettarci da questo nuovo Batman? Se lo dovesse definire in due parole? "Posso dire che sarà un film straordinario, con tanto talento dietro: non solo effetti speciali, un grande blockbuster ma con una vera anima".
Blockbuster e cinema indie, tra America ed Europa
Una carriera sempre in bilico tra grandi produzioni e film indipendenti dunque. Ma quali sono quelli che interessano di più ad Irons? "Sono cosciente che i film americani sono fatti per fare un sacco di soldi, ma quelli europei di natura indipendente hanno un livello di intimità e di contenuto al quale sono più interessato e in genere sono quelli che mi procurano maggiore soddisfazione. Poi io sono europeo e ho una sensibilità europea. La sensibilità europea è diversa da quella americana. Gli americani fanno più attenzione ai profitti. Nella mia carriera ha sempre cercato di non rinunciare ai blockbuster per aumentare la mia visibilità e sostenere poi con la mia immagine film indipendenti che volevo veramente fare". Concetto che ha modo di elaborare in maniera sicuramente più decisa e colorita durante l'incontro col pubblico: "Sono una prostituta che concede il suo corpo per soldi e spera che quelli a cui si vende qualche volta gli diano più piacere di altri; non sono proprio un santo. Non abbiate vi prego questa immagine di me quasi sacra, di un attore così impegnato e sofisticato: lo faccio anche per i soldi. E poi non c'è solo il cinema nella mia vita che mi eccita e mi da soddisfazioni: ho passato sei anni occupandomi del restauro di una torre medievale in Irlanda, suono la chitarra e il violino con i miei amici irlandesi".
Il signor Butterfly
Ovviamente la presenza di Irons a Lucca, città natale di Giacomo Puccini, nell'edizione del Festival dedicata a Cronenberg, non può non evocare le suggestioni legate a M. Butterfly, proiettato dopo la consegna del premio alla carriera ad Irons. Tra l'altro l'attore inglese presenzierà ad un concerto con le musiche di Howard Shore tratte dal film. "Sono felice di essere nella città di Puccini dove lui visse nacque, amò. Quando ascolto la Madama Butterfly, mi ricorda i momenti passati a filmare, la sua musica riempie il mio cuore". E aggiunge: "Puccini per me è M.Butterfly, è Callas Forever di Franco Zeffirelli dove si cantava soprattuto la Tosca, è l'uomo che faceva da raccordo a tutto questo. Rappresenta l'arte e l'arte, così come gli artisti che la fanno, è il mezzo che ci consente di riempirci l'anima e liberarci delle paure che il mondo ci trasmette".
Personaggi in una stanza
Tanti personaggi, un unico grande attore, che soprattutto durante la lezione di cinema ha avuto modo di elaborare numerose riflessioni, esempi ed aneddoti su quella che è secondo lui l'arte del recitare, quali sono il suo metodo e il suo approccio, e quanti di questi personaggi si porta dentro. "In realtà tutti e nessuno. Mi sento come una stanza vuota, si è svuotata ma le persone che ci sono passate hanno lasciato una traccia, l'odore del sigaro, il rumore di un pianoforte: sono una stanza vuota in cui rimangono le tracce dei personaggi che sono entrati ed usciti". E aggiunge, sull'importanza della semplicità nell'approccio: "Mi piacerebbe prendere il credito per tutti i ruoli che ho interpretato, ma io seguo solo una sceneggiatura che è stata creata da altre menti. Quello che io faccio è quello che fanno i bambini: mi immagino di esser una persona diversa, in un mondo diverso, e poi cerco di diventare quella persona, di vedere il mondo attraverso i suoi occhi. Questa è la parte facile: difficile è invece arrivare a quello stato di semplicità iniziale, grazie ad un grande lavoro interiore, scacciando via tutti i fattori che ti possono distrarre, rimuovere tutto e lasciare solo il bambino che è in te. Questa è una tecnica e come tutte le tecniche va appresa".
Inseparabili
"Aprirmi a me stesso per poi riuscire ad aprirmi con il pubblico". Questo il concetto che Irons cerca di spiegare attraverso l'esempio della lavorazione sul personaggio, anzi sui personaggi, dell'altro capolavoro girato con David Cronenberg. "I gemelli di Inseparabili, tratto da una storia vera, erano due persone che il pubblico doveva saper distinguere in certi momenti, ma in altri no. Una vera sfida, all'inizio pensavo non fosse possibile. Iniziai procurandomi il guardaroba un giorno di uno un giorno dell'altro, i due gemelli avevano ognuno il suo camerino, mi stavo letteralmente sdoppiando. Non funzionava. Erano due persone diverse. Ad un certo punto ho dovuto abbattere questa barriera e bilanciare l'energia all'interno di me stesso, imparando a quale gemello dare accesso, distinguendoli in maniera interiore. Identificando e localizzando i punti dell'energia, un po' come fanno gli indiani con il chakra. Concentravo nella testa l'energia quando interpretavo Elliot, il più estroverso; quando interpretavo Beverly, timido e riservato, la concentravo nella gola. Nelle scene in cui i due si scambiano e uno interpreta l'altro, allora bilanciavo l'energia facendola scorrere da una parte all'altra. Ho dovuto trovare questo metodo: David la vedeva così facile all'inizio, ma lui ha una mente eccezionale".
Sull'evoluzione di Cronenberg
Già, David Cronenberg, omaggiato dal Festival e impossibilitato purtroppo a farne parte fisicamente. "David é veramente triste di non poter essere qui ve lo assicuro, mi ha detto di fargli fare bella figura". E allora che cosa ne pensa Jeremy Irons dell'evoluzione cinematografica del maestro Cronenberg dopo le loro collaborazioni? "Trovo che la mostra Evolution sia eccitante e rappresenta bene il percorso di David. Bisogna pensare alsuo cinema come ad un corpo umano e al suo scheletro. I film del primo periodo sono l'apparato scheletrico: i primi lavori sono essenziali, crudi, disturbanti. Man mano che si è sviluppato come artista ha iniziato a mettere la carne intorno alle ossa, ma lo scheletro é quello e quello rimane: la tensione artistica, quel senso di tragedia imminente, continuiamo a percepirlo, è una sensazione quasi olfattiva, sentiamo l'odore della paura anche se non la vediamo immediatamente. Come in M.Butterfly o ne La promessa dell'assassino dove recita mia moglie Sinéad Cusack, c'è quella sensazione che qualcosa stia per succedere: anche in questo sta la sua grandezza".
Il suono della sua voce
Carisma e fascino di un attore che dopo questo incontro ci appare veramente più umano, meno distante ed algido di quanto la sua immagine lasci pensare, che lui stesso cerca di ridimensionare, così come il mito della sua leggendaria voce: "Cerco di ignorare l'effetto che la mia voce possa avere: se acquisti consapevolezza della tua voce, letteralmente rischi di essere fregato. Mi ricordo cosa mi disse tanti anni fa John Hurt: stavamo conversando e parlando di quanti giovani bravi attori inglesi emergenti ci fossero, mi disse 'Sai cosa dobbiamo fare per evitare che ci portino via i ruoli? Quando ne trovi uno veramente bravo che rischia di diventarlo più di te gli devi dire: hai una voce veramente meravigliosa... Ti sei mai ascoltato?.... E quello è fregato per sempre!". Aneddoti veramente succulenti, come quando sfata la leggenda di un capriccioso Leonardo DiCaprio sul set de La maschera di ferro."Macché, era il periodo delle sfilate a Parigi, e lui aveva troppo da fare con le modelle. Quando arivava sul set la mattina era più stanco che alla fine della giornata di lavoro".
"Sono un attore viziato"
Insomma il Jeremy Irons che non ti aspetti, che scende dal piedistallo del mito irraggiungibile e per questo la sua classe e signorilità emergono ancora piu cristalline. Sarà l'aria rilassata della Toscana, ma Jeremy è un fiume e ci tiene ad apparire più umano di quanto non sembri: "Mi piacerebbe scrivere, ho scritto una sceneggiatura per un film che non è mai stato realizzato: il mio problema come persona e che mi distraggo facilmente".
E dirigere un film? Sentite qua: "Ho diretto un corto per Channel 4 e un video per Carly Simon: ma dirigere è una cosa lunga e impegnativa, servono due anni solo per il progetto, poi mentre filmi ti tagliano il budget, se finisci c'è il problema della distribuzione e il film magari non esce... quattro anni di vita buttati. Processi troppo lunghi, troppa responsabilità: sono troppo viziato come attore, se il film va bene ho gli onori, se va male non se ne ricorderà nessuno. Non rinuncio a questi privilegi". Più schietto di così. Speriamo che il prossimo film con Giuseppe Tornatore sarà di quelli per cui riceverà onori. Sarà il terzo regista italiano con cui lavora, dopo Bernardo Bertolucci e Franco Zeffirelli. E magari ce ne sarà un quarto. Con quale regista con cui non ha mai lavorato vorrebbe lavorare in futuro? Non ci pensa un secondo: "La grande bellezza. Paolo Sorrentino. Se mi chiedesse di lavorare con lui lo farei subito".